Alla Newventus piace la coppa minore

europa leagueMagra consolazione, la “coppetta da quattro soldi” (così l’ha giustamente battezzata Giampiero Mughini domenica scorsa a “Controcampo”) certifica che la differenza fra la quinta forza della serie A e la decima classificata in Premier League è a vantaggio della nostra rappresentante. Vista l’aria che tira, a giudicare dalle scoppole che le nostre squadre ricevono puntualmente dalle inglesi nelle ultime stagioni, di sicuro qualche cronista superficialotto parlerà di “vendetta italiana” contro lo strapotere d’Oltremanica. Battute a parte, il Fulham non è più quello dello scorso Natale, quando surclassò il Manchester United con un sonoro 3-0. Privi dello squalificato Murphy (vecchia gloria che diede il meglio di sé nel Liverpool di Houllier) e con un Duff lontano parente di quel buonissimo giocatore che fu, i modesti londinesi di Mr. Hodgson infastidiscono la Juve solo nel breve periodo successivo al fortunoso gol del momentaneo 2-1, riuscendo però a mettere a nudo i limiti caratteriali di una squadra che, seppur migliorata nel passaggio da Ferrara a Zaccheroni, non ha però perso la tendenza a disunirsi appena il destino le volta le spalle. Il divario tecnico è comunque decisamente troppo elevato e, nonostante l’ampio e obbligato turnover (quattro uomini diversi rispetto alla formazione iniziale schierata a Firenze) e la persistente latitanza di un Diego più che mai in formato “peggior-Zavarov” (prima cosa decente, un tiro di collo pieno al minuto 90), la Juventus comanda la partita e ipoteca la qualificazione segnando tre gol in un tempo, con tre marcatori insoliti (Legrottaglie, Zebina, una splendida primizia assoluta, e Salihamidzic) e controllando senza grossi affanni nella ripresa. Due gol successivi a calci d’angolo e una prodezza individuale, sul piano del gioco poco altro, come del resto pochissimo si è visto da parte inglese. Anche perché Bobby Zamora vale più o meno, per intenderci, il Lucarelli attuale (lontano parente di quello di un paio d’anni fa), e, malgrado le solite imprecisioni, Cannavaro e Legrottaglie non soffrono praticamente mai, così come non risulta mai seriamente impegnato Manninger. In mediana Marchisio alterna cose buone ad alcune, per lui insolite, confidenze di troppo; Poulsen randella a più non posso e dimostra di non avere i 90’ minuti nelle gambe (al danese subentra un Sissoko anonimo, ma a partita praticamente conclusa); Salihamidzic pasticcia come d’abitudine, ma sotto rete lo trovi sempre, anche casualmente (Brazzo toglie la gioia del gol numero 170 all’ottimo Trezeguet, ma forse senza la lieve deviazione del bosniaco la palla non sarebbe entrata), mentre Candreva, seppur non brillante come sabato scorso, dovrebbe essere preso ad esempio dal brasiliano dai piedi piatti. Infatti il trequartista romano che tanto piace a Marcello Lippi gioca con intelligenza e qualità, e soprattutto capisce che la palla corre più veloce di qualsiasi essere umano e la porta il minimo indispensabile. Tutto il contrario di Diego, che invece il pallone se lo porterebbe anche sotto la doccia, col risultato di rallentare sistematicamente l’azione e perdere il possesso della sfera in nove casi su dieci. Chissà che ne sarà del brasiliano a fine stagione… Risultato che dovrebbe, il condizionale con questa Juve è d’obbligo, garantire un ritorno almeno “gestibile”, soprattutto se la maledizione (o incapacità di qualcuno) che perseguita la salute degli atleti risparmierà dai guai i freschi recuperati Iaquinta, Camoranesi, e restituirà Chiellini.

Postilla sulla coppia Longhi-Castagner: l’ex allenatore del Perugia dei miracoli e dell’Inter di Rummenigge ci svela stasera che i “saltatori - del Fulham - saltano” (sic!), mentre il buon Bruno si avventura in un amarcord sulla carriera di Roy Hodgson e i suoi “favorevoli precedenti contro la Juventus”, con relativa, reiterata citazione del “clamoroso successo per 3-0 in Coppa Italia della sua Inter sulla Juve a Torino nell’autunno del 1996”. Sarà perché Mr. Roy sarà simpatico (anzi, “simpattttico”, come tutti coloro che transitano in orbita nerazzurra…); sarà perché si doveva dare l’impressione, per valorizzare il prodotto Europa League, di uno scontro fra professionisti di alto livello; sarà per la nota fede interista del signor Longhi, ma la partita in oggetto rappresentò una specie di rarità (tipo un quadrifoglio in un prato) oltremodo favorita dagli schieramenti delle due squadre; la miglior Inter possibile contro una Juve imbottita di riserve. Fu un evento talmente straordinario (un quarto di finale di Coppa Italia) che per l’occasione dalla sponda nerazzurra di Milano venne promossa un’iniziativa senza precedenti: la pubblicazione di una videocassetta celebrativa del Trionfo allegata all’organo ufficiale della società… Per la cronaca, come lo stesso Longhi ha comunque ammesso, lo score di Hodgson contro la Juve è il seguente: tre sconfitte, due pareggi, e una vittoria. Però, volete mettere, l’unica vittoria è finita immortalata su VHS. Longhi, nella sua sterminata videoteca, deve averla di sicuro…

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