Da Firenze segnali positivi e soliti orrori

DiegoIn attesa dei risultati di domani, la Juventus torna momentaneamente al quarto posto, prepara con un successo lo scontro di giovedì in Europa League contro il Fulham e ritrova Iaquinta e Poulsen.
Ai box Del Piero, per un leggero affaticamento al quadricipite, Zaccheroni opta per uno schieramento abbottonato, con Zebina ad affiancare Chiellini e Legrottaglie al centro, De Ceglie a sinistra e Marchisio a partire dalla posizione di esterno difensivo destro per ricoprire una posizione più centrale a centrocampo in fase di possesso.
Un centrocampo nel quale l’elemento migliore, con maggior personalità e senza particolari timori nel dare del tu a quell’oggetto misterioso chiamato pallone, sembra Candreva (primo errore in appoggio al minuto 78), schierato in partenza a sinistra, ma di fatto libero di destreggiarsi da trequartista vero con buona qualità. Tra i compagni di reparto dell’ex livornese, solito campionario di stupidaggini sciorinato da Melo, una presenza fisica consistente ma sempre allarmante per via dei consueti disimpegni che tendono a far ripartire l’azione. Ovviamente avversaria.
Vedere il pur fragile ex Cristiano Zanetti gestire con autorevolezza la manovra della formazione di Prandelli mette tristezza e un minimo di rimpianto. Bene Marchisio, che corre per quattro, rifinisce con precisione (ghiotta l’occasione in cui serve uno svagato Trezeguet, anticipato da Comotto) e conclude pericolosamente, mentre l’altro mediano Sissoko rimane per più di un’ora completamente fuori dal match, facendosi notare solo per l’immancabile quanto sciocco giallo rimediato.
Per fortuna Momo si risveglia nel momento decisivo, partecipando in maniera determinante alla bella azione conclusa in rete da Grosso, subentrato all’acciaccato De Ceglie, infortunatosi nell’occasione del provvisorio pareggio viola. E che l’infortunio di De Ceglie (una botta all’anca) sia stato quantomeno provvidenziale lo testimonia la serie di scorribande che l’altro ex (altrettanto regalato) di giornata (Marchionni) ha potuto effettuare nel primo tempo sul lato di competenza dell’aostano; scorribande che sono sfociate nell’immancabile gol del pareggio siglato proprio dall’esterno nativo di Roma.
La circostanza è ridicola per un club di serie A, ma non è purtroppo una primizia per i tifosi bianconeri (la Juve detiene la 13esima retroguardia del campionato); e non è una novità neppure l’inadeguatezza difensiva di De Ceglie, solo due settimane fa sorpreso allo stesso modo da Buscè: l’aggravante è l’uscita da oratorio compiuta da Manninger, che manca l’intervento e finisce con lo scontrarsi col compagno, facendosi anticipare dal piccolo Marchionni, che di testa conclude a porta vuota.
Un altro “gigante” segna di testa alla Juve: dopo il livornese Filippini ormai ci provano tutti. E dire che per una volta, eroico Chiellini (in campo anche acciaccato e comunque presenza sempre temibile) a parte, anche Zebina (solito cartellino giallo anche per lui, ma una concretezza raramente evidenziata negli ultimi anni) ha fornito buone risposte a Zaccheroni, cosa che non si può dire del disastroso Legrottaglie, totalmente incapace di tenere a bada, se non fallosamente e in maniera troppo vistosa, Gilardino, che lo grazia in più occasioni (in un paio di queste, bene invece Manninger).
Il pareggio viola ha vanificato la cosa più bella della partita: il fulmineo vantaggio bianconero costruito sull’asse Candreva-Diego: bello il movimento dell’azzurro e altrettanto pregevole il “numero” del brasiliano (a scanso di equivoci: in posizione regolare), poi scomparso fra una serie di controlli inconsueti per uno nato in Brasile (e che di mestiere sarebbe un fantasista), per ripresentarsi a sprazzi nel finale in una posizione più avanzata (seconda punta) rispetto a quella da trequartista che molti, erroneamente, continuano a cucirgli addosso.
Quanto agli avversari; come all’andata i viola hanno fatto la partita dall’inizio, ma rispetto al match di Torino, nel quale gli uomini di Prandelli (resti tranquillamente dov’è…) avevano lasciato un’impressione di grande fluidità, stasera l’immediato svantaggio ha costretto i pupilli del fumantino Della Valle ad impostare una gara forzatamente offensiva ma, a parte le amnesie di De Ceglie e Legrottaglie di cui si è scritto, senza spaventare più di tanto la porta juventina. Infine, due parole sul “fenomeno” Vargas, seppur dato in forse alla vigilia: c’è poco da dire, speriamo che le voci che lo riguardano in ottica Juventus (per i canonici 25 milioni) siano, appunto, solo voci, vista l’odierna recita da scena muta.
Invitiamo Blanc a riflettere: se per migliorare l’attuale Juventus ci si deve svenare per giocatori e allenatori provenienti da Firenze, anche stavolta siamo sulla cattiva strada; l’affare (per Corvino) Felipe Melo basta e avanza.
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