Morale, criterio e cul de Zac: Juve quarta

zaccheroniLa differenza rispetto al passato, al periodo Ferrara? Il morale, un minimo di criterio in più (ma senza esagerare) e, soprattutto, un sacco di culo. Il famoso “cul de Zac”, espressione mutuata dal “cul de Sac” di sacchiana memoria, è la novità più importante che il tecnico di Cesenatico ha portato alla Juventus. Perché se Adailton manda la palla a baciare la traversa con Buffon impietrito, e se Gimenez dopo aver superato il portierone della Nazionale attende un quarto d’ora per spedire la sfera sul palo a porta spalancata, schemi, rivoluzioni e atteggiamento positivo contano poco. Va detto che la squadra sembra avere più morale e più convinzione, e più che la mano del tecnico c’entrano l’interruzione della serie negativa e una maggior responsabilizzazione dei giocatori per i quali il cambio di guida tecnica ha segnato la fine di ogni alibi.

Vincere aiuta a vincere, e tre vittorie in una settimana sono un evento che non può lasciare indifferenti anche i più pessimisti, a maggior ragione se la classifica restituisce alla Juventus una posizione meno allarmante, seppur parziale. Il gioco latita, i gol sono frutto di iniziative individuali e la condizione fisica generale rimane approssimativa, anche se a scusante bisogna considerare il buon momento del Bologna e la partita di Europa League giocata ad Amsterdam giovedì sera. L’atteggiamento iniziale è il migliore da mesi a questa parte, e il gol di Diego (che non segnava in campionato dall’8 novembre, a Bergamo) testimonia una partenza decisa che poteva portare a un vantaggio anche più cospicuo, se lo stesso brasiliano poco dopo non avesse scagliato sul palo una corta respinta dell’estremo difensore bolognese su tiro di Marchisio.

Sta bene Diego, anche se l’autonomia è limitata e Zaccheroni lo sostituisce con il suo cambio naturale (almeno finché si continuerà a considerare Diego un trequartista e non una seconda punta), Candreva, decisivo con il suo primo gol in carriera in A, ma troppo lezioso in retroguardia.

Segnali di ripresa da Amauri che, pur non segnando, si impegna più di altre volte anche senza ricevere rifornimenti. I migliori in campo però sono stati Del Piero, che unisce esperienza e qualità (sapiente la gestione della palla in tutte le situazioni, illuminante l’assist a Candreva per il gol decisivo), e, udite udite, Felipe Melo che, a parte qualche sbavatura (Guana che calcia di piatto un rigore in movimento dai 18 metri dovrebbe essere di sua competenza), si rivela sicuro e preciso davanti alla difesa soprattutto nel momento di maggior pressione felsinea, in alcuni casi rivelando addirittura un’inconsueta timidezza nel tentare qualcosa più del semplice appoggio. Melo avrebbe meritato il gol, e l’aveva pure trovato, peccato fosse viziato dal fuorigioco in partenza del suo capitano. Tutto sommato per ora, visti i precedenti, va bene così.

Subentrato ad un esausto Marchisio, delude invece Momo Sissoko, cui sembra mancare quell’esplosività che è la sua dote peculiare. Se la vede male la difesa: De Ceglie sbaglia l’ennesima diagonale della sua ancor breve carriera e si perde il bomber di giornata Buscé, libero di giocare a carambola con il palo e Buffon; e va in seria difficoltà Chiellini contro l’attaccante più sottovalutato della storia del calcio, l’ex quinta punta della Juve di Capello Marcelo Zalayeta, la misura esatta della grandezza di quella squadra, alla faccia dei calciopolari incalliti, categoria ben rappresentata oggi in tribuna tra i tifosi dell’attuale squadra del “panteròn”.

A proposito del pubblico bolognese, inviperito contro la Juventus colpevole di tutti i mali del calcio e odiata responsabile della retrocessione del 2005, quando il Bologna di Gazzoni e Mazzone passò dal settimo posto alla discesa in B, è poco originale e decisamente stucchevole continuare per tutto il pomeriggio con il coretto sullo "juventino servo della Famiglia Agnelli".

Una domanda al pubblico rossoblù: che fine hanno fatto gli Agnelli? Che fine ha fatto la Juve?

Cari bolognesi, di Agnelli ne son rimasti ben pochi, ora ci sono gli Elkann, cosa aspettate a ideare un coretto su misura per loro? Quanto alla Juve, meno male che, dopo la sacrosanta espulsione di Raggi, ci avete ricordato i bei tempi, intonando il sempreverde “Solo rubare! Sapete solo rubare!”. Grazie! Per concludere, un saluto affettuoso al tifoso juventino Massimo De Vita, che dell’ultima trasferta petroniana della Juventus ha un ricordo che gli ha cambiato (in peggio) il destino, suo e dell’intera famiglia.

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