Finalmente la classifica si muove!

del pieroLa nuova Juve di Zaccheroni muove la classifica e mantiene le distanze da una diretta concorrente nella lotta per non retrocedere. E’ una battuta, ma neanche tanto. E' il bicchiere mezzo pieno di complimenti e "progressi visibili" visti dai cosiddetti "esperti" che affollano le trasmissioni tv nel dopo partita, ad eccezione dei tifosi juventini veri, come Ravanelli e Mughini, particolarmente scettici. Com'è giusto che sia.

Contro una Lazio a ranghi dimezzati, lacerata dalle infinite polemiche interne, contestata dai tifosi e tecnicamente modesta, la prima Juventus del dopo Ferrara ottiene un pareggio (non accadeva dal 17 ottobre) e interrompe l’emorragia di sconfitte. Dalla settima giornata la Juventus ha ottenuto solo sei punti in più dei laziali, quartultimi in classifica e col secondo peggior attacco del campionato. Quindi, in vista dei 40 punti che significano tranquillità e sicurezza di restare in serie A, il risultato di oggi è buono. Potrebbe essere un’altra battuta, ma non lo è nemmeno troppo. In un Olimpico freddo e semivuoto, gli spunti più incisivi non arrivano dal campo ma dalle tribune: i presenti sugli spalti si danno da fare per contestare pesantemente proprietari e dirigenti e inneggiare ai vecchi amministratori. E questa non è una battuta.

Sul piano tecnico, cosa resta di questa partita? Resta una squadra che non cambia modulo e neppure atteggiamento: una squadra che prova a metterci grinta (ma quella c’era stata anche contro Roma, Inter e, in parte, Milan) ma, opposta ad un avversario in tono dimesso per la maggior parte della gara, non esibisce il “tanto talento” reclamizzato da Zaccheroni in sede di presentazione e ribadito con "grande ottimismo per il futuro" nel dopo partita. Tutto sto “talento” partorisce, nell’ordine: alcune potenziali occasioni, per lo più con tiri da fuori (ad esempio: un palo colpito da Diego), e un rigore talmente inesistente da far impallidire persino i calciopolari più convinti. Anche questa non è una battuta. Fino al vantaggio juventino la Lazio si era vista una sola volta dalle parti di Manninger, con un sinistro strozzato di Mauri sul quale il portiere aveva risposto bene: andata sotto, la squadra di Ballardini si è buttata immediatamente in avanti e da quel momento la Juventus, spaventata a morte, è scomparsa di fatto dal campo. Un film già visto in questi ultimi due mesi e mezzo, e ai laziali, arrivati a Torino con il chiaro intento di portare via un punto, bastano solo otto minuti per riportare il risultato in parità. A giudicare da quel che si vede dal pareggio in poi, Ballardini si morderà le mani per aver sprecato almeno un’ora di una partita che, se impostata in maniera diversa, avrebbe anche potuto far propria. Questa è la triste realtà.

Quanto ai singoli, partendo dai brasiliani “che non è importante facciano gruppo fuori dal campo, ma devono dare tutto in campo” (cit. Zaccheroni), progressi confermati da Diego, meno danni del solito dall'infortunato numero 45 di stagione, Felipe Melo ("meno danni "non significa che non ne abbia fatti…), e un po’ di volontà in più del solito dal quasi omonimo del marcatore laziale di stasera, il Mauri con la “A” iniziale. Amauri, che mi suggerisce una domanda: qualcuno ricorda un’occasione, una conclusione da rete degna di tale nome creata nelle ultime settimane dal testimonial di crociere? Forse ho la memoria corta, ma non me ne ricordo. Segnali da Cannavaro, solo una volta sorpreso dal folletto Zarate, più incerto Chiellini, meno peggio di altre volte De Ceglie; e non resta che sperare in Sissoko e magari in Candreva, uno che di sicuro la palla sa giocarla. In un deserto simile, pensate in cosa siamo ridotti a sperare.

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