Regaliamo felicità a tutti, tranne a noi stessi

ranieriNel giorno in cui ricorrono i sette anni dalla scomparsa dell’Avvocato Agnelli, ricordato nella manifestazione che ha preceduto la gara, la Juve perde una partita che, per una volta, non meritava di perdere. Rispetto a domenica scorsa la squadra ci ha provato e per più di un’ora di gioco, checché ne dicano Compagnoni e Mauro (quasi peggio di Bergomi e Caressa), la partita l’hanno fatta i bianconeri, contro una Roma in pieno Ranieri-style, ovvero una squadra abile in fraseggi a quaranta metri dalla porta avversaria, ma quasi nulla davanti.

Il gol di Del Piero (bellissimo) suggellava un vantaggio meritato in una partita equilibrata, ma che i torinesi avevano fino a quel momento mostrato di voler vincere più degli avversari. Si era rivisto (e risentito) Sissoko col suo imprescindibile contributo a tutto campo, e pure Diego, in crescita, spaziava nella metà campo avversaria creando fastidi con i suoi uno contro uno. L’unico problema, non da poco, nella serata del brasiliano ex Santos, è stata l’incapacità di mettere una palla decente da punizioni o calci d’angolo, un difetto consistente per uno costato 25 milioni. Nulla al solito da Amauri, giustificato parzialmente dalla solitudine cui gli arretramenti di Del Piero lo hanno relegato, ma mai al posto giusto nel momento giusto. Se aggiungiamo un Marchisio involuto, Grygera e Salihamidzic volenterosi e poco più (a proposito del bosniaco: Massimo Mauro deve spiegarci il motivo di tanto astio verso di lui), abbiamo il quadro di un undici che arranca ma lotta e che, grazie alla prodezza di Del Piero, merita il vantaggio: poi accade l’imponderabile, che purtroppo per l’attuale Juve sembra ormai regola. E che il migliore di questa stagione disastrosa, Chiellini, in situazione di totale controllo perda una pallaccia al limite dell’area, neanche fosse un Legrottaglie qualsiasi, dà la misura della confusione che regna nell'ambiente. Certo, ci mette del suo anche l’impresentabile Grosso (fa rimpiangere Molinaro, nullo offensivamente quanto l’ex Lione ma decisamente superiore in fase di copertura) che, invece di temporeggiare (stante il tempestivo recupero di Marchisio), abbocca alla finta da prima elementare di Taddei, che da par suo sviene al leggero ma plateale contatto col braccio del pescarese. Totti trasforma il rigore e segna il suo primo gol in casa della Juventus (uno dei tanti record di giornata battuti: a seguire gli altri…), lasciando il segno per una volta (alla veneranda età di quasi 33 anni) al di là del G.R.A. Un regalo, l’ennesimo di questo anno orribile, che chiama in causa il destino che sembra accanirsi contro chi ha preteso di stravolgerlo e sceglie il neo acquisto Candreva (appena subentrato a Grygera) come protagonista del finale di gara. In una Juve protesa all’attacco per riprendersi il vantaggio, è dalla sua zona di competenza che parte Riise sul solito contropiede originato dagli sviluppi di un calcio d’angolo a favore, situazione che in questi mesi ha già fatto la felicità, ad esempio, di Napoli, Catania e Cagliari. Un’azione che è costata l’espulsione di Buffon, il cambio Del Piero-Manninger, e la fine della partita per la Juve, trafitta in tempo di recupero ancora da Riise, osservato a rispettosa distanza dall’ex livornese. Game over.

Ranieri si prende una bella rivincita nei confronti della Juventus intesa come società (non l’aveva mai battuta in 12 confronti: altro record) e fa lo spavaldo in conferenza stampa: “Ho salutato i giocatori, non i dirigenti”, anche se, come già detto, più che di vittoria sua si tratta di regalo juventino. Terza sconfitta consecutiva in casa (record antichissimo sbriciolato), prima sconfitta contro la Roma dopo gli effetti di Calciopoli (idem con il Milan), e prima sconfitta a Torino contro i giallorossi dal 2001/02: alla fine di quell’anno la squadra di Lippi (con Ferrara in campo) festeggiò lo scudetto del 5 maggio, con un’emozione tra le più forti provate dal popolo bianconero. La sensazione è che quest’annata possa diventare altrettanto memorabile, ma in senso opposto. Ai piani alti sono proprio sicuri si debba continuare così?

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