La Juve torna a vincere. Ferrara respira

chielliniPartita di quelle che il destino sembrava aver deciso si dovesse vincere. Non si dica ora che il modulo 4-4-2 ha rivoluzionato la Juventus. Niente di più inesatto. C’è stata più voglia e sicuramente più grinta, quella grinta da provinciale che ha contraddistinto molte Juventus, anche quelle vincenti, per non dire soprattutto quelle più vincenti. Una Juve che, abbandonati i fronzoli da grandeur “do Brazil”, ha capito il momento e di conseguenza ha giocato una partita difensiva, subendo un Parma che si è dimostrato molto più squadra e ha rivelato un’organizzazione di gioco superiore a quella bianconera. E su questo, anche se per oggi Ferrara tira un sospiro di sollievo, bisognerà riflettere. Un gol a freddo e una clamorosa autorete di Castellini e poi null’altro: a sensazione, sembrava una di quelle partite già segnate che non contano nulla, ma che si indirizzano positivamente perché preludono ad una prossima figuraccia (vedi Juve-Inter prima di Juve-Bayern). Con il prossimo arrivo a Torino del pur non trascendentale Milan di questa stagione, scaramanticamente diciamo: “Juve avvisata, mezza salvata”. Il meglio di oggi lo hanno offerto, nell’ordine: Chiellini, un autentico muro; Salihamidzic, l’unico furbo ed esperto di tutta la truppa; Marchisio, sempre affidabile ovunque lo si posizioni; Poulsen, a ruota di Brazzo in fatto di utilità. I brasiliani, almeno due su tre, hanno mostrato piccoli segnali di risveglio. Tranne Melo che, parole sue, pur sentendosi "caricato e rigenerato" dalla sosta, ha ripresentato il ben noto repertorio di giocate goffe e spiazzanti anche per gli osservatori più indulgenti. Di Melo, Morrone (non Rijkaard, per intenderci) ha disposto a piacimento per larghi tratti della gara. Non ci siamo. Capitolo Amauri: al solito non pervenuto in zona gol, impacciato con il pallone fra i piedi. Ma l’ex palermitano ha avuto il merito di lavorare utilmente nel finale, quando addirittura ha rischiato di costruirsi un’occasione da gol praticamente da solo. Diego, oltre a qualche buono spunto, ha estratto un po’ di grinta, anche se la tendenza a sparire dal gioco per lunghi periodi resta un difetto che il giocatore si trascina dai tempi del Santos. E chi l'ha comprato avrebbe dovuto saperlo, bastava seguire un po' di Bundesliga per rendersene conto. Ad un Chiellini sempre più certezza non corrisponde il solito Legrottaglie, in versione bella statuina nell’occasione del pareggio di Amoruso, saltato bene ma senza alcuna opposizione da parte di Nicola che, spostatosi nell’area avversaria in apertura di ripresa, incornava malamente. E l’abboccamento sulla finta di Biabiany (pochi istanti dopo il colpo di testa fallito), finta che ha lasciato l’ex clivense totalmente pietrificato, è la cosa più brutta vista in tutta la partita. Quanto a Martin Caceres, fino ad oggi il migliore fra i nuovi acquisti, la solita generosa partita in fase di appoggio contrasta con le consuete ingenuità in fase difensiva. L’uruguagio non riesce proprio a dar torto a Guardiola, che non si sentiva di schierarlo nemmeno sotto tortura: per Martin due interventi inutili e plateali che hanno costretto Rizzoli ad estrarre altrettanti (inevitabili) cartellini gialli. A proposito di Rizzoli: l’arbitro bolognese non ha diretto male fino agli ultimi minuti, finché non si è fatto prendere dalla sindrome di giornata, ovvero la “sindrome dei 6 minuti”, che non c’entra niente con Rivera e la finale mondiale del Settanta, ma c’entra con la moda odierna dei minuti di recupero. Un recupero sul quale, tralasciando il fuorigioco che il suo assistente ha segnalato a Marchisio lanciato solo verso l’area (in gioco di almeno un metro e mezzo), Rizzoli ci ha stupito per un paio di decisioni: innanzitutto per l’entità del recupero stesso, curiosamente identico a quello concesso da Pierpaoli durante Chievo-Inter, pur in assenza di episodi che potessero giustificare un così ampio prolungamento (contrariamente alla partita di Verona), ma soprattutto per una bizzarra interpretazione del regolamento sul “fallo da ultimo uomo con chiara occasione da gol” nel frangente in cui Amauri, liberatosi di Dellafiore, è stato steso dall’ex granata. Rizzoli invece di espellere il difernsore lo ha solo ammonito, prendendo un abbaglio clamoroso nell'indicare un compagno di Dellafiore come ultimo uomo: peccato che Amauri davanti a sé non avesse nessuno e che il parmense “di rincorsa” fosse stato totalmente tagliato fuori dalla giocata del brasiliano. A pensar male...
Postilla: si è rivisto Roberto Bettega ufficialmente in tribuna da dirigente juventino, fra Secco e Blanc che gli domandavano continuamente chiarimenti, presumibimente su azioni di gioco (a giudicare dalla mimica con la quale puntualmente Bobby Gol rispondeva). Per la serie: domande legittime da parte di incompetenti ad uno competente. L’episodio più gustoso a fine gara, quando i soliti tifosi “perbene” da tribuna d’onore (tra i quali nientemeno che, ironia della sorte, l'assessore alla Sicurezza del Comune di Parma Fabio Fecci) hanno provocato “Cabeza Blanca” sulla presunta scarponeria dei giocatori della Juve, accusati di essere esageratamente fallosi. Ebbene, invece di rispondere sorridendo e chiedendo scusa a tutto il calcio italiano solo per il fatto di esistere, Bobby Gol rispondeva seccamente per le rime come ai vecchi tempi e subito dopo infilava il sottopasso che porta agli spogliatoi senza voltarsi. Finalmente uno juventino vero che non ride.

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