THE DAY AFTER - Clamoroso: la nuova Juve è la vecchia Inter

blanc seccoChi aspettava il prossimo turno con la "madre di tutte le partite" per verificare se questa Juventus potesse valere l'Inter può pure mettersi tranquillo. La Juventus ruzzola a Cagliari andando a -8 dall'Inter, scivolando addirittura al terzo posto in classifica, scavalcata dal Milan, che nelle ultime 10 partite ha fatto 6 punti in più dei bianconeri: un ruolino di marcia, quello della Juventus negli ultimi 10 incontri, che assegna ai bianconeri 1,5 punti di media a partita, un ruolino da metà classifica al pari di Bari e Roma. Di meglio hanno fatto Inter, Milan, Cagliari, Parma e Napoli. L'ultima giornata di campionato ha così disinnescato a suon di risultati buona parte delle aspettative, ma anche delle polemiche cialtrone di questi giorni, depotenziando di fatto Juventus-Inter del 5 dicembre. Non più la prima contro la seconda, ma semplicemente la partita fra due squadre che stanno disputando due campionati diversi.

La nuova Juve e la vecchia Inter. Quasi quasi verrebbe da dire che quest'Inter ricorda la vecchia Juve, forte in campionato e con qualche difficoltà in Europa, ma la similitudine buona non è quella fra "vecchia Juve" e "la nuova Inter". Cosa può valere infatti questo ennesimo campionato nell'anno 4 d.C. (che sta per dopo Calciopoli), che è solamente un altro figlio illegittimo di Farsopoli? I processi, quelli veri, ce lo stanno già dicendo. Quello che invece stupisce è che una squadra, che incidentalmente si chiama Juventus, assomiglia sempre di più alla "vecchia Inter". Quella che a parole vinceva i campionati. Questa Juventus fa addirittura di più perché già parla di terza stella. "Siamo già da scudetto" ha risposto nei giorni scorsi il presidente Jean Claude Blanc a chi gli chiedeva se la Juve a gennaio sarebbe tornata sul mercato, "Se lo vinceremo metteremo la terza stella" ha ribadito più volte. Gli ha fatto eco Diego che invece di fare faville in campo si è dato da fare con le interviste: "Possiamo vincere Scudetto e Champions" ha detto qualche giorno fa, fino ad arrivare al titolo a tutta pagina di Tuttosport del giorno di Cagliari-Juventus: "Diego: Juve ci penso io!" Roba da Gialappa's. E che dire delle trasmissioni televisive della domenica pomeriggio con Ferrara che, con l'umore di un cane bastonato, si fa compatire da Mourinho sulle reti Mediaset offrendosi alle risatine dei giornalisti in studio? Questo nuovo corso della Juve è proprio come quell'Inter ciarliera che dilapidava miliardi in acquisti inutili. Almeno però Moratti ci metteva la passione, mentre John Elkann si limita ad affidare il ruolo di presidente, amministratore delegato e direttore generale ad un uomo solo, come se la Juventus fosse una bocciofila qualsiasi.

Il Diavolo e il Grifone sugli scudi. Con l'Inter che regola la Fiorentina (1-0) come da copione, anche se solo su rigore e negli ultimi minuti, i colpi di giornata sono del Milan e del Genoa. I rossoneri vincono a Catania (0-2) con una doppietta di Huntelaar messa a segno nei minuti di recupero, mentre il Genoa si è aggiudicato il derby della lanterna umiliando la Sampdoria (3-0). Per la squadra di Del Neri, comunque ancora al 4° posto, il ruolino delle ultime 5 partite è da zona allarme (1 vittoria, 1 pareggio, 3 sconfitte). Ma, tornando all'Inter, una citazione la merita Mourinho, che vince sia in campo che in conferenza stampa. Con i tre punti conquistati contro la Fiorentina manda a picco la Juventus, mentre davanti ai microfoni smentisce presidente e capitano che minacciavano la carnevalata del ritiro della squadra in caso di insulti a Torino. "Io la squadra non la ritiro, non voglio perdere la partita a tavolino". Per la serie “non sono mica un pirla!”

Tutto il resto è noia. Ci vorrebbe il sottofondo di Califano al resto della giornata di campionato dominata dal flop bianconero. Al ballo delle aspiranti "da Champions" Parma e Napoli impattano (1-1), mentre la Roma riconquista posizioni vincendo a Bergamo (1-2). I giallorossi nelle ultime 4 partite ne hanno vinte 3 pareggiando l'altra a Milano contro l'Inter. Il Bari ha liquidato in extremis un coriaceo Siena (2-1), sulla cui panchina si è seduto per la prima volta Malesani. Nuova panchina sfortunata anche quella di Delio Rossi, visto che il suo Palermo è stato sconfitto a Verona dal Chievo (1-0). Chiude il programma della domenica lo scialbo pareggio fra Lazio e Bologna (0-0). Nell'anticipo del sabato pomeriggio l'Udinese aveva sconfitto il Livorno (2-0) anche con una marcatura di Di Natale, nuovamente capocannoniere solitario del campionato con 10 gol.

TOP DI GIORNATA

* Allegri. 5 vittorie e 1 sconfitta nelle ultime 6 partite, solo Inter e Milan hanno fatto meglio con un punto in più. Allegri non dispone di grandi individualità, ma il suo è “un rombo” da corsa, che in campo è veloce ed aggressivo. Con la pesante vittoria ottenuta contro la Juventus, la squadra sarda è a un punto dall'aggancio alla "zona Europa League".

* Huntelaar. La partita sembra avviata a chiudersi sullo 0 a 0 quando Leonardo lo lancia nella mischia a sei minuti dalla fine. All'ottavo spezzone di partita che cosa t'inventa l'attaccante olandese? Niente meno che una doppietta vincente segnata a cavallo dell'ultimo minuto di recupero (93' e 94'), con la quale il Milan si insedia al secondo posto in classifica.

* Genoa. Nel derby della lanterna non c'è stata storia con il Genoa che ha letteralmente schiantato la Sampdoria. Fra i rossoblù sono da segnalare le prestazioni di Criscito e Palladino (entrambi per metà della Juventus), fra i migliori in campo. Il primo è assoluto padrone della fascia sinistra che governa con autorevolezza e propositività, il secondo detta i tempi delle ripartenze danzando con il pallone come quasi mai gli riusciva con la maglia bianconera

FLOP DI GIORNATA

Il floppone di giornata è quello della Juventus. E' un flop così clamoroso che non può riguardare il solito capro espiatorio di comodo, ma che riguarda tutta la società. Mai come in questa occasione calza alla perfezione quel vecchio detto secondo cui "il pesce puzza dalla testa".

* La proprietà. Le colpe arrivano da lontano. Quell’estate 2006 ha cambiato per sempre la storia della Juventus. Il peccato originale per non avere difeso società e vecchi dirigenti dalle infamie di Calciopoli è un fardello pesante che mai abbandonerà una proprietà che tratta la Juventus come un qualsivoglia asset aziendale. Senza amore né passione, il resto delle scelte sono una logica conseguenza per quella che nemmeno sembra essere una lontana parente della Juventus che è stata. Quella Juventus è stata uccisa deliberatamente. Quella di oggi è una controfigura affidata a improvvisati dirigenti di calcio che nulla hanno da spartire con la ultra centenaria storia della Juventus. In questo quadro, e alla luce dell'esito della sentenza dei giorni scorsi sul doping amministrativo addebitato alla Triade, pensare a come è stato dimissionato Roberto Bettega fa pensare solo a una resa dei conti tutta interna a logiche che con il bene della Juventus poco hanno a che fare. Che tristezza!

* I dirigenti. Se per Blanc i jolly erano finiti con la sconfitta interna maturata contro il Napoli, sarebbe lecito aspettarsi qualche novità dalla dirigenza dopo la doppia consecutiva sconfitta rimediata a Bordeaux e Cagliari. La scommessa di affidare la panchina a un allenatore esordiente sembra già persa a novembre. Tre allenatori in tre anni a testimonianza dell’assenza di un disegno tecnico all’altezza della situazione. Dopo la serie B con Deschamps e due anni con Ranieri, questo doveva essere un anno da non fallire, con la squadra affidata a un allenatore vincente e collaudato, un allenatore da Juventus. Dopo 14 giornate di campionato invece la Juventus è già a -8 dall’Inter, con gli stessi punti dell’anno scorso, ma due punti in più di distacco dalla capolista nonostante la dispendiosa campagna acquisti estivi. Acquisti pagati ben oltre il proprio valore di mercato (Felipe Melo) o che stanno rendendo al di sotto delle attese (Diego) e cessioni a prezzo di saldo di giocatori che potevano essere utili alla causa (Marchionni, Zanetti) per quello che è un film già visto. Il saldo negativo di mercato è stato di circa 40 milioni per un salto di qualità finora mancato.

* L'allenatore e i giocatori. Troppo facile sarebbe prendersela con Ferrara e farne un capro espiatorio dell’attuale situazione (e puntuale in serata arriva l'indiscrezione di un ultimatum di John Elkann nei suoi confronti). Ma Ciro sembra in totale stato confusionale, e non solo nelle interviste post partita in cui dice di aver visto una buona Juventus. La squadra invece sta dimostrando di non avere un gioco, variando continuamente modulo prima di arrivare a un 4-2-3-1, che presupporrebbe una rosa ricca di trequartisti per assicurare i necessari ricambi. Invece in rosa ci sono giocatori inutili con questo schema di gioco, come Tiago, i trequartisti sono giusto 3 (Giovinco, Diego, Camoranesi), mentre le punte sono 4 per un posto, tutte dai 30 anni in su (vabbè, Amauri ne ha 29 e 1/2...) e con considerevoli problemi fisici. Con Giovinco inizialmente fuori, sia a Bordeaux che a Cagliari, troviamo così schierati giocatori al rientro dopo lunghi infortuni, che per giunta giocano fuori ruolo (Del Piero a Bordeaux, Marchisio a Cagliari) e cambi in corsa, tutt’altro che convincenti. Se a questo aggiungiamo le vistose lacune di qualità e di ricambi sulle fasce laterali, il quadro di una squadra male assemblata è completo. Quanto ai giocatori, sono in tanti a rendere ben al di sotto delle attese. Cannavaro mostra i limiti di una carta d’identità ingiallita, l’apporto di Felipe Melo è stato fin qui disastroso, Diego gira a vuoto senza riuscire a guidare la squadra, mentre in avanti Amauri è irriconoscibile, risucchiato nel vortice di un’inarrestabile spirale involutiva. Se a quanto evidenziato aggiungiamo che fin qui, anche in questa stagione, le assenze per infortuni sono sui livelli da record dell’anno scorso il quadro è completo.