Juventus, di male in peggio

ferraraDopo la sosta dovuta agli impegni delle Nazionali la Juventus torna a calcare il terreno dell’Olimpico, terreno sul quale la squadra di Ferrara non vince da un mese, coppe comprese.
E la serie senza vittorie rimane aperta, trascinando con sé preoccupanti segnali già illustrati nel recente passato.
Una squadra che dovrebbe migliorare col passare del tempo ed invece è ormai prigioniera delle proprie paure. Palermo ha lasciato il segno e, nonostante l’approccio sia volenteroso, la doccia fredda confezionata da Jovetic e Vargas rimette a nudo difetti che per la Juventus sono tali da inizio stagione e se possibile, invece di attenuarsi, vanno gradualmente peggiorando.
Forse sta venendo meno l’entusiasmo e stanno crescendo dubbi e timori, tanto che nemmeno il ritorno dopo 7 mesi di Sissoko (festeggiato da Rizzoli con un’ammonizione perlomeno eccessiva dopo nemmeno un minuto di gioco per simulazione) ha il potere di risvegliare una squadra in progressiva involuzione, incapace di vincere dal 19 settembre.
Le occasioni da gol ci sono, ma troppo spesso la manovra è farraginosa, impacciata e frutto di iniziative estemporanee, al contrario di quella dell’avversario di stasera che, dopo un’estate passata tra contestazioni della propria tifoseria, sta raccogliendo i frutti di un mercato intelligente e oculato, che ha fatto di questa Fiorentina una realtà interessante in grado di giocare a pallone in modo persino gradevole.
Ferrara parte con il rombo (e più avanti analizzeremo i tanti perché della serata del tecnico), Prandelli risponde con Gilardino unica punta e Jovetic a supporto con Vargas ad agire formalmente da punta esterna; felice come un bambino il peruviano nel trovare sulla propria strada la proverbiale mollezza di Grygera, apparso in difficoltà oltre la propria conclamata modestia.
Dopo il gol viola, la reazione della Juventus è veemente e mette alle strette la difesa di Prandelli, e solo uno sciagurato Iaquinta (al di là dell’impegno, la prova del calabrese nell’area di rigore sarebbe tale da giustificare una seduta psichiatrica, tanto è stata orribile) impedisce a Frey di capitolare.
Per uno strano scherzo del destino, al terzo nitido tentativo fallito in modo maldestro dall’ex Udinese la palla inganna Frey e si dirige lenta e docile verso l’altro “fenomeno” della compagnia, Amauri, che a porta vuota da tre metri risolve i problemi esistenziali che dopo quel gol segnato alla Samp lo scorso 15 febbraio (l’unico finora segnato dall’ex palermitano in tutto il 2009) si era ormai irrimediabilmente creato.
L’unica cosa bella di tutta l’azione, l’assist di Poulsen per Iaquinta, una delle migliori cose viste in tutto il match dalla parte bianconera, una delle giocate migliori del danese in una stagione e briciole: e che a fine partita il più convincente dei centrocampisti sia stato proprio il modesto ex Siviglia è tristemente allarmante.
Perché l’acquisto multi-milionario Felipe Melo, continuamente ripreso da Ferrara e ciononostante autore di un paio di sciocchezze delle sue nel primo tempo, va letteralmente a scuola di contenimento e regìa da Cristiano Zanetti, che si porta a spasso il brasiliano per il campo come si fa con il cagnolino al parco.
Zanetti, quello “rotto e finito” e per questo di fatto regalato a Corvino insieme a quell’altro (Marchionni), che per nostra fortuna sembra non aver dimenticato le abitudini torinesi e al primo accenno di temperature rigide marca visita dopo pochi minuti.
A Zanetti può opporsi poco Sissoko che regge finché il fiato lo sostiene, ma dal maliano non si poteva pretendere di più oggi, anche se una sua crescita è l’unica cosa sulla quale oggi si possa far concretamente conto per il futuro.
Perché salendo verso il vertice alto del rombo, Diego registra un altro non pervenuto: pochissime le cose positive della partita dell’ex Werder, alcune potenzialmente pericolose, ma uno con quelle credenziali e quel costo dovrebbe incidere di più dove conta e nascondersi meno; non vogliamo malignamente pensare si tratti di un altro Zavarov, tanto per prendere ad esempio uno presentatosi in modo folgorante e poi svanito nell’abulìa più triste.
Ferrara gli toglie dalle scatole Camoranesi, reo secondo alcuni di togliere spazio al brasiliano, ma le cose rispetto alle ultime esibizioni non cambiano.
Che poi lo stesso Camoranesi, subentrato ad un esausto Sissoko, non combini praticamente nulla è un altro discorso che chiama in causa il solito problema: l’intelligenza di certi giocatori, che non sfruttano l’uomo fresco in un momento in cui la Fiorentina fa correre palla con astuzia, arrivando a sfiorare un imbarazzante torello.
Unica nota lieta della serata la solidità di Chiellini e Cannavaro che, seppur spesso trovatisi in balìa degli attacchi viola, si sono disimpegnati singolarmente in modo soddisfacente, impedendo agli uomini di Prandelli di impegnare Buffon come accadeva ormai regolarmente da qualche settimana.
Due parole anche su Rizzoli, che vede giustamente un fallo di Dainelli e fischia fallo molto prima che una maldestra deviazione nella propria porta di Iaquinta trafigga a gioco fermo Buffon: attendiamo le moviole su questo episodio, siamo certi che qualche “comico” esprimerà anche stavolta qualche parere almeno originale.
Più discutibile l’interpretazione del fischietto bolognese su un retropassaggio/giocata di Dainelli, sul quale Iaquinta è giudicato in fuorigioco e non si capisce perché.
Poco male, perché Vincenzone nella sua serata orribile aveva calciato alto pure questa (a referto di Iaquinta, anche una respinta su colpo di testa di Amauri in area viola; manco fosse un difensore gigliato).
Secondo appunto a Rizzoli; una certa accondiscendenza nei confronti dei difensori viola, che nei momenti di pressione bianconera tendevano allo svenimento facile tanto per spezzare il ritmo e l’inerzia della gara, ma che nel finale con il campo pesante e la fatica opprimente correvano tutti come gazzelle nella savana.
Capitolo Ferrara: il ragazzo deve essere in confusione, perché a furia di insistere con 'sto stramaledetto rombo (quasi l’avesse ordinato il medico) lo schiera ormai anche al subbuteo di casa, nonostante i rischi che questo modulo ha ampiamente dimostrato.
Ma poi cosa combina, Ciro? Toglie lo stanco Sissoko e va con il 4-2-3-1, il modulo che da tempo auspichiamo come più adatto per questa squadra, ma la cosa dura lo spazio di pochi minuti, perché il cambio di Diego con Trezeguet ridisegna la squadra sul 4-4-2 per sfruttare la spinta (?) di De Ceglie subentrato pochi minuti prima a Iaquinta.
Roba dell’altro mondo, di un Ferrara che da qualche settimana sembra la copia carbone di Ranieri.
Mentre l’Inter, seppur aiutata prima da Morganti (che ignora un rigore sacrosanto per il Genoa) e poi dalla buona sorte (sul capovolgimento di fronte: tocco debole di Cambiasso con deviazione determinante di Bocchetti e gol) dilaga a Marassi dove la Juve ricevette consensi ma un solo, risicatissimo punto.
E sembra che i nerazzurri abbiano tutte le intenzioni di rimettere le cose esattamente come stavano nella scorsa primavera.
Il “triade” Blanc ci faccia capire cos’è cambiato rispetto alla precedente gestione, a parte altre decine di milioni di euro spesi (in puro stile vecchia Inter), le solite delusioni e gli insulti che piovono all’indirizzo della Juve e dei suoi tesserati ovunque giochino (ma anche dove non giocano) dopo quel maledetto 2006.
Il signor Blanc, mister Elkann e tutti i parruccconi di Corso Galfer sappiano che noi tifosi juventini abbiamo perso la pazienza.

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