Con il Bayern buono solo il risultato

ferraraLa partita di stasera è lo specchio fedele del livello del nostro campionato.
Un campionato sempre più mediocre, nel quale non si costruisce nulla.
Appena le nostre truppe valicano i confini arrivano le mazzate.
L’Europa è un’altra cosa.
Decisamente.
E’ questione di personalità, di abitudine a giocare certe gare contro certi avversari, un altro tipo di calcio.
Si fa un gran parlare del nostro campionato come del più difficile del mondo perché da noi “la capolista può perdere contro l’ultima in classifica”.
Balle.
In Inghilterra, Francia, Spagna e persino Germania può succedere la stessa cosa, ma i valori delle grandi di quei Paesi sono superiori a quelli delle nostre squadre di punta.
Il Bayern allo stato attuale è più forte della Juve, e stasera si è visto.
Van Gaal è un allenatore scafato, che ha a disposizione una rosa di grande livello, più equilibrata di quella che gestisce Ferrara, ma certe scelte dicono che ci porta bene.
Il tecnico olandese carica i suoi uomini meglio di quanto abbia fatto Ferrara (in termini di reattività arrivano sempre prima i bavaresi) e mostra quanto il suo credo sia già ben inculcato nella mentalità del Bayern, ma alla sua squadra manca qualcosa per chiudere le azioni vincenti.
Per quanto riguarda Ciro, ammirevole l’idea di andare a Monaco a giocarsela, lo spirito è quello giusto per crescere, ma lo sarebbe ancora di più se fossimo al cospetto di una squadretta di giovani promesse.
Ma siccome non possiamo definire promesse giocatori dalle carriere lunghe e avvezze a certi ambienti (il solo Marchisio è praticamente agli esordi su questo palcoscenico), evidentemente qualcosa non funziona.
La fortuna ci regala l’ennesimo guaio occorso a Robben, cui la Juve deve portare proprio male visti i precedenti: e da quel momento la pressione del Bayern si fa un pochino più monca, dato che il sostituto Olic (punta di manovra adattata esterno dal Vangelo secondo Louis) non riesce ad essere efficace in fascia quanto l’olandese.
Ma è prima che la Juve sbaglia tutto.
Intensità limitata e una certa titubanza che il solo Camoranesi (il più vivo e pericoloso) sembra scrollarsi di dosso, insieme a Trezeguet, di solito poco appariscente, ma stasera il primo a dimostrare grinta facendosi ammonire in copertura, e l’unico al quale càpitano palloni interessanti, soprattutto perché se li va a cercare.
E quando ne trova uno (nella ripresa), Iaquinta lo anticipa egoisticamente meritandosi i rimproveri del numero 17.
Segno che la mentalità della vecchia Juve in questi soggetti c’è ancora, ma trasmetterla ad altri non è così semplice.
Il Felipe Melo e il Marchisio del primo tempo non c’entrano nulla con l’Europa, Grygera subisce Ribery e pure Braafheid, Grosso si salva per qualche buona incursione conclusa con palloni intelligenti per le punte e per l’uscita del già citato Robben.
Persino Buffon, sin qui impeccabile, stasera si rende protagonista di un paio di incertezze da “esco, non esco” da brividi freddi sulla schiena.
Diego, dopo la scena muta di domenica, si limita al compitino e a due conclusioni poco convinte, tanto che paradossalmente si rende più utile in fase di contenimento che nella posizione che lo ha reso appetibile per la Juventus.
Qualcosa non quadra: il brasiliano sarà anche al 70%, ma una contrattura non può incidere così tanto, perché anche Ribery era in dubbio, ma la prestazione del francese (straordinario per 70 minuti) è stata decisamente diversa da quella fornita dal numero 28 bianconero.
Quando esce Diego entra Poulsen (immaginate se al suo posto avessimo visto entrare in campo lo Zanetti scintillante ammirato ieri sera…), che riequilibra un pochino la squadra (e Melo si dedica all’impostazione, la cosa che gli riesce meglio), nonostante quei piedi da dimenticare e alcuni contrasti imbarazzanti.
A livello di squadra, fa paura una Juve continuamente sorpresa in contropiede dal Bayern, all’Allianz Arena per giunta, perché le occasioni avute da Müller, Ribery e Klose derivano tutte da azioni di rimessa, e prevalentemente da ribattute su calci d’angolo.
Va bene provarci, ma consegnarsi così alle situazioni di gioco preferite dagli uomini di Van Gaal è un po’ da suicidi.
L’atteggiamento della ripresa, complice un Bayern calato rispetto ai ritmi monstre del primo tempo, è già più positivo, con una squadra più compatta e unita, cui fa difetto ancora una volta la personalità, perché qualche occasione la Juve la crea, ma la manca di poco, soprattutto per mancanza di lucidità e convinzione, la stessa che mancò nel febbraio scorso a Londra contro il Chelsea di Hiddink.
Quindi nelle ultime due partite (Bologna e Bayern) si è rivista una Juve stretta parente di quella di Ranieri; a nulla sono valsi i buoni propositi e le ottime intenzioni di Ferrara: la squadra è tornata prigioniera dei propri limiti.
Sulla prova dei centrali difensivi: un paio di incertezze di Chiellini e una di Legrottaglie (un fuorigioco chiamato da solo, con almeno tre compagni alle spalle di metri!) sono cosa da far impallidire qualsiasi allenatore di scuola calcio.
Il vantaggio per entrambi i nostri centrali è stato l’ingresso di Mario Gomez (statico e quindi prevedibile, sul quale si sono esaltati a turno sia Giorgione che Nicola) e il calo di condizione di Ribery, calo atteso visti i dubbi espressi da Van Gaal alla vigilia sull’opportunità di schierare o meno il francese.
Speriamo di recuperare in fretta Cannavaro, che Del Piero torni a giocare almeno qualche minuto di qualità e che Sissoko finalmente sia arruolabile.
E che Diego cresca per come ci si aspetta da lui, prima che qualcuno cominci ad accomunarlo ad un novello Zavarov...
In conclusione, il punto finale tiene ancora in corsa la Juve, obbligata a ricavare il massimo dalle prossime due partite contro gli israeliani del Maccabi Haifa, sconfitti a Bordeaux, di misura e immeritatamente nel finale, dalla squadra che aveva maramaldeggiato a Torino non più tardi di quindici giorni fa.
Sarà tutt’altro che una passeggiata, il girone era stato previsto come complicato e tale si sta rivelando.
O si fanno 6 punti contro i mediorientali, oppure prepariamoci a salutare la Champions League già in autunno.

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