Due punti pesantissimi. Persi.

trezeguetEra la giornata in cui si doveva dare un segnale forte al campionato, e puntualmente il messaggio non è arrivato.
La partita di oggi ricorda terribilmente quella contro il Chievo della scorsa primavera, quando una Juve ancora in corsa si fece rimontare all’ultimo istante dai gialloblu, abbandonando le ultime residue speranze di recuperare punti all’Inter.
A pensarci bene, anche la dinamica del pareggio di Adailton ricorda molto quell’azione costata il pareggio veronese nello scorso aprile: cross dalla sinistra a scavalcare tutta la difesa e Adailton lesto a sorprendere (di piede) la retroguardia dalla stessa posizione in cui Pellissier si fece trovare pronto a freddare Buffon con una precisa conclusione di testa.
Perdere punti nei minuti di recupero non è da grande squadra, sembra un luogo comune ma è la realtà.
Il titolo da sempre si vince con le piccole, la crescita di una squadra si misura con i successi immeritati e risicati come poteva essere quello di oggi e l’attenzione deve essere massimale nelle fasi cruciali.
E’ l’ABC del calcio.
Non si può giocare palla con leggerezza quando si capisce che l’avversario è vivo e mostra una condizione generale decisamente superiore.
Se quella relativa alla condizione deficitaria può essere utilizzata come parziale attenuante (si gioca ogni tre giorni, l’ultimo turno la Juve l’ha giocato con 24 ore di recupero in meno a disposizione rispetto agli avversari di oggi), diciamo che i rientri contemporanei di Diego (non benissimo il brasiliano, ha girato spesso a vuoto cercando una posizione che raramente è riuscito a trovare), Molinaro e Zebina (altri due che minuti nelle gambe ne avevano decisamente collezionati pochi) sono stati un azzardo.
Zebina è stato bravissimo nel primo tempo, occasione del gol a parte, a proporsi sempre in appoggio e servendo sempre in modo pericoloso le punte (anzi, la punta Trezeguet, perché di Amauri abbiamo perso le tracce), ma alla distanza è calato vistosamente, mentre Molinaro è stato sempre in evidente difficoltà fisica, tanto da accusare, a fine primo tempo, un calo di pressione che ha richiesto l’intervento dei sanitari.
Ferrara nel dopopartita ammette l’errore sul massiccio ricorso al turnover, ma ormai è tardi.
Ciro può aver pensato: se non provo certi giocatori contro il Bologna, quando lo faccio?
La risposta è semplice: oggi si doveva vincere, tutto il resto non contava nulla, e bastava dare un’occhiata ai tabellini delle partite giocate ieri in Spagna, Germania e Inghilterra per accorgersi di quanto il turnover massiccio sia, almeno in questo inizio di stagione, pratica sconosciuta alle grandi d’Europa.
Questo per quel che riguarda la tenuta fisica, ma c’è dell’altro, e ci rivolgiamo all’atteggiamento psicologico di chi ritiene che un gol basti e avanzi per condurre in porto la contesa, nonostante un Bologna organizzato e pericoloso sin dal primo tempo, ma che nella ripresa aveva mandato ripetute avvisaglie della propria vivacità con Di Vaio (2 volte), Guana e Vigiani.
Se dopo Genova la Juve era uscita ingigantita, oggi ne esce ridimensionata, soprattutto a livello di mentalità e concentrazione, che sono le qualità fondamentali per distinguere una buona da una grande squadra.
Un esempio, e dispiace ritornare sulla solita nota dolente, riguarda il solito Felipe Melo e la sua propensione a distrarsi e a giocare con sufficienza, atteggiamento indisponente che vanifica le buone cose che il brasiliano illustra in fase propositiva, fase che il mediano verdeoro cura in modo molto migliore rispetto a quella difensiva, nella quale i difetti superano abbondantemente i pregi.
Ma lo sapevamo anche prima, e lo sapevano anche Prandelli e Corvino, più volte dimostratisi insoddisfatti della lentezza nel coprire manifestata dal loro centrale nella scorsa annata.
Se non si può addossare a Felipe Melo la colpa del pareggio odierno, è opportuno però ribadire una volta di più quanto il rombo sia assolutamente inadatto a questa Juve e alle sue caratteristiche.
Sarà un caso, ma la migliore Juve in termini di equilibrio e compattezza vista quest’anno resta quella di giovedì, quando il 4-4-2 ha consentito al brasiliano una maggior protezione da…se stesso!
Oggi Ferrara ha fatto ricorso allo stesso modulo una volta resosi conto delle difficoltà atletiche della squadra ma, schierando Giovinco al posto di Diego e piazzando il piccolo fantasista nel ruolo di esterno sinistro, ha di fatto offerto la fascia destra d’attacco al Bologna che, proprio partendo da quella zona del campo ha sfiorato più volte il pareggio, prima della beffa finale, concretizzatasi con l’ennesimo inserimento da destra nel quale Molinaro era sì in ritardo, ma anche in inferiorità numerica.
Serviva qualcuno di più “convinto” e aggressivo sul piano fisico, soprattutto in virtù della non eccezionale giornata di Marchisio (che fosse stanco ce l'avevano raccontato anche i crampi di giovedì) e in attesa del ritorno del “Messia” Sissoko, l’unico che può garantire rapidità, equilibrio e stabilità a questa squadra e a Melo la possibilità di giostrare nel ruolo da lui preferito, quello di organizzatore di gioco.
Note positive della giornata: la grande condizione di Camoranesi, il recupero di Del Piero e la crescita di Trezeguet.
E’ stato divertente per tutta l’estate leggere i giornali che definivano il francese “quarta punta”, “uomo da mettere sul mercato per ricavare soldi da reinvestire”, “giocatore finito”, il tutto con superficialità, a volte addirittura con scherno.
Con quel che ne è seguito, è bellissimo vedere come David progredisca di gara in gara, sia sul piano della pericolosità (oggi almeno 3 occasioni mancate per un soffio oltre al gol), sia in termini di condizione fisica e mentale (gli abbiamo visto fare un recupero in scivolata a salvare una palla dall’out che 10 anni fa non avrebbe nemmeno ipotizzato di tentare) e di partecipazione alla manovra.
E, naturalmente, i numeri: Trezeguet detiene già il più alto rapporto fra minuti giocati e gol realizzati tra gli attaccanti della Juve.
Solo chi non capisce di calcio poteva sostenere certe cose in relazione ad un giocatore che solo un anno e mezzo fa realizzava 20 gol in campionato, prima di sottoporsi ad un paio di interventi: quello alle ginocchia in estate e quello sulla propria considerazione, azzerata da Ranieri a febbraio di quest’anno.
Fossimo in Ferrara, una maglia per Monaco al francese non la negheremmo assolutamente.

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