Livorno battuto e tante grazie a Buffon

buffonA giudicare dal risultato, un 2-0 ottenuto nella prima mezz’ora sembrerebbe una pratica risolta senza troppi problemi.
In realtà il Livorno è venuto a Torino a giocarsela contro una Juventus senza sette effettivi, fermi ai box, e se il migliore in campo alla fine risulta Buffon qualcosa da rivedere per Ferrara c’è.
C’è che la Juve dura un tempo e poi cala fisicamente, complice la gara di mercoledì, e concede troppe occasioni ai labronici, occasioni che un Buffon ufficialmente tornato ai massimi livelli ha sventato alla grande.
Almeno 4 gli interventi salva risultato del portiere, significativi perché ognuno diverso dall’altro.
Gigi ha sciorinato tutto il repertorio: l’uscita con tempismo perfetto sull’attaccante lanciato uno contro uno (Lucarelli); il colpo di reni che evita ad un pallone insidioso calciato da Filippini di scavalcarlo; la respinta su una conclusione efficace e angolata da fuori area dell'ottimo Candreva e la chiusura su un colpo di testa effettuato da distanza ravvicinata da Danilevicius.
Buon segno perché dopo due anni così così, il pieno recupero di Buffon è una grande notizia, e, volenti o nolenti, i rosiconi (ad esempio quelli che fanno finta di non ricordare come i successi recenti dell’Inter sono stati principalmente ottenuti dalla ditta Ibrahimovic-Julio Cesar) dovranno tener conto che non c’è nulla di che vergognarsi nel fare risultato grazie ad una prodezza del portiere.
Reso il doveroso omaggio a Buffon, dobbiamo cercare di capire perché il portiere è stato chiamato in causa così spesso da una squadra sicuramente non trascendentale qual è il Livorno.
La spiegazione è parzialmente dovuta alle incertezze della coppia centrale che sembra lontana parente di quella che così bene aveva fatto nelle due precedenti stagioni.
Senza Cannavaro, sia Chiellini che Legrottaglie sembrano due extraterrestri catapultati per la prima volta a questi livelli: lenti nei recuperi, sbadati nelle chiusure, soprattutto eccessivamente distratti, e sorprende che le cose migliori in fase difensiva le mostrino Grygera (la cui modestia, oggi, è nettamente preferibile all’attesissimo ma grezzo Caceres) e Grosso, apprezzabile in un paio di diagonali decisamente provvidenziali e in generale autore di un'altra buona prova.
Ma non è solo colpa dei centrali se la difesa fa acqua e concede praterie, il centrocampo è certamente corresponsabile, soprattutto con questo modulo e con questi interpreti.
Il rombo, a mio parere discutibile già di suo, a maggior ragione con Poulsen vertice basso a fungere da playmaker (orrore) e Giovinco (non molto convincente anche stasera, per la verità) vertice alto, rischia di costringere i due esterni a spendere troppo e a finire presto la benzina.
Ed infatti questo accade, e il fatto che i due migliori giocatori di movimento in campo siano proprio Marchisio (grandissimo gol e altra prestazione da grande giocatore) e Camoranesi (primo tempo di qualità e quantità come ai bei tempi, sta crescendo e speriamo che la salute lo assista), che però dopo un’ora finiscono sulle ginocchia, è significativo del fatto che in certe situazioni di emergenza (com’è quella attuale) sarebbe consigliabile ripiegare su moduli più equilibrati: accorgimento che nel finale di gara Ferrara saggiamente adotta, inserendo il giovane Marrone (azzardo un’impressione: se Ciro potesse lo schiererebbe al posto di Poulsen, ma per tanti motivi non può…) che mostra personalità e piede, contrariamente al compagno di reparto venuto dal freddo, anche stasera bravo a farsi notare solo ed esclusivamente per la capigliatura.
Constatato l’ottimo momento di forma di Iaquinta, al momento il miglior attaccante in rosa, al quale De Lucia nega la doppia soddisfazione personale, si notano segnali di antico Trezeguet nella ripresa.
A parte il facile (per le sue caratteristiche) gol mancato su cross al bacio di Marchisio, ho rivisto il miglior Trezeguet in quell’acrobazia fulminea con la quale ha scheggiato il palo, trasformando in occasione da gol una palla sporca che né gli altri ventuno in campo, né i ventimila sugli spalti avevano minimamente degnato di attenzione.
I subentri di Amauri e De Ceglie non aggiungono nulla alla partita, che scivola via tra un’ultima parata di Buffon e un blando possesso palla della Juve, che chiude con la quarta vittoria consecutiva; rimane così in testa alla classifica a punteggio pieno, si gode la giornata di riposo prima di preparare la dura trasferta di giovedì a casa-Gasperini, e registra un dato che rimanda al passato: otto volte su nove quando si è verificata una serie iniziale del genere a maggio è arrivato lo scudetto.
Sono ovviamente autorizzati scongiuri di ogni genere…

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