THE DAY AFTER: "Se ritorna la caccia alla Strega Bianconera"

mediaE' di nuovo caccia aperta, in tutti i sensi, come ai bei tempi. La Juventus, che espugna nuovamente l'Olimpico di Roma griffato Lazio, continua a fare la lepre del campionato e a guardare dall'alto in basso, almeno in classifica, le avversarie tradizionali. L'Inter sbriga la pratica Parma (2-0), dopo che per ben 70 minuti era rimasta imbrigliata sullo 0-0. Poi i colpi di Eto'o e Milito fanno la differenza. L'altra milanese, bloccata sul pari nella trasferta di Livorno (0-0), perde nuovamente il passo dei rivali. Sono per il momento la Sampdoria e il Genoa a fare compagnia alla Juventus in testa alla classifica. Il Genoa ha asfaltato il Napoli (4-1) in una partita clamorosamente condizionata da alcune dubbie decisioni dell'arbitro Tagliavento. I blucerchiati invece restano issati in vetta dopo aver raccolto, con un po' di fortuna, la posta massima nella trasferta di Bergamo contro l'Atalanta (0-1). Ma il tema di giornata, per chi non ha la memoria corta, è anche la recrudescenza di un certo clima da "caccia alle streghe", seguito al presunto gol annullato alla Lazio sullo 0-0. A soffiare sulle ceneri di un fuoco mai spento si sono esercitati in tanti, fra giornalisti e opinionisti della domenica.

La Strega Bianconera non c'è più. Quella è stata mandata al rogo anche dal fuoco amico. In quella maledetta estate del 2006 John Elkann Pilato non si azzardò nemmeno a tirare una secchiata d'acqua per tentare di spegnere le fiamme di quel "sentimento popolare" che ci ridusse in cenere. Ma soffia e risoffia sulla cenere, quella di Ciro Ferrara sembra veramente di nuovo lei: "la Vecchia Signora". Il calendario non era stato benevolo con la Juventus, riservandole proprio all'inizio un banco di prova severo con due trasferte consecutive a Roma. Ebbene, bypassare questo scoglio con il massimo risultato dato da due vittorie legittima le ambizioni di una squadra degna di chiamarsi Juventus. Soffre, rischia di perdere, ma non si accontenta di un pareggio, vuole vincere e ce la fa, dimostrando una compattezza e un cinismo di capelliana memoria.

Il tempo della "caccia alle streghe". Anche in questo caso c'è qualcuno che soffia sulla cenere del fuoco che il "sentimento popolare" aveva appiccato e che poi un tribunale degno dell'Inquisizione aveva alimentato, mandando al rogo la Strega Bianconera. A sentire certi giornalisti che impugnano il microfono in RAI, c'è da chiedersi come mai sia possibile che con il canone si paghi lo stipendio di certa gente. Ogni riferimento a tale Francesca Sanipoli è puramente casuale. Chi ha avuto la "fortuna" di seguire la sua intervista a Lotito nel dopo partita, sa a cosa ci riferiamo. Per chi l'intervista non l'ha seguita, basterà riavvolgere il nastro digitando il suo nome su google per cercare in rete le testimonianze sulla sua professionalità. Certo ci si aspettava qualcosa da certe redazioni, ma leggere, al primo episodio dubbio, di "spintarelle arbitrali" nell'articolo di Emanuele Gamba su La Repubblica e l'editoriale de Il Corriere dello Sport "Se torna il fallo di confusione" di Stefano Agresti è come vedere di nuovo lanciati tizzoni ardenti a mezzo stampa con il rischio di riappiccare un fuoco mai sopito. Agresti riesce a riesumare un classico come il gol annullato a Cannavaro in Juventus-Parma del 2000, ricorda che l'arbitro era De Santis squalificato per quattro anni per Calciopoli. Nessun sospetto sulla buona fede arbitrale per Agresti, macché; ma fare i piagnoni con il solito bla bla sulla "sudditanza psicologica" e lamentarsi di un "non straordinario peso politico" di una Lazio che qualche anno fa sarebbe dovuta fallire, anziché poter pagare i propri debiti con l'erario diluiti in non so quanti decenni, è un insulto per chi legge senza aver tatuato addosso un aquilotto. Che dire poi delle lamentele riguardo alle "manca­te ammonizioni di Chielli­ni e Camoranesi per due falli che richiedono obbligatoriamente il cartellino giallo", ignorando analoghi, se non più gravi, interventi di giocatori della Lazio? Perfino l'ex arbitro Cesari a Mediaset ha evidenziato l'assoluta disparità nel sanzionare i falli di gioco di Juventus-Lazio, ma in modo del tutto opposto a come evidenzia parzialmente Agresti. Certo la sudditanza psicologica è una brutta malattia, per un arbitro, come conclude Agresti: ma quando certi giornalisti sembrano smarrire la via dell'equilibrio rischiano di fare danni non minori. Quanto all'ex arbitro Cesari ci meraviglia che nella sua disanima della partita parli di gol annullato alla Lazio, quando invece il gioco era stato fermato prima che la rete fosse realizzata. Cesari ignora poi il furigioco di Diakite sul calcio piazzato e sembra non vedere che Cruz, nel tentativo di colpire palla, scalcia il piede di Legrottaglie che perde l'equilibrio e va a terra. Un contatto, quello fra Cruz e Legrottaglie, che ricorda da vicino quello tra Milito e Bonacci in Inter-Bari della prima giornata di campionato. Allora tutti concordarono nel giudicare sacrosanto il rigore per i nerrassurri, quando Milito svenne per un impercettibile tocco sulla suola. Chissà perché in quel caso fu bravo l'arbitro e in questo caso invece no? Se vi siete persi il commento dell'ex arbitro internazionale dal pulpito delle reti Mediaset, potete vederlo nel video prelevato da Youtube che vi postiamo di seguito.

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Quel che resta del Milan e le altre. In un'ipotetica classifica di giornata i tre punti del Chievo, ottenuti in un precoce scontro salvezza contro il Bologna, sono di quelli che pesano. La squadra di Di Carlo ha raccolto contro i felsinei tutto quello che di buono aveva seminato contro Juventus e Lazio senza racimolare nemmeno la miseria di un punto. Inizia bene l'avventura di Ranieri alla Roma. Al fotofinish arrivano i primi tre punti anche per i giallorossi che vincono a Siena (1-2), grazie a un siluro su calcio piazzato di Riise. Senza entusiasmare vince anche la Fiorentina contro il Cagliari grazie ad una sontuosa capocciata di Gilardino (1-0). L'Udinese piega il Catania (4-2), che per ben due volte era andato in vantaggio; ma Di Natale regala con una tripletta la vittoria ai suoi raggiungendo quota 6 gol in campionato (chi lo segue è fermo a 2 gol). Chiude il cartello delle partite della domenica Palermo-Bari (1-1) con i pugliesi che, andati subito in vantaggio, hanno cullato per novanta minuti la speranza di tornarsene a casa con tre punti. Ci ha pensato il redivivo Budan, in pieno recupero, a segnare il gol del pari. Quanto al Milan, che nell'anticipo di sabato non è andato al di là del pareggino a Livorno (0-0), quelli forti nel primo tempo sembravano gli amaranto toscani. Poi a metà ripresa è entrato Pirlo, a rilevare un evanescente Ronaldinho, e una fioca luce si è accesa per i rossoneri ristabilendo le gerarchie in campo, ma non è stato sufficiente per assicurarsi i tre punti.

TOP DELLA GIORNATA

Marchisio. E' un prototipo di juventinità ed è un piacere grande poter dire che proprio lui è stato il migliore in campo contro la Lazio. Claudio sta crescendo di partita in partita, diventando protagonista anche con la maglia azzurra. Se continua così sarà difficile che al ritorno di Sissoko possa essere lui a lasciargli idealmente la maglia dell'undici titolare.
Voto: 8 (come la sua maglia)

Di Natale. Tornato in campo dopo un brutto infortunio, Totò Di Natale sembra addirittura migliorato. Segna 6 gol in 3 partite, volando in vetta alla classifica cannonieri; e nella tripletta segnata al Catania non attinge nemmeno a tutto il suo repertorio. Pare che una febbre l'abbia debilitato durante la settimana. Ma basta e avanza.
Voto: 10 (come la sua maglia)

Genova. Saranno state giocate anche solo tre giornate, ma la Sampdoria ed il Genoa, che appaiano la Juventus in classifica, regalano alla Città della Lanterna il temporaneo titolo di capitale del calcio italiano, viste le gambe zoppe di Roma, Milano e Torino. A Genova, invece, Sampdoria e Genoa vanno al massimo.
Voto: 9 (come i punti in classifica)

FLOP DELLA GIORNATA

Le "vedove" dei falli di confusione. Rieccoli quelli de "Er go' de Turone", del fallo di Iuliano, della "spintarella arbitrale", della Juve che "ruvva". Questi qui in men che non si dica sono in grado di risvegliare quel devastante "sentimento popolare" per sconquassare tutto senza cambiare niente. A ogni decisione arbitrale dubbia, ecco che dalle curve avverse riprendono a levarsi i soliti cori beoti "sapete solo rubare" e altre idiozie. Ben si accompagnano certi slogan con gli articoli che ci tocca leggere perfino sotto le sembianze di dotti editoriali.
Voto: 0 (la pazienza ha un limite)

Ronaldinho. Ormai è un ospite fisso della rubrica per via delle sue scialbe prestazioni rapportate al blasone del suo nome. L'impressione è che Leonardo lo faccia giocare anche perché condizionato da certi input della proprietà. Ma con il Ronaldinho visto ieri, il Milan ha giocato in 10 fino al momento della sua sostituzione.
Voto: 4 (come il voto in pagella di Livorno)

Tagliavento. Ne combina di tutti i colori a Genova. Prima espelle giustamente Criscito ritenendo di essere stato mandato platealmente a quel paese con tanto di sbracciata. Poi cambia il corso della partita regalando il rigore del pareggio al Genoa, invertendo il fallo fatto da Sculli su Campagnaro. Espulsione per Campagnaro, Napoli in 10, rigore del pareggio e partita capovolta. Tagliavento va in pallone e nella ripresa combina il resto. Un disastro! Di lui ricordiamo lo squallido Cagliari-Juve appena tornati in A. Riuscì a fischiare 3 rigori contro la Juventus, di cui uno non assegnato solo per l'intervento del guardalinee che gli evitò la figuraccia.
Voto: 3 (un disastro appunto)