Le italiane ai test europei

amichevoli in tvUna volta si parlava di calcio d’agosto, intendendo questo mese quello dei “lavori in corso”, quando le squadre oliavano i loro meccanismi in vista della nuova stagione che partiva quando l’estate era ormai agli sgoccioli.
Oggi ad agosto i principali campionati europei e le coppe (almeno per le fasi preliminari) sono già entrati nel vivo.
Amichevoli di lusso e tornei buoni per raccattare soldi rappresentano un'anteprima gustosa per i tifosi, anche se si dice che queste gare servano solo per mettere benzina nel motore.
Ma eventuali figuracce non fanno piacere a nessuno.
E’ un precampionato di figuracce quello sinora condotto dal Milan orfano di Kakà, con la scusante degli impegni ravvicinati e dei troppi chilometri in pochi giorni, in campo e sugli aerei.
Ma la sensazione che qualcosa si sia rotto è palpabile.
Il Milan dell’austerity dichiarata a più riprese dal suo presidente lascia sbigottiti i tifosi, ai quali la situazione di un Milan puntualmente sbeffeggiato e irriso dai clubs cui i rossoneri si rivolgono per chiedere rinforzi suona come un brusco risveglio dopo quasi un quarto di secolo condotto inizialmente all’insegna della bulimia e proseguito, negli ultimi 10 anni, nel segno delle plusvalenze borderline e del portafoglio personale di Berlusconi.
Il Milan del debuttante Leonardo, allarmato e nervoso, sembra accusare la mancanza del fascino di Kakà, della saggezza di Ancelotti, del carisma di Maldini e soprattutto dell’impotenza della società.
Una società che potrebbe non riuscire a trattenere Pirlo, con il Chelsea che sta giocando al gatto col topo con Galliani per tirare il prezzo del playmaker, e tutto ciò aggiunge incertezza ad uno stato d’animo generale che pare proprio dimesso se non proprio frustrato.
Come se per la prima volta nella sua storia la gestione Berlusconi-Galliani-Braida non sapesse che pesci pigliare, e l’ambiente avvertisse questo senso di confusione e imbarazzo, del tutto nuovo dalle parti di Via Turati.
Le 4 bastonate prese dal Bayern di Van Gaal (uno che col Milan tradizionalmente ci va a nozze) hanno messo in mostra:
una squadra stanca per i troppi impegni ravvicinati, e va bene;
una squadra in ritardo di condizione rispetto ai bavaresi, ed è normale, visto che la Bundesliga inizia il prossimo weekend;
ma soprattutto, una squadra che non crede in se stessa e poteva uscire dall’ALLIANZ ARENA con un punteggio molto più pesante, contrariamente a quanto dichiarato dalle fanfare di Mediaset che si rammaricano per i due gol subiti nel finale che, a loro avviso, avrebbero appesantito troppo il punteggio per i rossoneri.
Il pareggio nella finalina col Boca, altro club saccheggiato e con il campionato fermo per via della profonda crisi del calcio (e non solo) argentino, fa riflettere al pensiero che negli ultimi 6 anni queste due squadre (“le due più titolate al mondo”, secondo lo slogan più in voga dalle parti di Milanello) si son giocate il titolo di campione planetario per 2 volte.
Personalmente, per il Milan la vedo molto dura.
La Roma, che non può comprare nulla se non vende, altrimenti Unicredit se la magna (che non se la sia “magnata” fino ad oggi è il solito miracolo/mistero alla romana), gioca il primo impegno ufficiale nel preliminare di Europa League (la nuova Coppa UEFA) contro i modesti belgi del Genk e vince in rimonta grazie ad un autogol, ad un rigore inesistente e alla pochezza dei rivali fiamminghi, che pure avevano chiuso il primo tempo in vantaggio.
In attesa dell’inevitabile e ormai proverbiale cessione per far cassa (candidato di quest'estate; il nuovo "Swarowski" Aquilani) e regalare il solito volto nuovo alla tifoseria (poi che sia valido poco importa, da quelle parti conta l’effetto novità), i destini romanisti restano legati a capitan Totti, che nelle partite estive, o contro le squadre che vengono all’Olimpico senza molta personalità, si dimostra sempre gladiatorio, salvo scomparire “maggicamente” appena varcati i confini del G.R.A.
L’Inter ha vinto il primo trofeo aziendale della stagione a Montecarlo, dove andava in scena il trofeo PIRELLI, con un Tronchetti Provera raggiante nel consegnare la coppa a capitan “Sanetti”.
In attesa di capire se il trofeo TIM, la serie A TIM e la Coppa Italia TIM seguiranno lo stesso destino, la serata era importante perché si apriva l’era di Samuel Eto’o, quello che a Milano hanno scoperto essere un ragazzo educato per bene e per nulla avvezzo alle mattane grazie alle quali aveva guadagnato una certa fama in Spagna.
Misteri del Biscione: basta indossarne la divisa che immediatamente si entra in uno stato di grazia divina e i giudizi avversi spariscono per lasciare posto a cascate di miele.
Manca Lucio e nel primo tempo, in un'Inter che potremmo definire "sperimentale", si vede Balotelli con Quaresma (non pervenuti entrambi), ma è la ripresa quella che rivela la formazione tipo nerazzurra.
L’unica certezza, contro un Monaco che lotterà presumibilmente per salvarsi (nel quale la figura migliore la fa un certo Pino, colombiano treccioluto al quale Mourinho rivolge complimenti a fine gara facendoselo presentare da Cordoba), è che l’Inter con questo centrocampo (Muntari-Cambiasso-Motta-Stankovic) non brilla per nulla.
Milito realizza un gol dei suoi: finta sull’avversario che abbocca e va da una parte, mentre l’argentino si dirige dalla parte opposta calciando a rete rasoterra: stesso schema utilizzato due volte contro il Milan qualche giorno fa a Boston.
Finisce 1-0 e l’impressione è che, nonostante l’euforia dei telecronisti e dei giornali (che avrete letto e leggerete nei prossimi giorni), mettere insieme questo centrocampo per rifornire Eto’o (non pervenuto, ma ci sta) e Milito sarà un compito che ci farà capire quanto vale Mourinho.
Si sente subito la mancanza di Ibrahimovic, i tempi della squadra sono completamente sfasati, le due punte fanno gli stessi movimenti e giocano ravvicinate.
Quest’Inter senza lo svedese, così com’è stata messa in campo stasera, in fase di costruzione assomiglia moltissimo alla Juve dello scorso anno, rombo di centrocampo a parte.
Sensazione: occorrerà tempo, e forse un trequartista, dato che come al solito in relazione all’Inter i nomi si sprecano; oltre al solito Deco spuntano i nomi di Aimar e Rakitic.

Tra le grandi attese alla prossima ribalta europea c’è anche la Fiorentina, contestata dai tifosi per il vuoto creato dalla cessione di Felipe Melo alla nemica storica, un vuoto ancora non colmato dalla dirigenza viola. I gigliati mercoledì scorso hanno preso una sonora batosta casalinga dal Paris Saint Germain, un 3-0 costellato di imbarazzanti limiti tecnici e di personalità. Ad oggi i viola, cui la grana Mutu (costretto a pagare circa 17 milioni di indennizzo al Chelsea per quella storiaccia di anni fa) non giova sicuramente in termini di serenità, appaiono decisamente retrocessi nella scala dei valori.

Infine la Juventus, cui spettava l’esame più suggestivo, se non proprio il più probante, per quanto si debba prendere comunque con le molle qualsiasi risultato scaturito da questo periodo.
La Juve esce da Siviglia confortata dalla brillante vittoria contro il Real Madrid dei nuovi galattici; una vittoria figlia di una supremazia sostanzialmente chiara, con la squadra di Ferrara raramente in affanno, sempre cattiva e concentrata il giusto.
Una squadra che gioca fraseggiando e privilegia la tecnica e i tocchi nel breve (ora i piedi per farlo ci sono e vengono schierati), una squadra molto “europea” e probabilmente costruita apposta per andare avanti in Champions League e riempire le casse societarie.
Il paradosso di questa partita, che la Juve meriterebbe di vincere almeno con un gol di scarto in più, è che a consegnare agli archivi il tabellino del match viene da sorridere per via degli autori delle marcature; per la Juve un fresco ex madridista arrivato a Torino a parametro zero, più un altro parametro zero; per le merengues il giocatore più pagato della storia del calcio.
Per il resto, i giudizi sui singoli riguardano un rivedibile (molto rivedibile...) Felipe Melo, un grande Camoranesi, un buonissimo Cannavaro e un Chiellini ancora in ritardo ma in crescendo nel finale.
Quanto alle punte, buonissimo Amauri e ottimo Del Piero, autore dei due piazzati dai quali sono scaturiti i gol.
Ora la squadra di Ferrara attende in finale l’Aston Villa, altra squadra (dopo il Real Madrid) che evoca dolci ricordi di una grande Juve.
L’appuntamento è per questa sera alle ore 22.00, nella speranza che il cammino della Juve di quest’anno (che magari non porterà trofei, in fin dei conti vince uno per ogni manifestazione, o no?) possa far divertire i suoi tifosi e non più gli avversari.