21a giornata. L'Inter stravince

IbraTurno infrasettimanale a tutto vantaggio dell'Inter che guadagna tre punti preziosi in trasferta e vede aumentare il suo distacco sulla seconda di ben sei lunghezze. Vince in campo, ancora senza convincere, ma vince soprattutto negli studi televisivi, dove interpreta con sicurezza il ruolo di prefica, la scorsa settimana addebitato ad altri da Mourinho.
Il regolamento parla chiaro. E per chi ha giocato a calcio, le regole in questione sono come le tabelline per un aspirante matematico. Il goal annullato a Paolucci era validissimo. L'intervento di Morimoto non è in gioco pericoloso, nè in gamba tesa. Interviene in anticipo, mettendoci il piattone, non può essere sanzionata la gamba tesa. Quanto al gioco pericoloso, ogni calciatore, piccolo o grande che sia, conosce il discrimine tra quanto si possa tenere alta la gamba e quanto l'avversario possa abbassare la testa. Gli interisti non ci crederanno, ma ogni arbitro ne è ben conscio: a volte persino abbassare la testa è considerato gioco pericoloso, in quanto si impedisce all'avversario di poter intervenire in modo che non sia pericoloso.
Non è probabilmente questa la fattispecie perchè Burdisso si muove in maniera "missilistica", ma certo non può essere in alcun modo imputata una sanzione a Morimoto, il cui intervento è pienamente corretto.
Goal annullato ingiustamente, goal del possibile 1-1.
L'espulsione di Muntari, invece, definita dagli opinionisti d'area "scandalosa", è al contrario lapalissiana. L'intervento è da dietro e pericolosissimo. Probabilmente il più classico caso di fallo da rosso diretto. Non conta la volontà di far male, che non c'è (semmai un eccesso di foga), l'intervento è da espulsione per definizione, in quanto tra i più pericolosi e prima causa di infortunio. Le istituzioni internazionali tutte lo hanno chiarito a più riprese e si sono raccomandate per la corretta applicazione della regola.
Ebbene, in televisione, con sgomento, ho scoperto che il goal annullato si prestava a mille distinguo da parte degli opinionisti, con l'interista di turno a difendere la legittimità della decisione arbitrale. L'espulsione di Muntari, invece, un episodio scandaloso, tale da far dubitare della buona fede dell'arbitro. E giù a snocciolare presunti torti all'Inter, anche in questi tre anni. Li derubano dalla notte dei tempi.
Hanno stravinto dunque, allungando la distanza dalle inseguitrici, ma soprattutto vantando futuri crediti nei confronti degli arbitri, in una giornata in cui l'arbitraggio li ha favoriti. Possiamo far loro i complimenti. Con due postille:
1) Questo spiegamento di guerra in televisione, visto particolarmente aggressivo nella giornata di ieri, sta a indicare che il problema di giustificare una situazione arbitrale strana c'è, eccome. Il prof. Boeri direbbe probabilmente di più a riguardo.
2) Qualcuno, dotato di un minimo di onestà intellettuale, si potrebbe accorgere che questo perpetuo gridare "Al lupo! Al lupo!", anche quando, chiaramente, il lupo toscano non c'è più, potrebbe dare ad intendere che il lupo non c'è mai stato. C'erano solo gli abbaiatori.
Dal punto di vista tecnico, l'Inter ha comunque gestito bene la gara, rischiando effettivamente poco, dopo essere passata in vantaggio con Stankovic, grazie anche a una dormita della difesa catanese. Un centrocampo infarcito di muscolari non garantisce certo un gioco brillante, ma per difendere il risultato è essenziale. Tanto là davanti c'è Ibra, che infatti insacca il secondo goal, di pregevole fattura.
Anche qui una postilla: la fisicità del gioco dell'Inter è un punto di forza nell'arco di un campionato, sopratutto quando le partite si succedono a ritmo intenso; in Europa, però, parla la storia dell'Inter manciniana: non si va da nessuna parte. Mourinho è stato chiamato anche per imprimere una svolta offensiva che aiutasse la competitività internazionale. Questo non è accaduto.
Non è squadra da campionato, invece, il Milan, che fatica a mantenere il passo per 38 partite o anche solo per 90 minuti. Gioca un primo tempo gradevole, con una circolazione di palla più veloce del solito e una difesa che esegue bene i movimenti, accorciando la squadra e rischiando poco. David Beckham, poi, non è una figurina. Noi lo sapevamo bene perché sulla sua professionalità aveva garantito Fabio Capello. Segna un bel goal su punizione, beffando con intelligenza il colpevole Rubinho, regala saggi della sua facilità di calcio con aperture da 40 metri che terminano placide sui piedi dei compagni, sopratutto si distingue per acume tattico, occupando sempre la posizione giusta in funzione delle esigenze della squadra. Il punto è: non sarà diventato fin troppo Pirlo? Giocare con due registi, ovunque siano dislocati in campo, è un'idea ardita, francamente difficile da realizzare. Questa partita però dice il contrario, il Milan infatti arranca appena Becks lascia spazio a Flamini. O appena, a proposito di doppioni, inserisce Ronaldinho per Pato (bene anche ieri sera), a replicare un già spento Kakà. Il possesso si fa decisamente meno fluido, e senza sbocchi. Il Genoa si infila negli spazi, e la difesa rossonera non ha le qualità per proseguire il buon lavoro messo in mostra nella prima frazione. Il solo Abbiati si oppone stoico agli attacchi genoani, ma alla fine, dopo ripetuti tentativi, il solito Milito insacca, sfruttando la staticità della difesa del Milan, in testa il neoacquisto Senderos, e regalando al Genoa il pareggio.
Fischi al pubblico di San Siro che fischia Seedorf, che esce per Jankulovski (Ancelotti sbaglia 3 cambi su 3). C'è un limite all'ingratitudine.
Della Juventus parla più diffusamente Claudio nell'altro articolo. Qui ci basterà dire, più in chiave generale, che probabilmente non è un caso sia scivolata nel turno infrasettimanale. Zanetti e Del Piero erano indisponibili secondo Ranieri, chi li ha sostituiti non è stato all'altezza. Per il resto, niente turnover, e si è pagata la scarsa brillantezza. Forse si pone una domanda: è necessario arricchire la rosa a gennaio? Uno sforzo economico consistente per un obiettivo, quello dello scudetto, che, nonostante la brutta partita di Udine, non è certo da archiviarsi. La Juventus recupererà giocatori importanti e Ranieri si potrà prendere il lusso di alternare. Dovrà dimostrare di saperlo fare. Per quanto mi riguarda, appartengo ancora alla schiera degli ottimisti.
La Roma, come ampiamente previsto, torna a un solo punto dalla zona Champions. Recupera Totti sin dall'inizio, ma non gioca granché bene. Il capitano segna un goal fortunato, celebrato con una danza da vero tamarro. Il Palermo però gioca meglio e pareggia con un bel goal di Cavani. La Roma passa ancora con Brighi, ma rischia anche diverse volte, con Simplicio che spreca da pochi passi, imitato da Vucinic.
Ballardini se la prende con Spalletti: "Ti è andata bene". Ha ragione, ma per la Roma può andare anche meglio, a pieno organico. Oggi squadra lunga e che patisce l'impegno ravvicinato.
Il Palermo offre una prova incoraggiante in trasferta, come raramente quest'anno. Avanti così, può ambire ad una posizione a ridosso delle prime.
Combatte infatti con Fiorentina e Napoli, che offrono entrambe una prova deludente. Pare una gara di recriminazioni tra due squadre vittime recenti di errori arbitrali. La saga può continuare, con un paio di episodi favorevoli ai viola. Con chi gioca il Napoli, settimana prossima?
Altra squadra di grandi ambizioni, ma in caduta libera, la Lazio.
Peccato Cassano non abbia giocato contro l'Inter. Veramente, senza retorica, si può dire che valga il prezzo del biglietto, in giornate così. Conosce l'arte del dribbling come forse nessun'altro oggi, segna un goal bellissimo con un colpo a giro, lotta con caparbietà. Non sarà mai un Del Piero, ma a suo modo è un campione. Che deve rimanere alla Sampdoria, per essere tale.
La Lazio, fino ad ora meno negativa dei concorrenti in trasferta, stramazza al suolo e accusa un certo nervosismo. Ribadiamo: non è più il campionato aziendale, può lottare solo per la UEFA.
Si conferma il Cagliari, che batte un buon Siena. Vittoria importante e che segnala una continuità di risultati, in rapida sequenza, davvero impressionante.
Brutto passo falso dell'Atalanta, tradita dal portiere Coppola, che regala tre punti importanti al Bologna in trasferta.
La squadra emiliana lascia al loro destino Torino, Chievo, Lecce e Reggina, che falliscono occasioni importanti negli scontri diretti per guadagnare punti preziosi. La lotta per non retrocedere si prospetta a quattro.