Tre punti avanti, un passo indietro

MarchisioNel giorno in cui la Juve ricorda l’Avvocato Agnelli, a sei anni esatti dalla scomparsa, il campionato propone una partita tradizionalmente rognosa per i bianconeri. Arriva la Fiorentina di Prandelli, società storicamente amante della Juventus come Freddy Mercury amava le donne. L’incontro è stato preparato in settimana dalle dichiarazioni di Della Valle e Felipe Melo, i quali lamentavano la scarsa considerazione che gli arbitri avrebbero avuto nelle ultime domeniche per la Fiorentina.
La squadra di Prandelli parte concentrata ma nei primi dieci minuti i pericoli si materializzano dalle parti di Frey, con due fiammate di Del Piero e Marchionni, che in due occasioni si invertono i ruoli di suggeritore e stoccatore spaventando il portiere francese. Qualche istante dopo, ululati viola al cielo per un contatto Jovetic-Mellberg, con il riccioluto fiorentino che cade a terra sul posto, dopo un impercettibile contatto con lo svedese. Lo svedese tocca l’avversario, ma l’acrobatico serbo in viola crolla a terra invece di sfruttare la posizione favorevole e la condizione di equilibrio che nonostante il contatto, ancora conservava. Al bamboccio vestito di quel colore funebre ci sentiamo di dire solo: impari a stare in piedi, come ha fatto il tanto vituperato tuffatore Nedved non più tardi di una settimana fa per un contatto identico in area laziale. Da segnalare che l’azione prende il via da una carica reiterata di due uomini ai danni di Cristiano Zanetti, carica sulla quale Saccani sorvola colpevolmente. La cosa suscita alcuni minuti di commenti da parte e di parte dei soliti due scienziati del microfono, Bergomi-Caressa, intenti ad incensare la Fiorentina ad ogni minimo attacco, e a recriminare sull’errore arbitrale pro-Juve.
Ma, come spesso accade, i due amiconi del satellite si mostrano una volta di più degli autentici talismani, soprattutto quando si lanciano in profezie evidentemente troppo “parziali”. Cosa diciamo del commento che segue, a firma dell’ex Zio piagnone? Attenzione: “Fabio, secondo me prima o poi il buco per entrare nelle maglie della difesa juventina i viola lo trovano”. Notevole, Nostradamus in confronto si rivela sempre più un dilettante, perché contemporaneamente Del Piero con un tocco geniale si beve mezza squadra avversaria (avete letto bene, mezza squadra) e spedisce Marchisio solo davanti a Frey. Il ragazzo uscito dal vivaio conclude con la freddezza di un attaccante vero, festeggiando il suo primo gol in serie A. Grazie Zio Bergomi per il vaticinio, mercoledì ancora, mi raccomando!
Palla al centro e la Fiorentina sembra accusare il colpo, con Nedved a sciupare un’occasione enorme, creata dalla caparbietà di Amauri, in versione incubo di due difensori viola i quali perdono palla a vantaggio di Del Piero, rapido nel servire una palla splendida al ceko, che la spreca malamente con qualcosa che non è un tiro e neppure un cross.
La Fiorentina ribatte colpo su colpo e crea due buone occasioni potenziali; la prima con Gilardino, pescato in posizione regolare ad eludere la difesa juventina ma ben anticipato da Buffon; la seconda con Santana che da buona posizione colpisce il braciere olimpico situato all’esterno dello stadio. I viola hanno il predominio a centrocampo; la mancanza di Sissoko si sente, manca la sua fisicità, e Zanetti mostra di non essere ancora pronto, impressione già ricavata dalla gara di Roma. A Cristiano mancano ancora ritmo, reattività e soprattutto la lucidità per interpretare le due fasi, caratteristiche che ne hanno fatto un perno nello scorso campionato. In questo momento la coppia ideale sembra essere Sissoko-Marchisio.
Il minuto 33 offre, finalmente, motivi di reclamo giustificati al “dinamico duo microfonato”. Tutto parte da Pasqual, che crossa per Santana, il quale colpisce di testa e manda la palla a sbattere contro la traversa; sulla ribattuta Montolivo calcia, Buffon non trattiene e respinge alla Carrizo, cioè sui piedi di Gilardino che segna. Gol annullato per fuorigioco, che il replay mostra non esserci, anche se l’“incrocio” è difficile da valutare, molto meno di quanto voglia far credere la coppia d’oro di Sky, che nel corso della gara rivedrà un po’ l’iniziale atteggiamento da “che scandalo!”.
Il tempo si chiude con un’opportunità per parte: per la Juve una nuova invenzione di Del Piero mette l’ispirato Marchionni davanti a Frey, ma il portiere francese vince il duello sulla doppia conclusione effettuata dall’esterno romano; dalla parte opposta i prediletti del signor Tod’s sfiorano il pareggio su un cross di Montolivo, letteralmente gettato al vento dal pasticcio tra Gamberini e Kroldrup, impegnati ad ostacolarsi a tu per tu con Buffon.
A metà partita, possiamo confortare il caro Felipe Melo: dopo tanto blaterare in settimana, almeno un appiglio lo trovi, bravo! Ma c’è tutto un secondo tempo, e da come la partita si sta svolgendo, è certo che la Fiorentina pareggerà. Almeno dovrebbe. Solo che nella ripresa la Juve, in evidente inferiorità tattica (soffre una squadra così aggressiva e con centrocampo e attacco così folti) e pure fisica, decide che è il momento di giocare da provinciale e nonostante alcuni affanni e la pressione toscana sempre più massiccia, rischia grosso in realtà in una sola occasione, quando una deviazione di Gilardino, “alla Gilardino”, costringe Buffon a liberarsi delle titubanze che fino a quel momento lo avevano attanagliato e, con un pezzo di bravura dei suoi, a negare il gol all’ex milanista. Il tempo scorre e la squadra di Ranieri ricomincia ad uscire dal guscio, fino a sfiorare il raddoppio con un gran destro di Grygera che Frey manda in angolo, a conclusione di un’altra bella azione sull’asse Del Piero-Marchionni.
Gli spazi si aprono e Marchisio origina un’azione conclusa da Del Piero a pochi passi da Frey in un modo non da lui; gli uomini di Prandelli si innervosiscono e Gamberini e Zauri vengono graziati quando meriterebbero due gialli (il centrale ne avrebbe meritato uno anche nel primo tempo). Bonazzoli entra a dar manforte alla causa viola, ma la difesa bianconera regge, con Buffon che col passare dei minuti acquisisce sicurezza: per lui l’errore sul gol annullato viene azzerato dalla prodezza sul Gila. Jovetic continua la sua personalissima gara di tuffi, ma la paletta della giuria non sembra premiare particolarmente lo stile del giovane slavo. Esce Del Piero (poco continuo ma assolutamente illuminante in certi suoi gesti tecnici) che non la prende bene, e al suo posto entra Giovinco. Il piccolo fantasista ha subito l’opportunità per chiudere il match, ma Frey risponde bene complice una palla troppo allungata dalla Formica Atomica; sul prosieguo dell’azione, Marchionni si invola sulla fascia, potrebbe tirare ma preferisce servire Amauri a centro area: risultato, la palla passa lenta davanti alla linea di porta e nessuno interviene.
In conclusione, una Juve in difficoltà causa squalifiche e segnali di calo fisico ha ragione di una buona Fiorentina, che avrebbe meritato il pari. La squadra di Ranieri nel 2009 ha sin qui mostrato segni di appannamento e non riesce ad esprimere la brillantezza che mostrava nella parte finale dello scorso anno. Non un calo tipo quello dell'Inter, ma indiscutibilmente una frenata c'è stata. Va detto che, episodi da moviola a parte (molto più enfatizzati che realmente scandalosi, ma non è una novità), la Juve di stasera era piena di incognite: già detto di Buffon, Zanetti e dell’assenza di Sissoko, le negatività di serata riguardano il De Ceglie sempre in difficoltà in fase difensiva (preso in mezzo da Zauri e Kuzmanovic o Santana), confermatosi ancora grezzo con un paio di interventi maldestri e inoltre pressoché nullo in fase offensiva. Quello di terzino non pare proprio essere il suo ruolo, Molinaro è tatticamente molto più maturo. Positivo Amauri, un vero leone, bravo e decisivo Marchisio (dodicesimo marcatore juventino in campionato; poi dicono che non abbiamo soluzioni...) ma stasera la palma del migliore in campo va di diritto a Marchionni, generoso e infaticabile sia in fase offensiva che in contenimento. E ora tutti davanti alla tv, domani Milan e Inter proveranno a rispondere agli attacchi sul campo e, per parola del presidente Onestissimo, anche da fuori, dove a suo dire si sta creando "un clima artificiale anti-Inter che non va assolutamente bene". Certi soggetti non sanno proprio cosa sia la vergogna.

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PRIMA DELLA SFIDA, COBOLLI INDIETREGGIA. Oggi è il 6° anniversario della scomparsa dell’Avvocato Agnelli, probabilmente l’uomo nel quale la Juventus si è maggiormente identificata. E viceversa, ovviamente. Questo nell’immaginario collettivo di tifosi bianconeri e avversari, gli uni rassicurati da una guida così prestigiosa, gli altri a ingurgitare bocconi amari e a sbraitare. Ci manca l’Avvocato, grazie al quale si poteva andare a testa alta e dirsi orgogliosi della propria storia, mentre da quando il presidente della Juve si chiama Giovanni Cobolli Gigli, l’uomo chiamato sul ponte di comando bianconero nel momento peggiore della storia bianconera, le dichiarazioni ondivaghe son diventate la regola.
Dopo la sentenza di primo grado al processo GEA aveva espresso un coraggioso: "Se in futuro constateremo che ci saranno altre assoluzioni o sentenze miti, allora dovremo avere la coscienza che gli scudetti della Juventus sono 29 e non due di meno, che ci sono stati tolti, dovranno restituirci due titoli".
Ma è già di ieri la rettifica, in un'intervista del "Corriere della sera": "Nella nostra testa gli scudetti vinti sul campo restano 29. Poi c'è la giustizia sportiva che ha specificato che i campionati vinti dalla Juve sono 27 e noi abbiamo accettato questo verdetto. L'abbiamo accettato dopo un arbitrato che è una pietra tombale sulla questione. Però, come Galileo Galilei, mi sento in diritto di pensare "eppur si muove"...". E se da Napoli si giungesse ad un’assoluzione o a una sentenza mite?: "Non cambierebbe nulla. Vorrei che sia chiaro. La Juve ha accettato di far parte di un club e ne rispetta le regole. Anche se il club deve prendere decisioni "affrettate", e non lo dico in senso negativo ma solo temporale, per garantire la propria sopravvivenza".
Qual è la ragione di questa frettolosa retromarcia? C'entrerà l'intervento che una settimana fa il presidente federale più insipido che la storia ricordi, al secolo Giancarlo Abete, ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport (mumble mumble...)?: "Sono indignato da Moggi in tv. Non si possono correlare i processi penali con quelli sportivi. Non ci saranno revisioni delle sentenze che sono basate su fatti incontrovertibili che si sono verificati" .
Cosa potrebbe temere Cobolli? E cosa Gigli? Ecco perchè ci manca l’Avvocato: chi avrebbe potuto intimidirlo? Di certo non un Abete qualsiasi. Soprattutto in un momento in cui si viene a sapere che un dipendente della società che uno di questi due scudetti così "nostri, anzi no" l’ha scippato e portato a casa ha sconfessato il credo aziendale, affermando che quel titolo è stato vinto "in segreteria".
Una cosa così juventina da Corso Galfer non la sentiamo pronunciare da due anni e mezzo, dovevamo aspettare le voci da Appiano.
Cobolli Gigli che parla da interista e Mourinho da juventino: se ci fosse Lucianone, assisteremmo in breve a un nuovo scambio tipo Cannavaro-Carini.