Con la Lazio un'occasione persa

MellbergOccasione persa, nonostante la Lazio abbia fatto un discreto primo tempo, perché la ripresa della Juve poteva far sperare di più. Alla luce del risultato dell’Inter, la Juve approccia la partita col piglio sbagliato. Si obietterà: la Lazio ha iniziato più convinta e ha messo alle strette gli uomini di Ranieri. Tutto vero, ma chi ha un obiettivo così importante deve sentire l’odore del sangue e aggredire l’avversario dalle prime battute.
Invece la Juve parte contratta e insiste con lanci lunghi per le punte, facile preda dei difensori laziali, e il pressing della squadra di Rossi obbliga i difensori juventini a sbarazzarsi in fretta della palla: a tratti, sembra di rivedere la gara con l’Inter. Tutto questo predominio laziale produce in realtà solo due velleitari tentativi da fuori di Lichsteiner e Ledesma. Finchè Manninger decide, finalmente, di far rimpiangere Buffon per un clamoroso errore di valutazione su una punizione battuta da Ledesma e indirizzata verso il centro: traiettoria sottovalutata dall’austriaco che esce troppo e si fa scavalcare dalla palla, che si insacca nonostante un estremo tentativo di intervento del numero 13 juventino. Un erroraccio, come quello che il “numero 1 bis” ripete qualche istante dopo, quando respinge verso il centro dell’area un sinistro di Rocchi: per fortuna Legrottaglie disturba il tentativo di conclusione di Zarate, che spara alto.
La Juve resta a guardare, ma all’improvviso si scuote e conquista il suo primo calcio d’angolo; Del Piero calcia, Mellberg colpisce di testa e Carrizo viene irrimediabilmente battuto. Il resto del tempo offre una gara ancora equilibrata, ma la Juve crea i presupposti per essere pericolosa con Amauri e Nedved, mentre sul fronte laziale non si segnala nulla. Resta il rammarico per una mezz’ora regalata in toto ai laziali: perché è servito lo schiaffo per tirare fuori gli attributi?

La conferma di ciò è l’approccio alla ripresa, che è tutta un’altra storia; evidentemente negli spogliatoi qualcuno deve aver corretto il tiro. Mettiamoci pure il calo fisiologico della Lazio che, comunque, a nostro parere ha inciso meno di quanto si pensi. Zanetti e Sissoko salgono di tono, il maliano sfiora il gol costringendo Carrizo ad un intervento in due tempi al termine di una percussione delle sue, mentra l’italiano migliora ma sembra ancora non del tutto pronto. La partita è in mano alla Juve, Amauri, Marchionni e Nedved concludono a rete e il ceco a colpo sicuro trova Lichsteiner a respingere, il tutto dopo un abbraccio con cui lo stesso difensore laziale aveva cinturato Amauri.

Che la partita si possa risolvere a favore della Juve si intuisce dall’atteggiamento di Delio Rossi che si copre mentre i suoi uomini perdono tutti i duelli individuali. Un errore di misura di Nedved, che sbaglia di poco un filtrante dopo aver recuperato palla sulla mediana laziale, e Carrizo anticipa in uscita Del Piero. Ma la fase cruciale è quella intorno alla mezz’ora, quando prima Marchionni e poi Amauri eccedono in personalismi e al limite dell’area cercano la soluzione individuale invece di offrire palla a compagni nettamente meglio piazzati, gettando al vento due evidenti situazioni di superiorità numerica. Sussulto biancoceleste con Zarate, che lanciato in uno contro uno con Molinaro (già ammonito, salterà la Fiorentina con Sissoko, giallo anche per lui) in seguito ad un rimpallo, scivola permettendo il recupero del reparto. Bravo Molinaro a temporeggiare, come lo sarà quasi al termine quando argina l'intervento di Foggia, e completa così una buona gara della difesa, positiva anche in Mellberg, bravo dietro (provvidenziale un suo anticipo aereo su Rocchi), decisivo sotto porta e diligente anche in fascia dove ha supportato bene Marchionni, altrettanto positivo seppur egoista in un frangente che poteva essere decisivo. Poco preciso Marchisio, subentrato a Zanetti e non all’altezza delle ultime prestazioni, e troppo tardivo l’inserimento di Giovinco, al posto di un Del Piero meno brillante del solito. La palma di migliore in campo tocca a Legrottaglie, sempre impeccabile e autore a quattro minuti dal termine di un tiro dal limite che Carrizo può solamente guardare sbattere sul palo.
Menzione particolare per Ariaudo: all’esordio in campionato dal primo minuto su un campo difficile come l’Olimpico, contro una squadra che fa del credo offensivo la sua arma principale, il nemmeno ventenne prodotto del vivaio supera l’esame senza sbavature. Il fuorigioco pressoché perfetto gestito da Legrottaglie non lo ha mai visto fuori tempo, cosa che per un debuttante non è da sottovalutare.

In conclusione, i punti di distacco sono tre, poteva essere uno soltanto: se cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire che l’Armata Speciale Nerazzurra costruita per spaventare la Galassia e dominare l’Universo alla fine del girone d’andata è dove doveva essere negli intendimenti dei signori di Via Durini e nelle previsioni a senso unico firmate dagli ultras di Via Solferino. Ma non con il vantaggio “monstre” che i fanatici della Mourinho’s band pronosticavano.

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