La Juve è la Juve. Il Milan è l'Inter

MourinhoInter: un punto in casa un po' per caso - Nel pomeriggio di sabato, il pensiero stupendo mi sfiora: "Qui a Milano fa un freddo becco. Se Ibra si stira, vinciamo il campionato.". Dimentico che il ragazzo è venuto su a Malmoe ed è ben temprato: pur offrendo una prova non esaltante, firma il pareggio dell'Inter, apparsa decisamente in difficoltà contro il Cagliari.
Mourinho ci mette del suo, schierando una formazione infarcita di incontristi, a centrocampo Chivu, Cambiasso e Muntari, con il solo Figo a supportare le punte. Quando il portoghese prende palla sul mio schermo lampeggia una R, quella di replay. Troppo lento e macchinoso nel gestire palla, imbarazzante quando brucia un paio di contropiedi, facendosi recuperare un metro al secondo.
L'Inter soffre molto le incursioni centrali di Cossu e il gioco ordinato del Cagliari che cambia bene campo sugli esterni Fini e Biondini. Negativi, ma importanti, i recuperi di Chivu e Samuel, entrambi apparsi indietro con la forma, ma determinanti per il prosieguo della stagione. Determinanti ma non essenziali. Gli insostituibili di questa Inter sono infatti il solito Ibra e Maicon, ieri assente. Il brasiliano consente l'alleggerimento del gioco da parte dei centrocampisti in affanno e un rapido e repentino fronte di attacco che si apre. Javier Zanetti, che lo sostituisce, nonostante gli elogi dei telecronisti, non è all'altezza. E' il solito Zanetti, innamorato del pallone e poco concreto. Quando viene su, nonostante i grandi affanni e le cariche a testa bassa, se va bene porta a casa un calcio d'angolo. Che faccia un dribbling solo o quei dodici che infiammano la folla. Un'Inter senza idee sta in piedi solo fino a che il Cagliari non trova coraggio. Lo trova nel secondo tempo, quando attacca con decisione. Trova il goal con Acquafresca, prudente nell'esultare, dopo uno svarione di Samuel. Mourinho improvvisa un cambio dilettantistico, dentro due punte a caso, fuori due giocatori a caso. Poco prima aveva cambiato Figo con Quaresma. La musica non era cambiata. Il Trivela sembra specializzato in assurdi cross dalla due terzi ed è inconcludente: quando però ha l'occasione di servire un buon cross, calcia in porta da posizione defilata. Da oratorio.
I cambi di Mourinho regalano la partita al Cagliari, che ha 5 nitide occasioni da goal. Sbaglia Biondini in modo ingenuo, Cossu per troppa foga e infine Acquafresca fallisce il match point a porta vuota. Al Cagliari manca un vero giocatore di classe per chiudere la questione. L'Inter trova Crespo, subentrato, che con un'ottima giocata smarca Ibra davanti alla porta per il goal.
Bravo Mourinho a inserire Crespo? Fortunato. L'Inter è da dimenticare, ma si avvicina al pieno organico, attendendo la fine della telenovela Balotelli.
Buona la prova dell'arbitro Pierpaoli, che commette un solo errore fermando Biondini lanciato verso la porta per un fallo inesistente.

A proposito di Moggi.
Nell'altro anticipo, vedo invece una squadra che gioca bene a calcio. Un calcio offensivo, ben organizzato, con gli uomini giusti al posto giusto e una difesa che non viene lasciata allo sbando.
Parlo del Genoa di Gasperini. L'allenatore piemontese è arrivato alla Juventus nel 1994 (ricorda qualcosa?), facendo tutta la trafila delle giovanili nella Juve della Triade. Poi è approdato al Crotone, che fino a ieri era una società controllata da quei delinquenti della GEA. Il marchio di fabbrica è chiaro: è una persona seria questo Gasperini, nonostante abbia una vocina più stridula di quella di Ilaria D'Amico.
Le sue sono squadre serie, e senza velleità circensi. Giocano un calcio veloce, ricco di cambi di fronte, senza rinunciare a compattezza e solidità. Laddove non sono riusciti Spalletti e Ranieri, riesce lui. Si pensi a Criscito o a Ferrari, entrambi giocatori discutibili, ma in questo momento impeccabili. Oppure Bosko Jankovic, oggetto anonimo a Palermo in mano a Guidolin e Colantuono, oggi in piena maturazione. Il 3-0 al Torino, affrontato con la pesante assenza di Milito, dice questo.
Oltre a dire di un Torino inguardabile, sopratutto in difesa. Il Toro soffre ormai da anni di una crisi che è in tutto e per tutto ambientale. Come gli interisti si sono crogiolati per un decennio con la vuota retorica della "Pazza Inter", i granata si macerano nell'altrettanto vuota retorica del "tremendismo". Per i loro commentatori, in testa Ormezzano, quello che ci vuole sono sempre più palle, sempre più attaccamento alla squadra, sempre più atti eroici. Non è il calcio di oggi, e il Torino non può ambire a rappresentare un'eccezione. Ci vogliono i giocatori buoni, e nei posti giusti. Ora chiedono a gran voce un altro calciomercato, ma Cairo in pochi anni ne ha già fatti troppi, comprando troppi giocatori di scarso valore, e affidandosi alle idee dei personaggi sbagliati, come il grande accusatore di Moggi, Antonelli. Sei punte centrali e nessuna esterna rendono bene l'idea di un mercato approssimativo.
Il Genoa insegna: bisogna sì costruire una squadra, ma ci vogliono anche i Milito e i Tiago. Quest'ultimo, per rendimento, fa impallidire il già pallido omonimo bianconero. Il Genoa è oggi in zona Champions, il Toro nei bassifondi. Eppure è arrivato in serie A con un anno di anticipo. Riflettere.

Lotta per la Champions e lotta per la B.
A proposito di bravi allenatori e degli ex-delinquenti della GEA, buona prova anche per il Lecce di Beretta che batte la Fiorentina 2-1. Apriamo il fronte arbitrale: i due goal leccesi erano entrambi in probabile fuorigioco. Prandelli se ne lamenta, ma la sua Fiorentina è ancora troppo discontinua e, sinceramente, tolto l'acquisto di Gilardino, sembra che le idee di Corvino abbiano subito un colpo d'arresto in fase di calciomercato. Felipe Melo, oggi a segno, non sembra meglio di un Liverani, Vargas e Comotto non sembrano valere i soldi spesi, Jovetic è ancora un ragazzino in tutti i sensi. La Fiorentina è bella e simpatica, ma il salto di qualità non lo fa mai. Vedremo come reagirà all'infortunio di Mutu, uscito in barella, che ne avrà almeno per un mese.
Una diretta concorrente, il Napoli, usufruisce invece della cattiva vena dell'arbitro Celi. A fine primo tempo, fischia la fine della frazione con Morimoto che sta per insaccare qualche secondo prima dell'effettivo termine. Era l'orologio di Sky a essere indietro? Parrebbe. Nel secondo tempo, concesso un rigore ai partenopei per un fallo di mano di Terlizzi francamente discutibile, e sul goal della vittoria di Maggio il sospetto di un fallo in precedenza. Il Napoli comunque tiene bene in classifica. Chi crollerà alla distanza: Genoa o Napoli? I liguri sembrerebbero avere più sostanza, i campani qualche santo in paradiso in più. Vedremo.
In coda, pareggio tra Chievo e Bologna. Di Carlo lo vede mezzo pieno, Mihajlovic mezzo vuoto. Il passo è quello del Torino, i problemi di gioco e solidità difficilmente risolvibili. Non gioca male invece la Reggina, ma è fragile e ingenua. Si fa recuperare e sorpassare dalla Lazio, con una tripletta di Pandev, tornato definitivamente alla ribalta. I biancazzurri contano su un attacco di grande livello, ma su una difesa ancora troppo ballerina per ambire alla Champions, il livello non è più quello del campionato aziendale di due anni fa. E Diakitè, che già ha regalato la partita all'Inter, oggi di nuovo disastroso, è un lusso che non ci si può permettere. Vittoria importante in trasferta però, questo 3-2 a Reggio. Con identico risultato il Palermo supera una battagliera Atalanta, nella sfida di metà classifica. I siciliani hanno una squadra che costa parecchio di più, e nelle giornate buone la differenza si vede. Del Neri, altro allenatore associato agli ex delinquenti, fa comunque tutto il possibile: la sua Atalanta è la squadra che ha il miglior rapporto punti/soldi spesi, e dimostra anche carattere, andando a recuperare due goal. Poi crolla nel finale.
Udinese e Sampdoria, due squadre in caduta libera, impattano invece un 1-1, che, se non altro, muove la classifica.

Lotta per il secondo posto.
La Juve è tornata una squadra cattiva. Anche oggi lo ha dimostrato, pur offrendo una prova sotto il profilo tecnico insapore. E' una squadra che si conosce però e che ha oggi un'identità. Speriamo che la prospettiva di vincere 3 scudetti, tenga il tutto in carreggiata. Deve ancora recuperare Buffon, Chiellini, Trezeguet, Camoranesi e Zanetti a pieno regime. Se ho scritto secondo posto, lo avrete capito, è per scaramanzia.
Non è cattivo invece il Milan. Per niente. Affronta una Roma che senza Totti è quello che è. Una squadra che ha una dipendenza dal suo capitano simile a quella dell'Inter con Ibrahimovic. Eppure guerreggia e trova soluzioni offensive importanti. Ancelotti schiera un centrocampo tutto di pieni buoni: Pirlo, Seedorf e Beckham dietro al tridente Ka-Pa-Ro. Il primo tempo è soporifero, giocato su ritmi ridicoli. Quando la Roma cerca il contropiede, però fa male. E su un buco di un imbarazzante Jankulovski, Vucinic segna un bel goal.
Nel secondo tempo qualcuno sfodera gli occhi della tigre. E' Pato che fa due goal in rapida successione, il secondo splendido, mostrandosi anche rabbioso come si conviene a un giocatore di calcio. Ronaldinho è invece poca cosa, il calcio ballato non è roba per noi. Beckham gioca dignitosamente, ma non incide, non ha la condizione atletica per farlo. Pirlo è in grave affanno, senza copertura. Seedorf e Kakà si prendono pause infinite. In tutto al Milan manca il nerbo, la solidità. Non riesce, come da tre anni a questa parte, a gestire il risultato con intelligenza e cinismo, e si fa rimontare con un altro bel goal di Vucinic.
Il pari è un verdetto. Il Milan ha grandi interpreti, ma poca solidità e convinzione. Difficile immaginarlo lassù a fine campionato. La Roma ha molti interpreti mediocri, tra cui i nuovi acquisti, ma ha recuperato un'idea precisa di gioco. Senza Totti però, la volontà non basta. Con Totti, chissà.
Per il momento, fuori dall'apotropaico, la lotta scudetto è a due. Il Milan si candida al ruolo dell'Inter di Mancini, quella di quando Ibra giocava nella Juve. La Roma ha davanti un'impresa disperata. Senza Champions, il prossimo anno si troverebbe ancora con un ottimo Totti. Ma forse soltanto quello.