Dalla Russia con onore

Giorgio ChielliniConfortante. E’ l’aggettivo che ci viene in mente pensando alla partita di San Pietroburgo, da molti ritenuta in sede di sorteggio quasi proibitiva, viste le presunte forze dell’avversario e le rigide condizioni climatiche che si sarebbero incontrate lassù.
La Juve ne esce abbastanza bene, vuoi per la voglia di dimostrarsi migliore di quella vista contro l’Inter, vuoi perché priva di eccessive pressioni (leggasi: qualificazione già in tasca). Ma quest’ultima condizione sarebbe stata un alibi buono a giustificare un’eventuale sconfitta, nel rispetto della retorica del “tanto non conta niente”. E, invece, conta eccome. Indipendentemente dall’obiettivo importante del primo posto da difendere, bisognava valutare la reazione caratteriale della squadra; se la serata di San Siro l’avesse ridimensionata o meno. E in più aspettavamo di capire come sarebbe stata affrontata la gara nel rispetto della regolarità della competizione, come faceva la vecchia Juve di Lippi.
In questo senso è un passo avanti, se ci ricordiamo di come sbragò la formazione in serie B contro lo Spezia, una volta ottenuta la promozione e l'indecoroso finale della stagione scorsa una volta ottenuta la matematica certezza dell'accesso ai preliminari di Champions League. Il ricorso ad un leggero turnover (Mellberg per Legrottaglie e Iaquinta per Amauri, più il ritorno dal primo minuto per Camoranesi), può significare sia una cosa che l'altra, e in entrambi i casi la sensazione è che la squadra abbia reagito seriamente, soprattutto pare aver dimenticato quanto successo a Milano. La risposta è venuta con una prestazione intelligente, in un clima prevedibilmente ostile e contro un avversario che si giocava le residue speranze di qualificazione agli ottavi.
Concentrazione e sacrificio ci sono stati, è mancata al solito un po’ di precisione ma tutto sommato nel computo delle occasioni nitide la Juve ha prevalso, colpendo due pali (il secondo dopo un’azione altamente spettacolare) e fallendo almeno altre due clamorose opportunità con Del Piero, mentre lo Zenit, oltre ad un gol annullato sul finire del primo tempo per un fuorigioco (dubbio) a seguito di un rimpallo, si segnalava per un paio di conclusioni nella fase finale del match effettuate dal costosissimo, quanto fumoso, portoghese Danny e per un palo colpito da Pogrebnyak con un gran tiro dalla distanza. Da segnalare le prove di Grygera e Chiellini e dei due centrali della mediana, al solito generosi e continui nel contrastare il miglior giocatore russo, Tymoschuck. Addirittura Marchisio si segnala per un intervento decisivo nel chiudere sul dribblomane Danny, che preferisce scartare anche l’ultimo ciuffo d’erba congelato piuttosto che concludere a rete. Discreta prova anche di Iaquinta e, per un Camoranesi partito nervoso come gli capita quando vuole strafare, ma in crescita costante col passare dei minuti, segnaliamo un Del Piero che conferma la buona condizione ma sbaglia un gol facilissimo, in modo davvero incredibile per le sue abitudini.
Ma stasera va bene così, nel giro di tre giorni si è interrotto il filotto di vittorie con una sconfitta ed un pareggio, quindi da sabato si dovrebbe teoricamente riprendere a vincere…
Alcune parole sugli avversari, che restano la delusione del girone: presuntuosi e inconcludenti, sono un gruppo che oggi ha esaurito le batterie (il campionato russo è finito sabato scorso con un deludente piazzamento in Coppa UEFA) con molti effettivi pronti ad andarsene, primo fra tutti il molto presunto fenomeno Arshavin (lo offrono a tutti ma non se lo piglia nessuno, giocatore convincente solo agli scorsi Europei). Due mesi fa questi russi venivano dipinti come lo spauracchio continentale dopo aver vinto la Supercoppa, e anche la gara d’apertura del girone a Torino aveva trasmesso l’impressione che lo Zenit fosse superiore a quella Juve. In quella partita, largamente in mano ai russi, la Juve pagò la soggezione e il timore verso un avversario ritenuto più forte ma, ancora più probabilmente, la squadra di Ranieri pagò l’emozione per un ritorno in Europa dopo due anni. In una competizione come la Champions League la differenza la fanno la mentalità e gli episodi piuttosto che la programmazione maniacale, e stasera la Juventus ha restituito ciò che all’andata aveva ricevuto, sprecando diverse palle gol e meritando quattro dei sei punti in palio nel doppio confronto.
La differenza l’ha fatta parzialmente la condizione fisica, ma soprattutto il credere nei propri mezzi, il sapere di potersela giocare con tutti ed in ogni situazione, basta avere la giusta tensione e la giusta umiltà. E’ la dimostrazione di quanto le cose possano cambiare in poco tempo, e che l’atteggiamento mentale è determinante. Che la squadra faccia tesoro dell’esperienza di queste due gare, la prossima volta in cui incontrerà avversari ritenuti superiori.

Nell’altra partita del girone il Real Madrid decimato dagli infortuni vince a Minsk e si qualifica, attendendo Juve-Bate per sapere in che posizione, anche se per il primato ci vorrebbe un miracolo, visto che alla Juve basta un pari contro la Cenerentola del raggruppamento per vincerlo. La vittoria delle merengues in Bielorussia non è stata agevole, bensì sofferta, coi padroni di casa che non meritavano la sconfitta, arrivata di misura grazie al carattere: e in questi casi a decidere è sempre Raùl.

Negli altri gruppi, pareggio 0-0 come all’andata tra Villarreal e Manchester United, che continuano il loro cammino speculare e si qualificano lasciando solo l’incertezza per il primato (inglesi favoriti) al giudizio delle difese di Aalborg (già certo dell’UEFA, andrà ad Old Trafford) e Celtic (che riceverà gli spagnoli). La seconda di questo gruppo sarà una vera mina vagante, come una tra Lione e Bayern (prossime avversarie in Francia per il primato, attualmente appanaggio di Benzema e soci), che superano Fiorentina e Steaua (in lotta per l’UEFA: decisiva la trasferta viola a Bucarest con due risultati su tre a disposizione di Prandelli), mentre Arsenal e Porto rispettano i pronostici, e in attesa di giocarsi ad Oporto la sfida decisiva per il primo posto, eliminano Dinamo Kiev (quasi in UEFA) e Fenerbahçe.