Quattro schiaffi ai rosiconi

AmauriLa Juve ottiene tre punti, e momentaneamente appaia l’Inter al vertice della classifica. Gustoso prepartita per gli abbonati di Sky, con il presidente Cobolli che ascoltava attentamente le digressioni di Boban (in giacca di velluto color vinaccia e cravatta coordinata: visione orrenda!) e soprattutto di Bergomi che, da studio, magnificava le qualità del Genoa manco fosse il Barcellona. Ebbene, l’ex uomo-Rinascente si rivolgeva all’ex capitano interista con un sorrisetto ironico: ”complimenti Bergomi per la sua accorata analisi …”, con riferimento all’enfasi con la quale "l’ex campione del Mondo per caso" illustrava le caratteristiche degli uomini di Gasperini.
QUATTRO polpette calde ad un Bergomi corrucciato al quale la separazione dal gemello Caressa (in telecronaca con Mauro: che le lamentele degli abbonati juventini di Sky abbiano finalmente sortito effetto?) ha probabilmente fatto aumentare il livello di rosicamento del popolare "Zio". Per lui, che aveva visto il Genoa maramaldeggiare contro la squadra del suo cuore non più tardi di 15 giorni fa, pronosticare un pareggio per 1-1 come risultato finale ("l’ho già detto in settimana, resto della mia idea") doveva essere la logica conseguenza di una vita passata a guardare gli avversari in bianconero col naso all’insù.

Venendo al fatto tecnico, la Juve aggredisce l’avversario sin dai primi secondi, lo mette all’angolo fino a quando dopo 6 minuti Grygera (che col Grifone deve avere qualche conto in sospeso: 2 gol in Italia entrambi ai rossoblu) approfitta di una palla vagante dopo un fallo su Del Piero per battere Rubinho. Da quel momento la squadra attende il Genoa, che si rende pericoloso con un colpo di testa di Ferrari, lasciato colpevolmente solo su calcio d’angolo, e su azione travolgente del capocannoniere Milito che però stringe troppo la conclusione graziando Manninger.
Il Genoa insiste a far gioco con un Palladino ispirato ma solo fino a 20 metri dalla porta avversaria: un film già visto. La Juve controlla bene con la buona prova del reparto difensivo, l'aiuto della buona sorte (che non guasta mai) e con l’ennesima conferma di Tiago, che lotta, corre e fa girare palla al confronto con un centrocampo aggressivo che schiera Juric, Marco Rossi e Gasbarroni, con Thiago Motta che perde il duello con il collega portoghese. E se ricordiamo cos’era il Tiago senza la "h" prima di Bologna-Juventus non possiamo che essere sorpresi da una simile metamorfosi. La differenza tra la Juve e il Genoa, indipendentemente dagli uomini che vestono queste maglie, la fa l’abitudine a puntare al massimo e questo si nota al 26° minuto: contropiede fulmineo con Amauri che scambia con Grygera il quale restituisce palla a centro area, dove il brasiliano "sfoglia margherite" (Nazionale o Seleçao?) salta mezzo metro più alto di Ferrari e mette alle spalle del portiere genoano. 2-0 nemmeno alla mezz’ora; signor Bergomi, come la mettiamo?
Un giusto reclamo genoano per un fuorigioco inesistente fischiato a Milito che conclude a rete, e un rimpallo fortuito su cross di Gasbarroni che si stampa sul palo concludono il tempo, non prima di vedere Molinaro (positivo anche stasera) sfiorare per la prima volta l’ingresso nel tabellino dei marcatori con la maglia della Juve; a tu per tu con Rubinho, il buon Christian conclude fuori misura sulle gambe di un difensore rossoblu.

Sull’occasione di Palladino in apertura di ripresa si spengono le velleità del Genoa, che resta abulico per tutto il secondo tempo con la Juve che controlla senza patire. La partita è virtualmente finita qui, e il Grifone che negli ultimi giorni aveva fatto tremare Inter e Udinese, spesso dominando gli avversari, si spegne lentamente. Una Juve che rischia nulla e gestisce la partita (altro progresso rispetto ad inizio stagione) sfiorando qualche volta la terza rete recupera Camoranesi (subentrato a Marchionni, generoso anche oggi) e concede la passerella finale ad Amauri. Nemmeno il tempo di entrare, per Iaquinta, e subito il risultato riprendeva quota: 3-0 con gol del calabrese, rigore di Milito per il meritato punto della bandiera per i liguri ma nel tempo di recupero il nuovo entrato Papastathopoulos (che sulle maglie scrive Sokratis per brevità) devìa nella propria porta un cross di Camoranesi (che aveva appena scherzato il deludente Criscito) diretto a Iaquinta.
4-1 e tutti a casa, prima partita in campionato della Juve conclusa con più di 2 gol all’attivo e un bel manico ad ombrello sbandierato sulla faccia dello Zio Bergomi, che nel dopo partita con fare deluso commenta la gara del Genoa con un laconico: ”Io l’avevo visto fare benissimo a San Siro contro l’Inter e stasera mi sarei aspettato qualcosa di più”. E ancora, con Gasperini in diretta, si lascia andare ad un’analisi tecnica singolare: ”Mister, l’assenza di Mesto, che contro l’Inter aveva messo in difficoltà un punto di forza come Maicòn, non le sembra che sia pesata parecchio?”, suscita in Gasperini una risposta sincera: “La Juve è una grande squadra, c’è differenza tra noi e loro e stasera ci hanno aggredito subito e siamo rimasti intimoriti ”.
Quella dell’assenza di Mesto è convincente come quella di chi azzardò favoritismi pro-Juve in merito alle squalifiche di Nastase, Gamberini e soci. Però su quelle sciocchezze ci hanno costruito la nostra rovina. Ora ci sono 9 giorni per preparare la trasferta di San Siro, sabato saremo spettatori della giornata e vedremo cosa succederà prima di Inter-Juve. La Juve di questi tempi deve temere soprattutto gli assalti che le potranno arrivare dai media, il modo in cui certa stampa "preparerà" la partita. Una Juve fino ad oggi "simpatica e perdente" suscitava tenerezze oltre il limite dell’ipocrisia; immaginiamo quali saranno i commenti ora che potrebbe tornare a dar fastidio.
Toccherà ai dirigenti dimostrare di saper difendere un patrimonio di milioni di tifosi. Dopo due anni assurdi, sarebbe il caso di iniziare a farlo.

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