Collina e i suoi boys nella bufera

Pierluigi CollinaCi avevano raccontato che Calciopoli avrebbe portato una ventata di freschezza e di pulizia.
Ci riempivano la testa di mielosi ossequi al Nuovo Che Avanza, ai Paladini della Ricostruzione, cui tutti avremmo dovuto esser grati per averci liberato dal Male, un Male identificato con l’uomo col quale era diventato difficile e penalizzante persino coltivare un rapporto di amicizia decennale, pena la persecuzione mediatica e l’ostracismo professionale. Un Mostro, in pratica, per dirla alla sua maniera. Un Mostro che ora si sta togliendo qualche piccola rivincita.
Il panorama arbitrale del post Calciopoli non è come quello precedente: è decisamente peggiore. Si assiste ad errori marchiani e ad uno spiccato senso di deferenza nei confronti di chi un tempo strillava. La compensazione sembra essere diventata una regola, le piazze più importanti vengono abitualmente protette e riverite. La famigerata Cupola moggiana, con i presunti sodali che dovevano favorire sfacciatamente la Juve (dati statistici alla mano, risulta esattamente il contrario) è stata sostituita da un gruppo di fedelissimi al "frequentatore di ristoranti nei giorni di chiusura", i cosiddetti 6/7 intoccabili che dispongono in modo quasi esclusivo della “torta” (leggasi: maggior parte delle gare in calendario) lasciando agli altri le briciole.

Se uno come Graziano Cesari, che l’epoca "maledetta" l'ha vissuta (e che continua a ribadire di non aver mai subìto alcun condizionamento in quell’ambito) dichiara che “non si possono mandare gli stessi arbitri a dirigere sempre le medesime squadre: in questo modo si diventa amico di questo o quel calciatore mentre un arbitro deve soltanto avere un profondo rispetto per il professionista in campo. Il calciatore fa il suo mestiere, l’arbitro è il giudice, niente di più”, qualcosa di strano c’è.
I nomi più “gettonati” sono sotto gli occhi di tutti: Rizzoli, Rocchi, Rosetti, Morganti, Saccani, Ayroldi; le punte di diamante del Nuovo Corso Colliniano.
La tesi della procura di Napoli sul "tesoro arbitrale" (una volta verificata l’attendibilità pari a zero sui presunti passaggi di denaro sui conti correnti tra i sodali della Cupola) consiste nell’accumulo di gare = accumulo di premi e rimborsi.
In questi due anni, la squadra di Collina sta facendo impallidire la precedente gestione proprio in questo senso. Collina se la cava grazie alla dialettica e lo charme che molti gli riconoscono, grazie ai media istituzionali che lo hanno eletto a beniamino del Nuovo, ma, in primis, grazie all’uomo che con lui ha da sempre un canale privilegiato: Adriano Galliani, che si schiera con il designatore nel bacchettare il suo tecnico, reo di aver criticato il finale dell’arbitraggio di Lecce-Milan.
"La partita era vinta, ci ha pensato l’arbitro, fischiando troppo, a rimetterla in discussione", queste le parole di Ancelotti, subito ripreso da Collina: "In Lecce-Milan sono stati fischiati 28 falli, nella media del torneo". E in serata giunge la precipitosa puntualizzazione di Galliani: "Ho già detto ad Ancelotti che non deve parlare degli arbitri. La società Milan desidera che di questo argomento se ne parli poco. Anch’io evito di discuterne perchè altrimenti darei degli alibi ai miei giocatori: quando un arbitro sbaglia, dico che la colpa è loro. Collina sta facendo molto bene, ha coraggio e ha preso decisioni importanti". L’intervento risolutore di Galliani appare come un’ammonizione alle parole di Carletto, e immaginiamo che in privato deve avergli rivolto un rimprovero del tipo: ma Carlo, come fai a lamentarti dopo quello che sin qui ti è stato concesso, praticamente ogni domenica? Non sarà mica un fallo sulla tre quarti al 93° a farti imbestialire? Piuttosto, pensa a piazzare meglio la difesa che da quattro anni sui calci piazzati sembra di marmo.
Furbo il sciur Galliani, che lunedì scorso rispose alle lamentele arbitrali di De Laurentiis ("Ho capito che nel calcio va in un certo modo, è uno spettacolo e io sono uomo di spettacolo. Se queste sono le regole mi adeguo …") con un altrettanto garantista: "Non capisco perché il Napoli non accetti la sconfitta". E già, caro Galliani, cos’è successo nel giro di qualche mese da farle cambiare totalmente indirizzo? O ci fa difetto la memoria nel ricordare quante e quali polemiche sollevaste lo scorso anno dal gol di Maccarone ( Siena-Milan) in poi? Non è strano un così netto cambio di rotta in una stagione dove il Milan parte dichiaratamente per vincere lo scudetto e molte situazioni spinose si risolvono con la benevolenza dell’uomo in nero?

Dall’altra parte del Naviglio si respira la stessa aria, magicamente ripulita dalla "banda di truffatori" e tutto fila a meraviglia. Errori arbitrali pro-Inter ce ne sono a bizzeffe, addirittura clamorosi; gli ultimi in ordine di tempo riguardano lo scontro al vertice con l’Udinese, ma da via Durini non si levano invettive moralizzatrici contro il Palazzo. Anche qui, strano. Data la proverbiale galanteria del presidente Moratti ci aspetteremmo un comportamento onesto ed imparziale. Gli stessi capi d’accusa che venivano rivolti alla presunta Cupola li ritroviamo parlando del trattamento riservato ai nerazzurri. Che usufruiscono di un generoso bonus in fatto di sanzioni disciplinari applicate ai loro tesserati, alcuni dei quali spesso decisivi; e la gestione di certe gare lascia spesso a bocca aperta. Falli di mano, interventi sistematici a metà campo, fuorigioco inesistenti diventano sanzionabili o meno a seconda del colore della maglia. Entrate pericolose sotto gli occhi di arbitri ed assistenti sono al massimo passibili di ammonizione, mentre altrove ricevono trattamenti di diverso tenore.
Illuminante in tal senso quanto dichiarato dal presidente friulano Pozzo che, a proposito del match di domenica "confidava in una maggiore equità del direttore di gara, caratteristica che ci avrebbe probabilmente consentito di portare a casa il pareggio". Aggiungendo, ironicamente, che: "A Cordoba mancava solo il mitra". Probabilmente la strategia nerazzurra di avere un "polemizzatore" come Mourinho è più azzeccata di quel che immaginiamo: trascinare l’odio e il livore verso la sua figura per lasciare che le nefandezze del campo passino sotto traccia.
E il risultato è che le due milanesi tacciono e incassano favori e punti, in un clima quasi idilliaco (nonostante alcune finte scaramucce verbali ad uso e consumo del tifoso sempliciotto) confermato ieri dall’immancabile intervento sibillino del vicepresidente vicario rossonero: "Spero di duellare con l’Inter fino alla fine". Per la serie: il campionato è un affare privato.

Dopo di loro, il diluvio, con attenzione ad accontentare salomonicamente lo scontento della giornata precedente. Come il Napoli, penalizzato nel confronto col Milan (partita che costa al presidente partenopeo lo sfogo disilluso cui si è accennato sopra), che viene immediatamente graziato dall’annullamento di un gol regolare alla Samp. Mazzarri, tecnico doriano, rifiuta di presentarsi davanti alle tv nel dopo gara per non incorrere in squalifiche e lascia al misurato DG Marotta il compito di dichiarare "l’assistente Maggiani ha subito la pressione del San Paolo". La stessa Sampdoria domenica scorsa aveva usufruito dell’annullamento di un gol di Amoruso, la qual cosa aveva scatenato le furie del presidente granata Cairo, stufo di farsi dare, giustamente a suo dire, "del coione" dai suoi tifosi per la scarsa abitudine a lamentarsi dopo l’ennesimo episodio sfavorevole. Quanto sia vero che Cairo non si lamenti spesso ci permettiamo di dubitarlo, certo è che la fiducia di tutti i tesserati nel sistema-Collina è ai minimi termini.
Di ieri è lo sfogo di Zamparini, che come al solito non le manda a dire con il proverbiale stile bon- ton. Dopo aver "accarezzato" i giornalisti con un "Chi ha scritto che il gol di Amoruso era regolare è un mai*le", pur venendo smentito dalle immagini, ha avanzato dubbi sull’operato di Rizzoli che, a suo dire "Ci ha danneggiato scientificamente. L'espulsione di Nocerino è una vergogna, una porcata. Non per niente, Rizzoli è internazionale: anche De Santis e gli altri radiati lo erano, o no?". Boom!
E al vulcanico Zamparini risponde a tono l’eterno danneggiato Cairo, "Sostenere certe cose equivale a dire che gli arbitri fischiano in malafede. Ma non ci voglio credere (…) solo che certe decisioni danneggiano gli investimenti miei e di miei colleghi…".
A chiudere, ancora Zamparini: "Non vorrei che Rizzoli abbia voluto rimediare agli errori del suo collega. Parlerò con Collina e Gusson. Con l'Inter, però, non voglio il risarcimento che ha chiesto Cairo, perché mi vergognerei se mi dessero un rigore fasullo. Vorrei solo un arbitraggio giusto".

A parte il fatto che parlare con i designatori è vietato da due anni, quindi non sapremmo proprio con quale diritto e legittimità Zamparini dichiari di voler parlare con Collina (un’uscita del genere ce la regalò anche il neo-garantista Galliani durante la scorsa stagione…) la nostra domanda è semplice: dove sono i cantori del Nuovo Calcio, quelli che "la classifica così corta, il campionato così incerto, le sfide così combattute sono figlie del clima che si respira nel dopo Calciopoli"?
Sbagliamo o è roba di qualche domenica fa?
E tutti questi personaggi erano in prima linea a sostenere questa teoria.
Non vogliamo proprio farci mancare nulla, e allora chiamiamo in causa il redivivo Di Carlo, quello che domenica esordiva sulla panchina del Chievo e che a fine gara non trovava di meglio che contestare l’operato del signor Banti, affermando che: "Ci sono stati episodi penalizzanti per la mia squadra e tutti lo hanno visto. Davvero incredibile". Non ricordiamo certe sue dichiarazioni scandalizzate lo scorso anno, al termine di Parma-Juve e dopo quel gol annullato a Iaquinta che ancora rimane avvolto nel mistero.

La Juventus fino a questo momento è rimasta sostanzialmente fuori dal giro degli orrori arbitrali, a parte qualche espulsione a favore negata (Diana su Nedved) e gol annullati (Amauri a Cagliari). Tutto ciò probabilmente perché i risultati che ha ottenuto sul campo sono fedeli al rendimento offerto, ancora insufficiente per insidiare qualcuno. Ma saremmo curiosi di vedere cosa succederebbe nel caso in cui la squadra di Ranieri dovesse arrivare ad infastidire le "alte sfere". Già un indizio l’abbiamo avuto con il polverone scatenato per reclamare la prova tv sulla vicenda Yepes-Sissoko, quando anche i regolamenti scongiuravano chiaramente tale ipotesi.
Vediamo cosa succederà, al momento limitiamoci a considerare quanto dichiarato da Rosella Sensi, altra iscritta al partito del Nuovo Calcio e immediatamente pentita subito dopo gli errori che hanno penalizzato la sua società in Udinese-Roma: "Quello che è stato fatto alla Roma oggi è inaccettabile, è una mancanza di rispetto".
Se prima tutti questi signori erano vessati dalla Cupola Moggiana, ora che Moggi non c’è più, chi è rimasto a vessarli?