Amauri mata il Toro

AmauriDopo il Real la Juve mata anche il Toro. Amauri indossa i panni del matador e con una gran giocata regala il derby alla Juve, aiutandola ad uscire dalle sabbie mobili di una classifica mediocre. Il centravanti è al suo quinto centro (su sette reti realizzate dalla squadra). È stato un derby combattuto più fisicamente che tatticamente, a tratti molto duro, non bello, ma il risultato era importantissimo per entrambe le squadre. Questa sera festeggia la Juve, mentre il Toro annaspa nei bassifondi della classifica.
Un Toro che gioca una partita difensiva, fatta di molto agonismo e scarsa forza offensiva. Ranieri ha schierato Marchionni a destra, confermato Nedved come centrale e inserito De Ceglie a centrocampo sulla sinistra. Fondamentale per la tenuta della difesa si è dimostrata, ancora una volta, la presenza di Legrottaglie. Ormai è evidente a tutti come sia Nicola l'uomo che infonde tranquillità al reparto e lo comandi con sicurezza ed ordine.
Il Torino, all'inizio, non sembrava il solito Toro dei derby. Non mostrava neppure la solita grinta. Poi la partita si è infiammata a causa di un paio di inteventi molto rudi dei torinisti: al 32’ Diana ha colpito al ginocchio Nedved senza che Rocchi fischiasse (uno dei pochi errori della partita). A richiamare l'attenzione dell'arbitro era il quarto uomo ma Diana, che meritava il rosso perchè l'intervento era in ritardo e molto pericoloso (un calcio sul ginocchio del ceco), la faceva franca non rimediando neppure l'ammonizione. Primo tempo caratterizzato da un gioco non eccezionale, come era prevedibile visto il pessimo momento di entrambe le squadre ma la Juve è stata l'unica a tentare di fare la partita e a portarsi più vicina al gol. All'11' Sissoko esplode un gran destro deviato da Calderoni, che si ripete al 21' con uno strepitoso doppio intervento su conclusioni ravvvicinate di Marchionni.
Il Torino ha avuto una sola occasione al 33', quando Bianchi è andato via sulla destra, Manninger è uscito avventatamente, è scivolato, ma Bianchi ha tirato corto favorendo il recupero dei difensori bianconeri. Il portiere bianconero non è parso molto sicuro in più di una occasione e deficitario, per non dire nullo, nelle uscite. Una sua mancata uscita in presa alta nell'area piccola ha indispettito Ranieri, che ha rivolto una frase non troppo gentile al suo portiere. E' evidente che il romano non si fida di Manninger e questo spiega l'affrettato recupero di Buffon contro il Palermo, con ricaduta e rinuncia a Buffon per un lungo periodo. Viene da chiedesi se le caratteristiche del portiere austriaco erano note a Ranieri, Blanc e Secco.
 
Nell'intervallo è andato in scena il momento clou, speriamo, dell'EveryDay Hospital Juventus. Un disturbo muscolare di Grygera induce Ranieri a far scaldare Salihamidzic che, a sua volta, avverte un fastidio muscolare nel riscaldamento. In campo va Mellberg.
Quello del Brazzo è l'ennesimo infortunio muscolare della stagione e porta sul banco degli imputati la preparazione atletica della squadra. Lo scorso anno, con una sola partita a settimana, era andata bene e la squadra finiva le partite in ottime condizioni fisiche. Quest'anno la squadra appare stanca già dalle prime giornate e la tenuta atletica è di circa un'ora, poi in troppi avvertono dolori ed acciacchi, se non restano vittime di lunghi infortuni muscolari.

Nel secondo tempo la Juve raccoglie il frutto della sua maggior propensione ad attaccare. Al 3’ della ripresa Nedved vince un contrasto a centrocampo e lancia Amauri sulla sinistra; il brasiliano ricevuta la palla supera con una magia Di Loreto ed si invola verso Calderoni, resiste al ritorno di Barone e calcia in porta. Calderoni sbaglia la presa e la palla finisce la sua corsa nella rete dopo essere sfilata sotto la pancia del portiere granata: è il gol che deciderà la partita. Il Toro ha tentato di reagire, ma senza molta logica, a testa bassa. De Biasi inserisce prima Abbruscato e poi Ventola. La Juve è calata, come contro il Real Madrid: la resistenza a buoni ritmi è sempre e solo di un'ora di gioco. Ranieri risponde sostituendo De Ceglie con Giovinco, chiedendogli, come dirà nelle interviste, di organizzare il contropiede, o "ripartenze" come usa dire oggi perchè è più chic. Nel finale De Biasi tenta anche la carta Amoruso, ex fischiatissimo. Con Iaquinta al posto dello stanco Amauri termina la giostra delle sostituzioni. Negli ultimi minuti la Juve è sembrata cotta fisicamente, le mischie in area bianconera si sono susseguite, come i calci d’angolo. Ma la forza di volontà, l'orgoglio e la grinta hanno fatto in modo che arrivasse al triplice fischio finale senza subire la beffa del pareggio. La Juve ha vinto ma continua a perdere i pezzi: anche Salihamidzic, Grygera, Sissoko e Amauri non sono al meglio e mercoledì a Bologna occorrerà inventarsi una nuova formazione.
 
PROBLEMA GOL - Il "camaleonte" di  solido ha mostrato solo la volontà di raggiungere il risultato ma ha evidenziato una caratteristica che l'accompagna dalla prima giornata: è anemico in attacco. Solo 7 reti in 8 partite e di queste 5 sono state segnate da Amauri. Non ci sono schemi per liberare un uomo davanti alla porta avversaria e si punta sempre e solo sull'iniziativa del singolo, ma questo era emerso già dallo scorso campionato dove, però, Del Piero e Trezeguet segnavano con buona regolarità.
 
LE DICHIARAZIONI - Ranieri: «Quando mancano parecchi campioni si fatica per forza, nessuno ti regala nulla tanto meno nel derby o col Real. La squadra ha fatto quello che doveva fare, meglio nel primo tempo perché nel secondo dovevamo essere più tranquilli nell'organizzare il contropiede».
Sugli infortuni muscolari, che chiamano in causa il tipo di preparazione svolta e sull'ultimo a Salihamidzic: «E' incredibile, anche nel riscaldamento. Amauri? Sta bene, ha la fascia al quadricipite per precauzione». Per chiudere rilancia i proclami estivi: «Le nostre aspettative sono altissime e non ci possiamo fermare dopo due buone prestazioni».
Presente in tribuna John Elkann, che resta fino alla fine della partita: «Fuori dalla crisi? La crisi non c'è mai se si è forti e compatti come lo sono stati. Sono rimasto perché volevo vederli vincere» 
 
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