La palla non è entrata

PoulsenNovanta minuti di calcio (calcio... che parolone!) e nessun tiro in porta, anzi sì, uno, di Del Piero che ha scheggiato il palo, quindi non in porta.
Questo è ciò che ha espresso la Juventus nell'anticipo pomeridiano al Marassi di Genova contro la Sampdoria.
Una tristezza imbarazzante.
Non uno schema, nessuna idea, un mucchio di palloni gettati nella metà campo avversaria con sopra affrancata la scritta: SPERIAMO.
Due esterni, Camoranesi e Nedved, che non hanno fatto altro che imbucarsi nell'imbuto blucerchiato perdendo continuamente palla e rendendo inutili quelle rarissime sovrapposizioni del duo tecnico-dinamico Grygera-Molinaro.
Amauri ha sofferto di solitudine; Del Piero, inutile, ha portato palla per tutta la gara facendosela sistematicamente soffiare da Accardi, salvo poi guardare l'arbitro con la speranza di vedere in lui il volto di Maria De Filippi e la fantomatica busta da aprire, per trovarci un calcio di punizione.
Sissoko ha corso, tanto, tantissimo, peccato che le comparse per il film Forrest Gump siano state già scritturate, e abbiano già recitato.
Poulsen dovrebbe aver giocato, dovrebbe.
Al quindicesimo della ripresa il "pling plong" dell'altoparlante dello stadio ha dato comunicazione alla trasmissione "Chi l'ha visto" che lo stesso non era pervenuto sul terreno di gioco.
Mirante, portiere blucerchiato, è andato a casa senza fare la doccia, causa innalzamento della temperatura corporea per nostalgia del pallone.
L'entità ancora non definita che siede sulla panchina bianconera ha provato in tutte le maniere ad invertire le sorti del match: quando le squadre sono rientrate sul terreno di gioco, dopo il primo tempo, ha riproposto l'identico undici iniziale e, visti gli eccezionali benefici di questa scelta, ad un quarto d'ora dal termine dell'incontro, ha sostituito l'uomo della busta di Maria De Filippi con Iaquinta per la gioia di Amauri che ha, finalmente, trovato qualcuno con cui parlare. Ranieri ha ritenuto opportuno non sprecare due sostituzioni cercando di terminare i tempi regolamentari sullo zero a zero per andare con più tranquillità ai tempi supplementari.
Poi l'arbitro ha fischiato la fine.
L'entità si è guardata intorno, incredula, ha visto Giovinco togliersi la tuta e, pensando che potesse entrare in campo cambiando la fisionomia alla partita, si è diretto verso di lui per fermarlo, per poi accorgersi che con Cassano si stavano semplicemente scambiando la maglia.
Assorto si è diretto verso lo spogliatoio pensando: anche oggi la palla non è voluta entrare, la palla, ma "noi non siamo obbligati a giocare per vincere".