Come inizio, nulla di Speciale

MourinhoDopo tante chiacchiere, finalmente parte il campionato. Mesi in cui ci hanno raccontato favole su quanto è bravo Tizio, quanto è forte Caio e soprattutto quanto sia “speciale” Mourinho. Un precampionato fatto di gare con squadre di vario spessore e la solita impressione: in una scala da 1 a 10 l’Inter con Ibrahimovic tonico vale 10, appena lo svedese sonnecchia o va in debito d’ossigeno il rendimento della squadra ,come minimo, si dimezza. Per carità, è ancora molto presto ma le indicazioni fornite da due gare “toste” contro Roma e Sampdoria sembrano indirizzare i giudizi in questa direzione.
Si è lodata la straordinaria, quasi miracolosa impenetrabilità difensiva nerazzurra, nonostante i rischi corsi. Rischi giustificati con la preparazione in corso e con la carenza di uomini a disposizione; in effetti l’infermeria di Appiano è abbastanza frequentata dai componenti del reparto arretrato interista ma, come vedremo più avanti, non è una scusante sufficiente. E’ bastata una Roma a sua volta incompleta e messa in grande difficoltà per una mezz’ora iniziale (quella in cui Ibrahimovic ha retto da solo il gioco dalla trequarti in su) per portare la squadra di Moratti ai rigori in Supercoppa. Trofeo vinto ma con due gol presi e altre potenziali occasioni concesse alla squadra di Spalletti, una volta spentosi l’ex-juventino. Appurato che l’obiettivo stagionale dell’ambiente nerazzurro è dichiaratamente la Champions League (qui l’urna è sembrata più interista dell’Avvocato Prisco ai tempi d’oro), ritorniamo all’esordio in campionato della squadra dell’uomo che la stampa intera ha eletto ad oracolo indiscusso.
Andava in scena a Marassi il battesimo di questa Nuova Inter, contro la Samp di Cassano, anche se sarebbe meglio dire la Samp di Mazzarri. E proprio il tecnico toscano (a proposito, sarà una coincidenza ma tutti i tecnici più brillanti e innovativi degli ultimi quindici anni vengono da quella regione) è il vero vincitore della serata. L’Inter parte facendo possesso palla, a volte decisamente banale, ma a pungere è la Samp, schierata molto arroccata ma velocissima e briosa nel ripartire, fin quando una combinazione Ibrahimovic- Mancini- Ibrahimovic (controllo petto-braccio dello svedese che scatena proteste, ma Rosetti le ignora) porta il numero 8 nerazzurro a concludere realizzando con un sinistro sporco ma efficace. Primo tiro in porta interista, e siamo al 33 esimo del primo tempo. Sarà l’unica conclusione interista dall’interno dell’area per tutta la partita. La Samp corre, gioca e diverte, Palombo sembra un gigante e ridicolizza il tanto osannato Muntari, per il quale sei giorni fa si erano spesi paragoni e aggettivi impegnativi, mentre il mancato juventino Stankovic continuava sul suo standard abituale, ovvero, quello di giocatore sopravvalutato e mai decisivo.
Ma il punteggio dice sempre Inter, anche se la pressione doriana si fa pesante. Così pesante che il pur ottimo Maicon sbaglia in modo sorprendente un alleggerimento facendosi intercettare il pallone da un avversario con la spalla a braccio ben attaccato al corpo. Nulla di particolare, se non fosse che Rosetti, che non può vedere la dinamica dell’intervento perché a distanza e posizionato dietro al giocatore blucerchiato (ma probabilmente, Collina gli avrà raccomandato di “avere mille occhi, per vedere anche quello che non c’è”), ferma il gioco e concede un calcio di punizione sanzionando l’intervento del doriano, scatenando le proteste di giocatori e pubblico, visto che la Samp avrebbe usufruito di un vantaggio numerico sulla trequarti interista, ghiotta occasione per cercare il pareggio.
Pareggio che giunge quando la veemenza degli attacchi della Samp portano Delvecchio a concludere indisturbato da pochi passi dopo un rimpallo in area. Giusto premio per una prestazione decisamente migliore di quanto lo fosse stata fino a quel momento quella offerta dalla banda di Mourinho. Che in panchina si sbraccia e sembra contrariato, e tutti si aspettano qualche magìa delle sue. E invece fa quello che fanno tutti gli allenatori comuni mortali, sostituisce chi non va (nell’ampia rosa disponibile sceglie Figo, un autentico fantasma, Muntari e Mancini) e inserisce uomini offensivi (Jimenez, Crespo e Balotelli). La magìa continua a non vedersi, di sicuro la fortuna si vede eccome. Perché Cassano (non particolarmente brillante) si mangia un’occasione enorme perdendo il passo e lasciando per strada il pallone dopo averlo addomesticato a tu per tu con Julio Cesar. La Samp continua a spingere e in seguito ad un calcio d’angolo avviene un contrasto in cui il capitano “nerassùrro” Zanetti frena la traiettoria della palla con una bella sbracciata che ai tempi di Iuliano avrebbe fatto gridare alle interrogazioni parlamentari. Anche in questo caso, Rosetti fa proseguire. Ma vabbè, siamo alla prima di campionato, e poi c’è persino per l’Inter la possibilità di reclamare per un presunto mani del blucerchiato Lucchini nel finale, portavoce della lamentela in tv è Ibrahimovic, che dimostra di essersi calato ormai alla perfezione nell’ambiente interista: anche quando giochi male (lui personalmente) e vieni favorito dalla sorte (e non solo), l’imperativo è negare l’evidenza ("su gol non ho toccato palla con braccio") e cercare responsabilità altrove.
Non può reclamare più di tanto invece l’Inter per il discorso “difesa a pezzi”, visto che tre su quattro difensori schierati oggi sono di ruolo, due e mezzo sono pure titolari, e quel “mezzo” è il supercampione del Mondo “White smoking” Materazzi. Il brasiliano Mancini, invece, fa i complimenti alla Samp sottolinenando la bella prestazione dell’Inter, che evidentemente deve aver visto solo lui. Lui, fuggito da Roma dove per due anni ha vissuto da separato in casa perché in rotta con l’ambiente e l’allenatore, colpevole di sostituirlo troppo spesso. In due gare ufficiali all’Inter, il primo numero a comparire sul tabellone luminoso retto dal quarto uomo (quello che invita ad andare sotto la doccia) è sempre stato il suo.
Per finire Lui, Josè Mourinho, “the Special One”, che si dichiara strafelice per il pareggio contro una squadra difficile da affrontare, aggiungendo che “è meglio fare tre punti, ma piuttosto che farne zero anche uno va bene”. Visto che si era a Genova, che abbia voluto fare un omaggio a quella vecchia volpe di Boskov? Poi la perla. Gli riferiscono le frasi di Moratti (in tribuna con l’amico di sempre, Tronchetti Provera) uscito apparentemente nervoso dallo stadio genovese, forse per la partita; forse per il risultato; forse perchè consapevole di dover scucire soldi per regolarizzare la posizione finanziaria della sua società (la Covisoc ha contestato la documentazione prodotta per l'iscrizione ... però l'ha iscritta ugualmente), e ancor più irrigidito dalle domande su Quaresma: “Se domani arriva Quaresma? No, penso proprio di no, a maggior ragione dopo quello che si è visto stasera”. Frase sibillina che pare oltremodo difficile da interpretare, perché a giudicare da quello che si è visto stasera di Quaresma (nel senso di nuovi giocatori) a quest’Inter ne servirebbero 11. La replica di Mourinho è forse il segnale che la luna di miele è al capolinea? “Io Quaresma al presidente l’ho chiesto il primo di giugno, è la prima richiesta che gli ho fatto. Se il presidente ha detto questo prendo atto del volere della società e lavorerò con quelli che ho”. Una dichiarazione in linea col personaggio, un personaggio che forse capiamo ora perché sia così adorato dai giornalisti: darà loro un titolo al giorno, senza costringerli a guadagnarsi faticosamente la pagnotta lavorando.
Basteranno le uscite dello Special One a riempire i giornali. E allora ben vengano gli elogi, a lui, alla sua Inter, che nella versione che l’ha preceduta uscì da Marassi con lo stesso risultato, ma senza poter schierare il giocatore stasera (e quasi sempre) decisivo. La prima Inter di Mourinho, uscita "risparmiata "da Cassano e da Rosetti. Per il quale, tanto per segnalare quanto ormai passi tutto in cavalleria (come auspicato da Gussoni), dopo gli episodi salienti tutti giudicati pro-Inter, si sono levati più applausi che critiche.