Per il vertice tutto deciso

moratti tronchettiUna giornata ammalata di "pareggite" emette due verdetti: lo scudetto interista è in cassaforte e le posizioni che danno accesso alla Champions League (dirette o meno) sembrano delineate. Gli anticipi di ieri hanno quasi messo la parola fine alle speranze della Reggina, travolta a Genova da una Samp che si prepara al meglio per la finale di Coppa Italia riscattando la sconfitta nel derby.
Nella grandinata che si abbatte sui calabresi, segnaliamo l’ennesimo gol dell’”abbonato” Pazzini (arrivato a quota 11 da gennaio) e la conferma del giovane Marilungo, attaccante di una Primavera campione d’Italia evidentemente non per caso.
La Lazio, probabilmente con stimoli diversi rispetto ai prossimi rivali di Coppa, va in vantaggio ma viene rimontata dall’Udinese di Marino, alla quinta vittoria consecutiva, risultato che rimette i friulani in corsa per un posto nella prossima Europa League.
Ieri è stata anche la giornata del matematico ritorno in serie A del Bari, allenato dall’ex Capitano juventino Antonio Conte, cui vanno i nostri complimenti per la cavalcata con la quale si è messo alle spalle squadre con organici che in sede di pronostico erano ritenuti superiori a quello pugliese.
La domenica somiglia terribilmente a quelle domeniche di fine stagione di una trentina d’anni fa, quando il “volemose ‘bbene” imperava su tutti i campi.
Due sole vittorie su 6 partite, una ottenuta dal già salvo Siena contro un discontinuo e demotivato Palermo, a sua volta a corto di obiettivi, perchè, stando alle dichiarazioni del suo presidente, giocare l’Europa League equivale a concorrere per una “Coppa di latta”.
L’altra vittoria è della Fiorentina, che sta finendo in crescendo (sesta vittoria nelle ultime sette partite) contro un Catania tranquillo che si mangia un’occasione clamorosa per pareggiare il vantaggio siglato da Jovetic; e il gol nel finale di Zauri suggella una partita forse decisiva in chiave quarto posto, visto il pareggio tra Atalanta e Genoa (con Alessio Secco in tribuna a Bergamo; ad osservare chi?), risultato che porta i viola a +3 rispetto ai rossoblu, e addirittura apre agli uomini di Prandelli spiragli per credere nella terza piazza, fondamentale per evitare i preliminari della prossima Champions League.
In coda, la pareggite spopola.
Il Lecce rimonta un Napoli cui le vacanze servirebbero urgentemente (1 vittoria in tutto il girone di ritorno, 2 nell’intero anno solare: il cambio Reja-Donadoni ha portato 8 punti in 8 partite) ma non riesce ad andare oltre, e la classifica si muove solo di un passo.
Da parte napoletana, significativo l’ammutinamento in settimana di Zalayeta, uno che a Torino è sempre rimasto al suo posto, ma che a Donadoni si è ribellato subito disertando due allenamenti, poi rientrando nei ranghi con scuse di circostanza.
L’esclusione del pur deludente Hamsik (rendimento in crollo nel girone di ritorno, al pari di quello della squadra) è un'altra chicca dell’ex ct della Nazionale.
Che ci dovrà spiegare, parafrasando una quasi ventennale battuta del compianto Avvocato, “cosa vorrà fare da grande”.
Il Lecce fallisce l’occasione dell’aggancio al Torino, impegnato in casa propria in una partita di rara bruttezza (nel primo tempo; 17 minuti di gioco effettivo su 45) con granata avanti grazie ad un generoso rigore su Rubin, trasformato dall\'icona Rosina.
Il Bologna reagisce tra dimostrazioni di imbarazzante pochezza da entrambe le parti, e un altro rigore nel finale consente a Di Vaio di pareggiare mantenendo vive le speranze dei felsinei e, a livello personale, permette al centravanti romano di balzare in testa alla classifica dei marcatori con 22 gol stagionali, 99 totali in serie A.
Al 33 enne Marco, un applauso sincero per la professionalità che ha sempre dimostrato, lasciando che a parlare con i fatti fosse il campo, e mai le polemiche, gli scandali o certi atteggiamenti discutibili tanto di moda tra i suoi colleghi.
Come quelli cui ci ha abituato Totti, in lite oggi a Cagliari con un ex compagno qual è Daniele Conti, sotto gli occhi di Bruno, papà di Daniele e mentore del Pupone.
La partita è scivolata via come le classiche partite della Roma di questa stagione: tante occasioni sprecate e improvvise amnesie che portano gli avversari addirittura sul 2-0, salvo ritrovarsi e riequilibrare la situazione in cinque minuti.
L’impressione è che il ciclo giallorosso di Spalletti sia finito, e, intervistato da Sky, pure l’interessato sembrava imbarazzato di fronte alle domande in chiave bianconera che gli venivano poste dallo studio.
Per finire, l’ennesima conferma dell’equazione “Ibrahimovic: Inter = Squadra da primato: Squadra da zona UEFA.
Gli uomini di Mourinho rispettano la tradizione che li vuole terminare 2-2 le sfide veronesi col Chievo.
Al Bentegodi, dove lo sponsor dolciario della famiglia Campedelli viene esibito sui tabelloni in lingua cinese (forse su suggerimento degli amici nerazzurri, avvezzi alle maglie scarabocchiate con caratteri esotici?), l’Inter passa subito grazie ad un generoso regalo che Crespo riceve dal portiere gialloblu Sorrentino, il quale respinge in stile “Buffon ultime esibizioni” un sinistro non irresistibile di Cambiasso.
Il pareggio di Marcolini ripaga la volontà del Chievo, che nella ripresa viene però trafitto da un gesto tecnico esemplare di Balotelli, tanto bravo come calciatore, quanto ancora una volta provocatore nello zittire il (solitamente civilissimo) pubblico clivense, che lo aveva beccato, dopo il suo gol.
Ma il vecchio Luciano, ex di turno, ma non per questo ipocrita da non liberare la propria gioia, approfitta di una “bambola” totale della difesa nerazzurra e pareggia solo soletto esultando come si conviene a chi ha praticamente messo un’ipoteca sulla salvezza della sua squadra.
All’andata, la gara si era svolta più o meno allo stesso modo, addirittura l’Inter aveva usufruito del doppio vantaggio prima di vedersi raggiunta.
Ma quella volta, c’era Ibrahimovic, l’uomo che si appresta a vincere il sesto titolo consecutivo sul campo (1 in Olanda, 5 in Italia), che realizzò una doppietta terrificante togliendo dalle secche compagni e allenatore.
Anche oggi abbiamo visto quanto la sua assenza condizioni il rendimento dell’Inter.
La cosa fa arrabbiare noi juventini, che ripensiamo alla cessione di un giocatore del genere ad una diretta concorrente come all’errore di mercato più grande dei tanti commessi dal 2006 ad oggi.
Ma a giudicare dal volto di Moratti, in tribuna con il Nuovo Fenomeno Santon (già regredito a comparsa), deve essere arrabbiato anche lui.
Tanto è vero che L'Onestissimo a fine partita entra negli spogliatoi e vi rimane per 45 minuti strigliando la squadra.
Probabilmente non tanto per i timori che un eventuale successo del Milan avrebbe causato in chiave scudetto, quanto per il terrore di ritrovarsi già stasera Mino Raiola nel salotto di casa, pronto a battere cassa...
In serata, una buona Juve impone un pari non privo di rimpianti al Milan.
I rossoneri, dati per lanciatissimi stando agli ultimi risultati, si infrangono contro una squadra attenta e organizzata, una volta tanto unita e concentrata, tranne nell'occasione del vantaggio rossonero di Seedorf.
Ma una vittoria milanista sarebbe stata bugiarda, ed ecco che il generoso Iaquinta fa carambola con Flamini e rimette subito le cose a posto.
La Juve, al solito, sciupa occasioni sia per passare in vantaggio, che per ribaltare il risultato.
Ma non è una novità, purtroppo.
Così, Moratti se ne stia pure tranquillo, questo ennesimo scudettino aziendale non glielo toglie nessuno.
E pensi seriamente a Raiola, che magari a quest'ora sarà veramente a casa sua...