"Entrati in partita nei supplementari"

Claudio RanieriLa Juve di oggi è una squadra in grossa difficoltà. Se c’erano ancora dei dubbi, da stasera anche questi ultimi sono stati fugati. Di questa serata salviamo solo il risultato e la qualificazione, ottenuta in maniera rocambolesca ai calci di rigore, i quali hanno avuto un epilogo strambo che ricorda (fatte le ovvie, debite proporzioni) la finale della scorsa Champions League.
Sul piano della prestazione, la squadra di Ranieri ripete la gara di sabato scorso col Cagliari, ovvero, regge per un tempo il ritmo degli avversari senza riuscire a prevalere, soprattutto perché la manovra manca di quello spunto negli ultimi metri che evidentemente in questo momento non c’è. Nella ripresa, come già accaduto sabato, la Juve finisce per crollare in modo verticale, e subito si consegna al Napoli e alle scorribande dello splendido Lavezzi, limitato nel primo tempo dalla buona prestazione complessiva della coppia Legrottaglie-Mellberg, ma che nella ripresa approfitta della solitudine alla quale il centrocampo juventino abbandona i due centrali difensivi. Che poi, rispetto alla gara contro il Cagliari, il Napoli non concretizzi nessuna delle tante occasioni create è solo frutto del caso e una colpa grave da attribuire agli uomini di Reja che, oltre ad un Lavezzi in formato extra lusso per 120 minuti, mostrano uno schieramento molto più razionale e concreto rispetto a quello offerto da Ranieri, anche se il solito Hamsik dimostra nuovamente di essere più fumo che arrosto nei momenti determinanti.
Il Napoli è superiore in termini di ritmo, reattività e lucidità, nella seconda frazione addirittura in maniera imbarazzante. La Juve si dimostra una squadra monocorde, con un Poulsen impalpabile oltre il limite della decenza e in imbarazzo ogni volta in cui viene a contatto con il pallone (sembra che giochi con gli stivali). Il danese fa addirittura rimpiangere Almiròn, anche perché l’argentino era costato qualche milione in meno. Il turno di meritato e necessario riposo concesso ad Amauri (stasera si è visto quanto sia fondamentale anche a mezzo servizio) e il crollo verticale della condizione di Del Piero (quasi sempre estraneo alla partita e visibilmente appannato), mettono ancora più a nudo i problemi di gioco della Juventus, una formazione senza soluzioni se non quella di buttare palla in avanti senza riferimenti precisi.
Iaquinta, idolo degli ultras, ripaga con una prestazione incolore la fiducia di Ranieri, anche se va detto, l’ex udinese si adatta a fare la prima punta, anche se in realtà non lo è mai stato pur avendo le caratteristiche fisiche per surrogare un centravanti boa. Iaquinta è uno sgobbone da lanciare in profondità, cosa che se non hai qualcuno in grado di rifornirlo adeguatamente non puoi fare. E infatti cosa combina Ranieri? Relega Giovinco, l’uomo che può suggerire l’ultimo passaggio in verticale, sulla sinistra al posto di Nedved, col risultato che il piccolo fantasista le prova tutte per accentrarsi e, a sprazzi, tenta invano di creare qualcosa di interessante. Un Sissoko generoso ma pasticcione come al solito e l’impreciso asse destro composto da Marchionni e Grygera, entrambi palesemente in apnea, confermano un quadro non positivo in termini di condizione generale. Il subentrato Nedved (al posto di Giovinco, anche se forse l’uomo da sostituire sarebbe stato Del Piero) conferma il proprio momento negativo, accentuato dall’errore dal dischetto nella decisiva serie di penalty, mentre Trezeguet per Iaquinta non aggiunge nulla a ciò che sapevamo: non servirgli palloni giocabili è un vero peccato mortale. E dire che a David di pallone ne basta come sempre uno, magari anche sporco, come in effetti gli arriva al 94esimo e lui trasforma in rete come da consueta abitudine. Fuorigioco inesistente, ma sanzionato. Non è una novità.
Nel supplementare, il Napoli sciupone dei tempi regolamentari si ritrae e la Juve riprende coraggio e un briciolo di forza. Tutto molto strano. Come se ci fosse anche un problema mentale, che certe insicurezze dovute a carenze fisiche accentuano oltre misura. Nota positiva, imprecisioni croniche a parte, la prestazione di Molinaro, uno dei più impiegati e stasera apparso tra i meno bolliti quando chiamato in causa per far fronte all’ennesimo infortunio (auguri di un pronto recupero e complimenti a De Ceglie per il coraggio, davvero decisivo il suo intervento). Per finire, fa una certa impressione sentire le parole di Ranieri, sorridente e pacioso dopo il fischio finale: "Non abbiamo fatto una grandissima partita, non siamo entrati in partita fino ai supplementari". Se questa vi sembra una dichiarazione normale...

Una postilla su Marco Civoli: nonostante un Bagni sanguigno per indole, che di motivi per simpatizzare per il Napoli ne avrebbe a tonnellate, il più accanito ultrà partenopeo della serata si è dimostrato l’interistissimo Civoli, al solito banale e irritante coi suoi commenti intrisi di retorica, salvo infiammarsi come un cerino ogni qual volta giudicava un episodio contrario alla Juve (vedi gol annullato a Trezeguet e tuffo di Lavezzi spacciato come rigore nonostante il giudizio di Bagni). Si vede che si è adattato all'adagio calciopolaro del "vedere anche quello che non c’è", sposando una volta di più l'unica e vera filosofia di vita dei tifosi nerazzurri da sempre: il piagnisteo senza fondamento guardando in casa d'altri. Gli juventini che pagano il canone avrebbero tutto il diritto di indignarsi.

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