Mio cugino

ZemanChissà se il Grande Accusatore avrà dovuto liberare la cantina, per fare spazio all'ennesimo trofeo di una carriera da fare invidia alla staffetta 4x100 boliviana.
Anche l'esperienza serba, a quanto pare, è finita come gran parte delle precedenti. Lui risponde piccato che non si tratta di esonero, questa volta, ma di rescissione consensuale del rapporto. Come no.
E' la storia della sua carriera, in fondo. Chi di voi non ha mai sentito raccontare da un collega o da un conoscente la storia di quel fantomatico cugino "che se non si rompeva il ginocchio, a quest'ora giocava in nazionale"?
Oppure l'aneddoto classico, raccontato al bar durante 90° minuto in una sala TV gremita: "Lo vedi quello lì biondo che segna a raffica in serie A? Pensa che, quand'era nelle giovanili, mio cugino era il suo compagno di stanza; e regolarmente giocava titolare, con il biondino in panchina". Solo che poi - sai com'è - il solito devastante incidente al ginocchio. E fine dei sogni di gloria.
Quale sia stato il ginocchio malandato del tecnico boemo nessuno lo sa con certezza, ma ciò che è certo è che se in vent'anni di carriera Zeman ha saputo collezionare solo licenziamenti, retrocessioni o piazzamenti insignificanti, una visita dall'ortopedico porebbe fargli solo del bene.
Non credo sia il massimo della gratificazione, per un allenatore, avere in cima alla lista dei propri ornamenti non già le coppe e gli scudetti, ma un'intervista estiva; intervista grazie alla quale prese corpo il più lungo e cervellotico processo penale a carico di una società di calcio (indovina indovinello), durato la bellezza di sette lunghi e interminabili anni, col gran finale di un bel buco nell'acqua.
Se oggi posso muovere un appunto all'ex a.d. della Juventus, Antonio Giraudo, è quello di essersi adoperato in lungo e in largo (almeno così pare) per contrastare la carriera di un personaggio tanto innocuo. Per una volta, mi duole dirlo, non aveva saputo essere lungimirante affatto, il buon Giraudo. Non ci sarebbe stato nulla di più appagante e cinicamente sfizioso che lasciarlo operare (e fallire) a ripetizione, per ottenere la più grande delle soddisfazioni dopo la sfida lanciata nel 1998 (e persa) dalle colonne dell'Espresso*.
Per non parlare della madre di tutte le fortune di questo allenatore nel pallone molto più vicino a Lino Banfi che a zio Vycpalek: l'aspetto contrattuale.
No, non sono impazzito. Se pensate al fatto che dopo un esonero, generalmente, un mister viene comunque retribuito per non fare nulla, il profeta boemo deve solo ringraziare il cielo che gli allenatori non siano inquadrati come "statali".

Perché con il ministro Brunetta alle calcagna, uno così avrebbe le ore contate.

* Piccola postilla: girovagando per la rete, ho appreso che qualche paladino della disinformazione ha pensato bene di arricchire la pagina di WIKIPEDIA dedicata a Zeman con la solita fandonia certificata in merito all'epilogo del processo per abuso di farmaci ai danni della Juventus (QUI).
Per avvalorare la fandonia, il paladino della disinformazione ha linkato WIKIPEDIA al sito di quelli che parlavano con arbitri e guardalinee e che organizzavano incontri a cena (Collina-Galliani) dal co.co.co. Leo Meani nel giorno di chiusura del suo ristorante
(QUI). La verità sul processo doping potete leggerla QUI.
La domanda è: cosa aspettate, in Corso Galfer, a togliervi quel sorrisetto dalla faccia e procedere seriamente per porre fine a questa infamia?