Usato sicuro

Ritmo usataSaranno le contaminazioni sempre più frequenti con la galassia madre, quella dell'automobile preferibilmente inaffidabile e sempre sull'orlo del precipizio.

Sarà che forse i tifosi come noi, ancora sintonizzati sulle frequenze dei precedenti due lustri e mezzo, infarciti di trionfi e vittorie a ripetizione, non hanno colto fino in fondo il significato delle affermazioni di Franzo Grande Stevens - di una nuova Juve nata nel 2006 - per quello che in realtà significano: la verità nuda e cruda.

Sta di fatto che dopo tante chiacchiere, com'è consuetudine da quando il fulcro delle strategie della squadra - il calciomercato - è gestito dalle ombre cinesi della Compagnia dello Smile, è ufficialmente approdato in bianconero un difensore croato in forza al Livorno (neo-retrocesso) e reduce da un infortunio al ginocchio sinistro che ne rimanda il possibile impiego, pronti-via, al prossimo agosto, ovviamente "salvo complicazioni", come afferma il dottor Agricola.

Sembrerebbe la continuazione perfetta del piano calcisticautomobilistico varato la scorsa estate, sublimazione della simbiosi tra uomini e Azienda di riferimento incarnate dai vari Andrade, Tiago, Almiron, Molinaro, Grygera, eccetera. "Prodotti" mediocri, di scarsissima affidabilità, spesso inguardabili dal punto di vista stilistico e dal valore penosamente ridotto quand'è il momento di rimetterli sul mercato. Delle Fiat in braghette corte, insomma.

Che anche Luciano Moggi stesse da tempo esagerando con le sue discutibili uscite è diventata una certezza alcuni mesi fa, quando, chiamato a dire la sua sul nuovo corso juventino, affermò che Alessio Secco non meritava critiche, perché giovane e potenzialmente in grado di diventare un grande ds.

Chiederei allora oggi, al chiaroveggente ex dg della Juventus, se se la sente di sottoscrivere le parole pronunciate da Secco durante la presentazione del difensore Dario Knezevic (Dario come Bonetti, un nome una garanzia, per i più superstiziosi): "Il nostro mercato? Sapete bene che stiamo cercando un centrocampista e poi il mercato sarà terminato".

Perché se queste devono essere le premesse, dopo due anni di esperienza trascorsi "anche" ricevendo consigli dal suo predecessore, delle due l'una: o Secco farà bene a puntare su una carriera da funambolo dell'MX, o Moggi farà bene a prendere un po' più seriamente il processo di Napoli e un po' meno a cuore la necessità di tirare la volata agli avanzi della vecchia Juventus. Se sono avanzati, un motivo ci sarà. E qui nessuno è fesso, checché ne dica Moggi.

Capitolo Toro. L'aspetto paradossalmente più ridicolo di tutta la vicenda Knezevic è che, a margine di un'operazione già di per sè modesta come questa, ci sia anche da registrare l'improvviso dissotterramento dell'ascia di guerra da parte del club granata, il quale sarebbe in procinto di depositare in Lega Calcio un contratto stipulato con lo stesso difensore croato.

Una volta, quando i destini di Juventus e Torino si incrociavano sul terreno del calciomercato, accadeva generalmente per operazioni come l'acquisto di giocatori del calibro di Gianluca Pessotto o, ancora prima, per talenti di prima grandezza come Gianluigi Lentini, sfumato solo grazie alle sirene (e all'elicottero) dell'untore della Grande Peste del calcio italiano Silvio Berlusconi, giunti a prelevarlo un attimo prima della firma con la Vecchia Signora per catapultarlo dentro al Luna Park di Milanello.

Certo anche meteore come Luca Fusi e Robert Jarni indossarono il bianconero semplicemente saltando le rive del Po, ma la sostanza è che se proprio si dovevano avere rapporti di mercato con i cugini, lo si faceva sempre nel ruolo di conquistatori, mai di conquistati.

Ma l'opzione di doversi litigare una preda nella riserva di caccia di qualcun altro... beh, quella non era proprio contemplata. Troppo diversi gli obiettivi, troppo diverse le rispettive stazze, troppo diversi i rispettivi ranghi.

Un segno dei tempi anche questo. Forse il peggiore.