"L'equo metro di giudizio"? Solo per i soliti

gogna mediaticaNon è mia abitudine criticare l’operato dei direttori di gara, ma stanno succedendo alcune cose che definirei “fastidiose”.
Non mi piace scendere al livello di certi giornalisti e/o opinionisti tifosi che popolano i vari studi televisivi e le redazioni dei giornali - e lo dico scrivendo per un sito dichiaratamente schierato - che nella stragrande maggioranza dei casi mostrano più faziosità di chi professa la propria fede sportiva.
Sono consapevole che gli errori arbitrali esistono come son sempre esistiti, quello che infastidisce è il voler rimarcare ossessivamente “l’equità del metro di giudizio” quando in realtà la disparità di trattamento a seconda della maglia che si indossa è una pratica da sempre diffusa e mai venuta meno.
Tutt’altro.
Insomma, "l'equità del metro di giudizio" è talmente radicata nel nostro calcio che a distanza di un anno due episodi simili vengono giudicati in maniera diametralmente opposta.
A cosa mi riferisco?
- 24 ottobre 2011: lo juventino Milos Krasic simula e ottiene calcio di rigore contro il Bologna.
Poco importa che Iaquinta fallisca la trasformazione, ciò che conta sono le indignate e furenti proteste degli ipocriti paladini del Nuovo Calcio Pulito.
E così il giocatore - che Maurizio Pistocchi di Mediaset, per la serie "Il Milan non ha televisioni" (cit. Ten Col. Auricchio) definì "Credevo fosse serio, invece è solamente serbo" - viene squalificato a furor di popolo per due giornate.
-17 dicembre 2011: il milanista Kevin Prince Boateng simula e ottiene calcio di rigore contro il Siena.
Ibrahimovic trasforma e mette al sicuro il risultato per il Milan.
Il tam tam mediatico non esplode, e l'emulo di Michael Jackson non viene minimamente sanzionato.
Impeccabile, no? Stesso "metro di giudizio", non vi pare?

Altri esempi recenti?
Il Milan “che non ha televisioni” (come sempre, cit. Ten.Col. Auricchio), all’unanimità definito “più forte, più bello, più tutto” - su quali basi, totem Ibrahimovic a parte, lo devo ancora comprendere appieno -, sblocca o chiude con puntualità quasi chirurgica le proprie partite dal dischetto (5 penalties concessi nelle ultime 6 partite, 4 “pesanti”).
E partendo dal presupposto che non sempre vince chi si fregia del maggior numero di penalties, diciamo che quelli di cui i rossoneri hanno usufruito in 5 delle ultime 6 partite contro Chievo (e va bene, sul 4-0), Siena, Bologna, Genoa e Atalanta costituiscono un buon passepartout per aprire porte “complicate” o chiuderne altre dalle quali provenivano fastidiosi spifferi.
E a proposito dell’episodio di Bergamo, è singolare che un’azione (il contatto ritenuto falloso Manfredini-Pato) vista e rivista più volte su Sky non abbia convinto nessuno tranne Allegri (strano!) e Costacurta (altrettanto strano!), unici in pieno accordo con l’arbitro del match.
E’ infatti strano che il fermo decisionista di Atalanta-Milan (l’arbitro Rizzoli) sia lo stesso che il 29 ottobre scorso negò un rigore solare a Marchisio nel corso dell’ultimo Inter-Juve.

Intanto, nel corso della 17sima giornata sono stati concessi calci di rigore con grande generosità – penso anche ai due assegnati alla Roma: a mio modestissimo parere ce ne stava uno solo, quello non concesso a Bojan su pestone di Cesar - ma il più netto in assoluto mi è parso quello che il pessimo Bergonzi – con la Juventus gli riesce spesso di dare il peggio di sé - non ha concesso a Vucinic.
E ricordiamoci che il caso arbitrale più grande di questa stagione si scatenò per quel rigore (l’unico in stagione a favore) concesso alla Juve contro il Cesena nelle seguenti condizioni: quasi allo scadere; con uno score della partita che recitava - a favore dei bianconeri - 27-0 nel computo dei tiri in porta.
E soprattutto, 1-0 sul tabellino dei marcatori.
Ma non conta, brutti gobbacci ladri sempre e comunque, prendete atto che qualunque cosa voi facciate l’uguaglianza nel metro di giudizio regna sovrana, basti pensare che la bestemmia “poco nitida” di Ibrahimovic (e quindi non sanzionata dal giudice sportivo) verrà presumibilmente – e, in previsione derby, salomonicamente - bilanciata dalla mancata squalifica di Maicòn, che ha festeggiato il primo gol in serie A di Faraoni con la medesima blasfemia.
Allora, gobbi in malafede, è o non è un esempio perfetto di "equo metro di giudizio"?