Travaglio e non mi sbaglio

travaglioOramai è abbastanza noto chi, anche prima del 2006 o addirittura già nel 1994, anno del debutto della Triade, detenesse potere mediatico in Italia e sarebbe esercizio inutile citare i nomi dei vari editori di stampa e Tv, oltre alla pletora di giornalisti tifosi militanti nell'etere del servizio pubblico. Sarebbe esercizio inutile anche ripercorrere quale fu il "potere mediatico" utilizzato da Moggi e Giraudo nei 12 anni di Juventus, potere limitato probabilmente alla rara amicizia di qualche giornalista sportivo (vedi Tosatti) o alla "gestione dell'esclusiva" che Moggi, sfruttando la fame di notizie riguardanti la Juventus, riservava solo ed esclusivamente a qualche giornalista amico o strategico (vedi Biscardi). Briciole se messe a paragone. Ma allora da cosa derivava la fama di "Signore della televisione" che veniva appioppata all'ex D.G. della squadra bianconera?

Ebbene sì, Moggi "vendeva" la Juventus anche mediaticamente e lo faceva a comparti stagni. Moggi, non possedendo TV né avendo giornali di riferimento a diretta gestione, era costretto a scegliere e a scegliere bene, per salvaguardare l'immagine della società e della squadra. Per questa ragione, i giornalisti tifosi (delle altre squadre) non erano graditi, anzi, coloro che "lavoravano" contro la Juve venivano snobbati quando andava bene e rifiutati in alcune occasioni. Lo abbiamo imparato durante il dibattimento del processo di Napoli, quando alcuni giornalisti della RAI in aperta contesa con il Direttore sono stati citati dall'accusa come testimoni arrivando a lamentare mobbing e finanche carriere rovinate solo per aver posto, a loro dire, domande scomode, rimediando solo magre figure. Ma c'erano solo i giornalisti RAI? Direi di no. Dopo quanto emerso ad oggi, la persistenza odierna nel mantenere e difendere determinate posizioni anti-Moggi da parte di alcuni giornalisti nostrani hanno dato e danno ancora da pensare. Non vorremmo tuttavia tornare sulle solite figure minori che popolano radio o blog come Furio Focolari, Ivan Zazzaroni o Pistocchi per fare esempi recenti, ma concentrarci sul perché certi atteggiamenti, anche e soprattutto di Marco Travaglio, ricorrano ancor oggi nonostante "Moggiopoli" sia stata fatta ormai a strisce, e non certo bianconere.

Se per altri giornalisti possiamo arrivare a capire che l'ostinazione è figlia del tifo nella maggior parte dei casi, e talvolta rasenta persino la buona fede, nel caso del giornalista che legge tutte le carte, il giornalista di inchiesta, fatichiamo, anzi faticavamo a capire, anche perché Juventino, anomalo ma Juventino. Non sarebbe allora lecito pensare che le linguelunghe e a volte biforcute che parlano e straparlano senza produrre una prova che sia una potessero avercela con Moggi e il resto della Triade per non essere stati annoverati tra i giornalisti amici o strategici? E' una possibilità.

Andando a rileggere degli estratti del libro "Lucky Luciano – Intrighi, maneggi e scandali del padrone del calcio italiano Luciano Moggi" (Il titolo è già una sentenza), si scopre che già nel lontano 1996, 15 anni fa, Marco Travaglio lamentava la sua esclusione tra i giornalisti accreditati alle partite della Juventus per esplicita decisione di Luciano Moggi, in quanto non gradito. Nell'estratto, si cita anche una denuncia per diffamazione dello stesso giornalista nei confronti di Antonio Giraudo per una frase, a suo dire, minacciosa, in cui Travaglio sarebbe stato paragonato a Mino Pecorelli. Per non farci mancare nulla, nello stesso procedimento, Luciano Moggi venne accusato di favoreggiamento atto ad eludere le investigazioni delle autorità. Ora, trascrivere tutto il passaggio sarebbe noioso ma vi consigliamo di leggerlo per farvi una vostra opinione. Passando invece direttamente alla sentenza, a cui normalmente si appoggia Travaglio per dimostrare le sue tesi e il suo giornalismo di inchiesta, leggiamo: "Antonio Giraudo e Luciano Moggi assolti perché il fatto non sussiste". Quindi?

Forse ora ci è più chiaro il motivo di questa ostinazione di Travaglio, ma anche di altri giornalisti, nel tentare di continuare ad abbattere mediaticamente una persona che da 5 anni entra ed esce dai tribunali (vincente sempre o quasi), a cui è stato negato il palcoscenico mediatico principale di Rai e Mediaset ed anche di Sky per anni e ancora oggi, a parte qualche eccezione (Matrix), per Moggi tutto ciò è tabù; uniche concessioni: lo scranno di "Libero" e qualche comparsata/trasmissione in reti private minori. Beh, questo è quanto di documentabile si riesce a recuperare, ma nei 12 anni di Juventus quanti giornalisti o attuali "reggitoridimicrofono" Moggi ha sfanculato? In quanti hanno intimamente goduto ascoltando la grigliata Moggi-Bergamo e leggendo i titoloni "PROCESSATELI"? In quanti ancora "sentono le voci" e le riportano senza prove (o le riscrivono) per convincerci che Moggi era un ladro patentato? Lui e solo lui! Che poi alla fine ciò che è importante è il messaggio che passa, oltre ovviamente alle sentenze che stiamo ancora aspettando, ed il messaggio è eloquente: i rancorosi, e quelli che non dimenticano mai, alla fine saremmo noi.

Nel video che molto probabilmente ha ispirato la recente denuncia per diffamazione fatta dagli avvocati di Luciano Moggi a Travaglio, lo stesso giornalista, dopo aver dato del ladro a Moggi afferma: "Non ho cambiato squadra perché non si può cambiare squadra". E chi l'ha detto, sig. Travaglio? Come rappresentante di Ju29ro (Juventino vero) Le concedo una liberatoria in via del tutto eccezionale. Cambi pure squadra e, se posso suggerire, scelga l'Inter. Da loro, se vuole fare giornalismo d'inchiesta, c'è un sacco di lavoro!