Lettera aperta a Maurizio Mannoni.

MannoniNota della Redazione. Il nostro amico Antonio Molentino ha inteso rispondere, da quel giurista che è, ad un articolo di Mannoni, giornalista RAI, già entrato nella cronaca di questo sito per la sua faziosità. Quello che scrive Mannoni è la sua visione, da interista, delle ultime vicende. Certamente denota poca conoscenza del dettato costituzionale, e su questo gli risponde Antonio, come una scarsa lucidità nell'analizzare i fatti quando riguardano l'Inter: come può scrivere ironicamente "Avete visto? Adesso gli arbitri aiutano l’Inter" e sperare di trovare solidarietà se non da altri interisti che non hanno la TV o altrettanto faziosi? Ma lasciamo spazio alla lettera aperta dell'avvocato Molentino ed all'articolo del Mannoni.


Gentile dott. Mannoni,
ho avuto modo di leggere un suo pregiatissimo articolo, sul Giornale “ VENEZIA”, dal titolo “E’ giunta l’ora della vendetta di Calciopoli”. Chiariamo subito un’aspetto: sono tifoso della Juventus e conseguentemente, afflitto da quello virus chiamato comunemente TIFO. In questo credo, sommessamente, di essere persona simile a lei.
E’ ben nota, infatti, la sua passione per l’INTER BRAND srl. Passione che la porta, utilizzando la notorietà conferitaLE dal servizio pubblico (RAI), a scrivere articoli a sostegno di questo nuovo sodalizio calcistico ben noto a tutti per l’ossequiosa osservanza di valori fondamentali quali l’ONESTA’ ed il RISPETTO delle regole sportive e finanziare.
Il sottoscritto, al contrario, appartiene alla categoria dei disonesti ed ha in comune con lei solo il suddetto VIRUS.
Chiarito, pertanto, che mai oserei paragonarmi a persone del suo rango e dallo spiccato senso del dovere, vorrei sottolineare che non ho mai nutrito la speranza che un giorno si sarebbe potuta materializzare l’occasione della vendetta per poter gridare : “Avete visto l’INTER ruba quindi nulla è cambiato. Oggi posso rialzare la testa!!!”.
Dottor MANNONI mi dispiace non ho mai nutrito e non nutro, ancora oggi, alcuna speranza di nessun genere.
Ho smesso di nutrire speranze nel mio PAESE tanto tempo fa.
Mi hanno, infatti, insegnato nelle Aulee Universitarie alcuni principi e mi hanno, anche, detto che erano inviolabili per tutti.
Le elenco, per mero scrupolo, pertanto, alcuni di essi:
Tutti i cittadini hanno diritto ad essere giudicati da un giudice terzo e precostituito per legge;
Tutti i cittadini hanno diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero;
Tutti i cittadini devono pagare le tasse;
La vita privata e la sua riservatezza sono inviolabili;
Le indagini processuali devono svolgersi nella massima riservatezza;
I giornalisti hanno il dovere di rispettare, nell’esercizio della loro professione, i principi sanciti nella Carta Costituzionale a tutela della sfera privata di ogni singolo essere umano;
L’Italia è uno Stato di Diritto;
L’Italia è uno stato Garantista.
Lei ritiene, orbene, che un cittadino italiano, ai giorni nostri, possa nutrire una qualche forma di speranza quando in un aula universitaria insegnano alcune cose e nella realtà si verifica l’esatto contrario?
Io, purtroppo, ritengo che ciò non sia possibile.
Quale speranza può nutrire un cittadino che vede la sua Squadra retrocedere in serie B grazie all’operato di un giudice terzo ed imparziale quale è stato il Chiarissimo Prof. Guido Rossi?
Quale speranza può nutrire un cittadino italiano che viene a conoscere il verdetto del più grande TRIBUNALE della storia moderna, riunitosi nell’aula più democratica degli ultimi secoli paragonabile solo a Place de la Concorde, dalle pagine di un Giornale color rosa 24 ore prima della pubblicazione del verdetto stesso?
Per non parlare infine della più grande invenzione giurisprudenziale da quando esiste l’uomo: ”E’ concettualmente ammissibile ottenere un vantaggio in classifica senza alterare il risultato delle singole partite”. Credo che di fronte a cotanta nobiltà ed arguzia nell’argomentare sia necessario togliersi il cappello: CALAMANDREI, non vi è dubbio alcuno, avrebbe plaudito estasiato per ore.
Le chiedo, quindi , scusa per tutti coloro che hanno osato mettere in dubbio la legittimità dei successi del nuovo sodalizio calcistico da lei tanto amato. Ed approfitto per chiedere scusa, a nome di tutti i disonesti, ad altri giornalisti italiani che mai hanno alzato la voce in Tv e si sono sempre distinti per l’ equidistanza e la correttezza delle loro affermazioni. Chiedo, pertanto, scusa a: ELIO CORNO, Maurizio Mosca, Paolo Ziliani, Biscardi, Piccinini, Varriale, Riccardo Luna, Ruggero Palombo e soprattutto alla persona più integerrima del panorama giornalistico italiano, Candido Cannavò. Mi perdoni se dimentico altri personaggi onesti del panorama giornalistico italiano.
La saluto dottor MANNONI e forza INTER BRAND!

Avv. Antonio Molentino


Riportiamo ora l'articolo di Mannoni.

E' giunta l'ora della vendetta di Moggiopoli
di Maurizio Mannoni

Li aspettavo. E puntualmente sono arrivati. Lo sapevo che erano lì in agguato, che stavano attendendo trepidanti da mesi. Che avevano preparato con cura tutte le loro armi, che si erano passati parola, milioni come sono in tutta Italia. Che avevano con cura pazienza tessuto nuove alleanze. Che non avevano dimenticato niente, non una parola, non un gesto.
Hanno pazientato per poco più di un anno. Perché il loro obiettivo era uno e uno solo: la vendetta. Una vendetta da consumarsi nell’unico modo possibile: rivoltando contro i loro avversari le accuse che avevano determinato la loro condanna. E ora l’occasione è arrivata. Ancor prima del previsto.
Neppure loro, nei lunghi giorni tormentati dal demone del rancore, avevano sperato che la vendetta potesse arrivare così presto. Si, è vero, lo scorso anno avevano potuto ironizzare, denigrare, sminuire una vittoria giudicata dimezzata, di cartapesta. Avevano potuto rialzare la testa, togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Ma era poca cosa: lo sfizio di una giornata, di una trasmissione tv, magari una di quelle condotte da uno dei vecchi amici, uno di quelli che non hanno voltato le spalle.
Eh, no! La vendetta che aspettavano era ben altra. Doveva essere clamorosa. Con titoloni sui giornali, con interventi sdegnati degli opinionisti più importanti. Con i centralini delle radio pieni di telefonate.
Magari con qualche interrogazione parlamentare. Soprattutto con quell’equazione tanto sospirata messa lì in bella evidenza, quasi scolpita nel marmo: “nulla è cambiato, tutto è come prima!”. Ergo: non è mai successo nulla. È stata tutta un’invenzione. Peggio, una macchinazione, un complotto. Ora il gran giorno è arrivato. Adesso sì che la vendetta è stata consumata. Adesso sì che l’onore è stata riconquistato. Che l’ordine delle cose è stato ristabilito. Adesso sì che possono tornare a girare a testa alta, ad essere fieri della loro storia, a raccontarsi con orgoglio di come erano belli i vecchi tempi. E anche lui, si proprio lui, il vecchio Luciano, vedrete, tornerà dove gli compete.
Certo, in questo anno e mezzo non è stato zitto. Certo, è intervenuto ovunque rivendicando la propria innocenza, sparando a zero sui suoi accusatori. Ma sempre velato da una certa diffidenza, da una patina di ostilità. Ora no. Ora i bei tempi stanno tornando e anche lui può prepararsi a rimontare in sella. Con gli amici di sempre: quelli che si erano battuti per la causa ed anche quelli che si erano defilati. Di che sto parlando? Ma di calcio, ovviamente. Della vendetta di Moggiopoli.
Avete visto? Adesso gli arbitri aiutano l’Inter. Allora nulla è cambiato. Allora anche lo scandalo non c’è mai stato. Amen.
Giornalista Rai