Figuracce in diretta. E in HD

zoff1Ho trovato in un negozio di elettrodomestici l'opuscolo informativo della tv che monopolizza l'offerta satellitare del calcio italiano.
Un bel folderino patinato che riporta sulla copertina-poster una foto della Coppa del Mondo quasi a grandezza naturale.
Non c'è che dire, per far scena fa scena, graficamente offre di sicuro un'immagine suggestiva, e al suo interno racchiude pagine con le offerte sportive, cinematografiche, relativi pacchetti con listino e promozioni.
Un prodotto in cui l'evento "Mondiale di calcio" IN "DIRETTA E IN HD" costituisce il piatto forte: novità, contenuti e spiegamento di forze senza precedenti, copertura totale della rassegna iridata.
Una "macchina spropositata" insomma.
Apro questa "meraviglia" di poster-calendario e cosa mi ritrovo?
Un grafico con gironi e partite della rassegna iridata, farcito con qualche record storico sulla manifestazione (il giocatore più vecchio e quello più presente; il più "cattivo"; il gol più veloce; il miglior marcatore), l'ubicazione e la capienza degli stadi ove si svolgeranno le 64 partite del torneo e, per finire, l'elenco delle Nazioni le cui squadre si sono fregiate del titolo di campione del Mondo.
Un "complimenti", mi sovviene istintivo.
Controllo l'altra facciata del poster, e mi emoziono nel vedere la riproduzione dei manifesti ufficiali di tutte le edizioni dei Campionati del Mondo: a partire da quello dell'Uruguay datato 1930, semplice, essenziale e artigianale com'era il football allora, e di seguito gli altri, fino agli anni Settanta compresi: tutti trasmettono lo stesso effetto di originale semplicità "vintage".
Finché l'evoluzione delle tecniche grafiche ha permesso la realizzazione di opere sempre più curate ma, devo riconoscerlo, molto meno affascinanti, diciamo da Messico '86 in poi.
Tra i più orrendi (forse l'aggettivo sintetizza alla perfezione tutta la kermesse) il manifesto di Italia '90 col campo da calcio (verde, con le bandierine delle Nazioni partecipanti) incastonato in un Colosseo in bianco e nero.
Scarsa fantasia o triste premonizione sul destino che avrebbe atteso i nostri stadi, peggio conservati del Colosseo a soli 20 anni dal restyling?
Va beh - penso - anche quello di Francia '98, simile al nostro per certi versi, non è che sia 'sta gran bellezza...
Ma non penso al programma francese che ha strabattuto il nostro nella corsa ad Euro 2016, e nemmeno penso ai loro stadi già da ora molto migliori dei nostri.
Io continuo a curiosare: guardo, riguardo, e c'è qualcosa che non mi torna.
Non mi torna che il manifesto del 1954 riporti in didascalia "FRANCIA" come Paese organizzatore.
Forse ingannati dalle scritte in francese, i grafici non si sono preoccupati di controllare meglio, e cioè che i Mondiali del '54 si sono svolti in Svizzera, paese parzialmente francofono nel quale già allora aveva sede l'organizzazione (la FIFA, lingua ufficiale il francese) che patrocinava l'evento.
Se poi aggiungiamo che la finale di quel torneo passò alla storia come: "il Miracolo di Berna", per via dell'inatteso successo della Germania contro la strafavorita Ungheria dei colonnelli (l'"Aranycsapat", la "Squadra d'Oro"), difficile pensare ad un Mondiale più svizzero di quello...
Va beh - ripenso -; certo che sono proprio pignolo, eh?
Eh sì, è un brutto difetto che mi riconosco, e non posso fare altro che tenermelo.
E proprio per questo la "gaffe Svizzera" mi spinge a controllare, perché ad una prima occhiata mi sembra una pagliuzza, mentre ho la netta impressione che mi sia sfuggita una trave.
E la trave, effettivamente, c'è ed è enorme.
Un travone, se mi consentite il termine.
Ci sono due pagine che raffigurano 18 manifesti corrispondenti ad altrettante edizioni giocate, in ordine di tre per un totale di 9 per pagina.
Tranquilli: i gatti in fila per tre col resto di due non c'entrano niente.
Solo che fra questi c'è anche il Sudafrica, l'edizione numero 19.
Allora ne manca uno.
Uno soltanto...
Eh, - penso - sarà una svista, può succedere, avranno fatto cifra tonda e per non rovinare l'impaginazione avranno tolto, magari, quello della vergogna, quello di Videla di cui oggi parlano pubblici ministeri, calciatori che non ruvvano e presidenti che confabulano con piemme.
No, quello c'è, con un (presumibile) argentino che ricorda il pornodivo Ron Jeremy, intento ad abbracciare uno che sembra suo fratello con le braccia al cielo e baffoni da mandriano della Pampa.
Quindi, Argentina '78... Messico '86.
Pazzesco...
Svista o non svista: chissà cosa ne penseranno due tizi che con quella tv satellitare ci collaborano.
Sto parlando di Pablito Rossi e Giuseppe "lovogliorivedere" Bergomi, due "talent" (come li chiamano oggi gli opinionisti) di un'azienda che manda nelle case degli italiani una brochure che di fatto "non assegna" il loro titolo di Spagna '82.
C'è da scommettere che faranno lo stesso con gli eroi del 2006.
Basterà attendere il Mondiale del 2014, e il ricordo del più grande smacco ai media nostrani che lo sport italiano ricordi piano piano si dissolverà.
E magari un giorno non molto lontano anche le Coppe del Mondo 1982 e 2006 ce le ritroveremo nella bacheca dell'Inter.
Ovviamente dopo aver fatto trascorrere ai trofei un congruo periodo nell'oblìo, rinchiusi e scientemente dimenticati in qualche cassetto di qualche armadio, di qualche ufficio, di qualche impiegato della FIGC.