Arbitropolis

arbitroDopo Farsopoli il calcio è pulito e gli arbitri sono buoni e giusti. O forse anche no… Così parrebbe almeno, visto che le polemiche su torti veri e presunti continuano ad impazzare, senza soluzione di continuità, e non solo nel nostro orticello nazionale. Sono roventi proprio in questo momento le polemiche sulle malefatte del norvegese Ovrebo (quello insultato da Drogba in Chelsea-Barcellona), reo di aver convalidato il goal in fuorigioco di Olic che ha dato la vittoria ai bavaresi, nonché di aver espulso Gobbi, nonché.. nonché… Abete ha immediatamente raccolto il grido di dolore viola e ha telefonato a Platini, denunciando le nefandezze arbitrali e chiedendo attenzione. E sempre in campo internazionale sono ancora fresche le polemiche sull’arbitraggio di Hansson, lo svedese che nello spareggio Francia-Irlanda per i Mondiali sudafricani non vide il fallo di mano di Henry che propiziò quel goal di Gallas che sarebbe costato la qualificazione ai verdi del Trap; e anche in Porto-Arsenal ha suscitato le ire di Wenger, il tecnico dei Gunners, per il modo un po’ rocambolesco in cui, grazie all’ingenua collaborazione del portiere Fabianski, ha propiziato la rete della vittoria portoghese.

Per non parlare di casa nostra, la patria di Farsopoli, dove tutti continuano a lamentarsi, il che vuol dire che, fatto fuori Moggi, le cose continuano a non andar bene; strepita Mourinho, lamentando a Napoli un rigore non concesso per fallo di mano di Aronica, dopo aver sentito nel derby “un odore strano” di complotto all’espulsione che Snejider era andato a cercarsi col lanternino, dimenticando però di citare tra le malefatte arbitrali l’improvvisa cecità che ha colpito Pierpaoli quando a Chievo ha sorvolato su un plateale fallo di mano di Quaresma in area, episodio che, se punito come da regolamento, avrebbe potuto propiziare il pareggio del Chievo (però la colpa non è di Pierpaoli, solo della sudditanza psicologica…). Strepitano Gasperini e Preziosi per il rigore concesso su del Piero che ha ‘regalato’ (a loro dire) la vittoria alla Juve, dimenticandosi totalmente che la terna arbitrale capitanata da Rocchi le aveva tolto una strameritata vittoria all’andata, annullando due goal regolari. Ma ad ululare alla luna aveva iniziato il Palermo di Zamparini che addirittura già il 22 settembre aveva presentato un dossier su torti arbitrali che riteneva di aver subìto; e De Laurentiis ai primi di dicembre adombrava lo spettro di una nuova Calciopoli. Questo solo per limitarci agli sbraitamenti più sguaiati. Ma Zamparini torna alla carica anche in questi giorni quando, parlando di Juve-Genoa, evoca l’immagine di una roulette truccata…

Allora c’è da chiedersi: davanti alle cantonate arbitrali che le moviole impietosamente (anche se troppo spesso unilateralmente, studiando da dove spira il vento) mettono a nudo, bisogna pensare che questi errori siano dovuti a malafede o a limiti umani? Anche se a dire il vero le parole di chi lascia intravvedere ipotesi complottistiche farebbero pensare ad accuse di malafede (a senso unico, però, solo quando gli errori sono contro), la realtà è che si tratta generalmente di errori dovuti al livello non eccelso di alcuni direttori di gara e assistenti, nonché ai ritmi del calcio di oggi; non è nemmeno da trascurare la pressione psicologica in grado di offuscare la mente di chi in pochi secondi deve prendere una decisione; per esempio credo che, dal 2006 in poi, le parole di Carraro a Bergamo “Se c’è un dubbio, per carità, che, che, che, che il dubbio non sia a favore della Juventus” risuonino come un disco rotto nella mente di molti arbitri e assistenti. E l’amplificazione che gli organi di ‘informazione’ (si fa per dire…), vera cassa di risonanza del ‘sentimento popolare antijuve’, danno a qualsiasi episodio che, anche in modo indiretto o addirittura ininfluente (come le cosiddette prove del tenente colonnello Auricchio a Napoli…), possa lontanamente essere pro-Juve, danno fiato alle trombe del sospetto.

Se tutti sapessero accettare che vince chi è più forte, e la Juve dei 91 punti incontestabilmente lo era, il discorso sarebbe chiuso da sempre e per sempre; ma questo è il paese degli onesti birbanti dove, di fronte al campo che grida una verità, si preferisce ricorrere al sottobosco.