Caso Catania: “il non-illecito strutturato”

Clamoroso al Cibali: il presidente etneo Pulvirenti ha confessato ad un pm di aver comprato, a 100.000 euro l’una, cinque partite dell’ultimo campionato di Serie B. Si tratta di: Varese-Catania, Catania-Trapani, Latina-Catania, Catania-Ternana e Catania-Livorno. E così il “prode eroe senza macchia” che solo qualche anno fa denunciava le grandi ruberie juventine senza uno straccio di prova ha confessato cinque illeciti. Ma noi, che per “costituzione” siamo garantisti, non vogliamo giudicare fatti o persone quando le confessioni non sono supportate da riscontri ed atti processuali, al contrario di quanto la cagnara mediatica del 2006 fece accadere. Mi limiterò solo a fare qualche considerazione.
 
Nel 2006, durante quegli oscuri fatti passati alla storia col nome di “Farsopoli”, la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva condannarono la Juventus alla Serie B ed alla sottrazione di due titoli specificando nelle sentenze sportive che non c’erano illeciti ma solo slealtà sportive (non punibili con la retrocessione) e che si condannava una squadra alla retrocessione in base a poche decine di telefonate da cui si sarebbe evinta un’esclusività di rapporti dei dirigenti bianconeri con i due designatori Bergamo e Pairetto. E per l’occasione s’inventarono un bell’illecito non previsto nel codice di giustizia sportiva di allora, ovvero quello che è passato alla storia degli aborti giuridici (Corrado De Biase cit.) come “illecito strutturato”: una sommatoria di articoli 1 (slealtà) fanno un articolo 6 (illecito). Poi partirono i processi penali (quelli in cui la prova si forma in dibattimento) e scoprimmo che: decine di migliaia di intercettazioni rilevantissime “oggettivamente occultate” dagli inquirenti hanno dimostrato che i rapporti erano tutt'altro che unici (coi designatori ci parlavano tutti e con toni molto più gravi di Moggi e Giraudo), che la Gea non aveva mai condizionato il mercato a favore della “cupola”, che il “sequestro Paparesta” era una boutade telefonica, che i sorteggi erano regolari, che le ammonizioni preventive erano una favoletta e soprattutto che il campionato 2004/2005 era regolare e il 2005/2006 mai indagato. Ed ora continuiamo a chiederci: come mai due campionati certificati regolari da sentenze passate in giudicato non vengono riassegnati a chi li ha legittimamente vinti sul campo?
 
Di certo anche questa sarà una bella gatta da pelare per la giustizia sportiva. Non che storicamente siano molto avvezzi al pugno di ferro, se si escludono i fatti del 2006. Ci ricordiamo carezze e buffetti per vicende gravi come “Passaportopoli” (a proposito della quale, a detta di Franco Ordine, un presidente federale in sede di consiglio avrebbe detto di non voler mandare in B l’Inter di Moratti a causa dei cospicui investimenti del patron), “Bilanciopoli”(con tanto di depenalizzazione del falso in bilancio e legge “Salva-Calcio” ad hoc varata dal governo Berlusconi nel 2003, legge cui fecero ricorso tutte le grandi squadre  - e non solo - coi bilanci irregolari, tranne una che non ne aveva bisogno perché il suo bilancio era pulito: la Juve di Giraudo e Moggi), “Intercettopoli”, “Premiopoli” e mi fermo qui per carità di patria.  Allora il grande dilemma adesso è: che metodo adottare? Il metodo “Guido Rossi” o il metodo “Carraro”?
Di certo se si optasse per il primo (caso molto raro ed improbabile) bisognerebbe mandare quantomeno in Prima Categoria 6 squadre (essendo buoni, eh) visto e considerato che, se le confessioni di Pulvirenti fossero riscontrate, ci troveremmo davanti a illeciti incontrovertibili con tanto di pagamenti in denaro. Una cosa che Auricchio e Narducci ancora stanno cercando, per dire.
Ma siccome “si sa come va l’Italia”, “una mano lava l’altra”, “il bene del mondo del calcio è la prima cosa”, sono quasi sicuro che, come nella maggior parte di casi analoghi, si opterà per il secondo metodo. Il “Metodo Carraro” è un evergreen come un antipasto “prosciutto e melone”. Già me lo vedo: magari il buon Tavecchio, con spirito eclettico, prenderà spunto anche dal “Metodo Guido Rossi” per perfezionare il già collaudatissimo “Metodo Carraro”.  Processi in 15 giorni “che dobbiamo fare i calendari”, abolizione di un grado di giudizio, l’intero collegio giudicante sostituito da un giorno all’altro, due bei gradi di giudizio veloci che inseriscano ancora una nuova norma “in itinere”: “il non illecito strutturato”. Me lo sento, la vedo, la posso leggere: “a Catania, Livorno, Latina, Ternana, Varese e Trapani vengono riscontrati illeciti provati e certificati da passaggio di denaro ma queste squadre, pur avendo alterato cinque incontri, non hanno alterato la classifica del campionato”. Il tripudio della logica, l’esaltazione dell’eclettismo che manco Cicerone.
Noi tifosi gobbi conosciamo bene l’estro e la creatività della giustizia sportiva italiana, sappiamo che non ci deluderà. Poi tanto il solleone estivo farà dimenticare tutto grazie ai titoloni dei giornali che narreranno dei campioni acquistati dalle milanesi, dalle romane, dal Napoli e dell'irreversibile crisi della Juventus, che, come ogni estate da cinque anni a questa parte, dovrà cedere momentaneamente il titolo di Campione d’Italia e Vicecampione d’Europa insieme a Pirlo e Tevez. Speriamo vivamente di perdere come da quattro estati a questa parte.
 
Per il cabaret e l’aspetto ludico di questa afosa stagione siamo in mano vostra: fateci ridere.