Di nuovo Juventus

giustizia sportivaPer quanto riguarda il processo relativo a Calciopoli le sentenze penali in primo grado, a ottobre 2011, furono le seguenti:
Luciano Moggi 5 anni e 4 mesi;
Paolo Bergamo 3 anni e otto mesi;
Innocenzo Mazzini 2 anni e 2 mesi;
Pierluigi Pairetto un anno e 11 mesi;
Massimo De Santis un anno e 11 mesi;
Salvatore Racalbuto un anno e 8 mesi;
Pasquale Foti un anno e 6 mesi e 30mila euro di multa;
Paolo Bertini un anno e 5 mesi;
Antonio Dattilo un anno e 5 mesi;
Andrea Della Valle un anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Diego Della Valle un anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Claudio Lotito un anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Sandro Mencucci un anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Leonardo Meani un anno e 20mila euro di multa:
Claudio Puglisi un anno e 20 mila euro di multa;
Stefano Titomanlio un anno e 20 euro di multa.

A paragone mi piacerebbe tanto riportare anche le sentenze della giustizia sportiva; ma lascio al lettore il compito di consultare tutta la documentazione, in primis la sentenza della CAF e quella della Corte Federale: comparando gli esiti della giustizia sportiva con quelli della giustizia ordinaria e, soprattutto, estrapolando, chi tra i giudicati colpevoli, oggi, sia ancora abile, arruolato e confederato riuscirà agevolmente ad evidenziare, dal 2006 ad oggi, l'incidenza della giustizia sportiva e quanto il calcio sia stato veramente ripulito.

Come è oramai ben noto, almeno ai tifosi della Juventus, Calciopoli lato giustizia sportiva è un discorso molto più complicato di nomi, radiazioni, multe, sospensioni, prescrizioni e punti di penalizzazione. Calciopoli è piuttosto un precedente pericoloso, uno spartiacque che ha dimostrato l'inadeguatezza, "l'incompetenza" su certe decisioni (rivendicata dalla Federazione stessa) e l'inutilità della "giustizia" sportiva. Calciopoli è stata una forzatura anche utile per assaggiare le reazioni del popolo sportivo, un ennesimo banco di prova per i media: per le redazioni a tinte forti, che il più delle volte coincidevano con i colori sociali di qualche squadra, Calciopoli è stata un'occasione che ha permesso di riallineare equilibri economici, un colpo di spugna che ha annacquato peccati sportivi atavici. Calciopoli è servita a molti per ricucirsi l'imene e ripresentarsi vergine sull'altare del calcio, risposandosi per l'ennesima volta senza dover pagare gli alimenti. Calciopoli è servita da acquasantiera per lavare le mani di molti senza confessarsi, senza nemmeno dire un padrenostro a discolpa. Calciopoli è servita anche a consacrare l'immagine del "giornalista" sportivo, del tuttologo da strapazzo, del garantista di parte, del disinformato apparente, ha svelato realmente chi sono e cosa fanno certi personaggi, chi puntellano; Calciopoli ha rivelato che il tifo, gli interessi, la carriera sono ben più importanti di qualsiasi altra cosa. Piuttosto che un religioso e discreto silenzio, in assenza di conferme, o di un pilatesco "no comment", è stato meglio supportare senza vergogna la parrocchia e non si sbaglia mai. Tanto è proprio in parrocchia che rabboccano l'acquasantiera no?

Calciopoli non è servita a chi l'ha guidata, eseguita, e portata a termine per imparare, per migliorare, per evitare che certe situazioni si ripresentassero, è servita esattamente per l'opposto; per assicurarsi che lo stesso schema potesse servire nuovamente alla bisogna. Presto che è tardi, presto presto che non facciamo in tempo a dare il calcio d'inizio. Con Scommessopoli si registrano le stesse sensazioni, le stesse situazioni, un'altra forzatura, illazioni, voci di corridoio, interrogatori secretati per mesi e mesi e poi all'improvviso, come il sole, il segreto non si riesce più a mantenere. Le solite manine che sottraggono documenti riservati, i soliti spifferi solo su alcuni nomi, perché altri rimangono sotto 3000 processi ancora in attesa e non faranno in tempo a trattarli almeno per il tempo necessario a prescrivere alcuni atteggiamenti. Fortuna? E chi può dirlo? Intanto da un bisbiglio su Antonio Conte, da una possibile omessa denuncia, da un sms mai rivelato o forse nemmeno mai mandato di qualche settimana fa, la situazione oggi è molto più che delineata: Conte indagato per associazione a delinquere e frode sportiva, Bonucci indagato, Criscito indagato e perquisito, Buffon sputtanato dalla stampa alla vigilia dell'europeo all'indomani delle parole rivelatrici sulla perquisizione spettacolo di Coverciano e sulla vergogna tipicamente tricolore dei bisbigli tra Procure e stampa. Un crescendo rossiniano in tinte bianconere, e potevano forse sbagliarsi?

Il Calcioscommesse è un'altra enorme occasione per la giustizia sportiva e per la FIGC di prendere una piccionaia intera con la solita fava. Come? Dopo la figuraccia di Calciopoli, che grazie a Internet e al tam tam tra i webtifosi bianconeri non sono riusciti ad arginare, tanto da dover rinculare, fare mezze ammissioni, trincerarsi dietro sottilissime incompetenze sellando cavilli burocratici uno dopo l'altro, creando normative ad hoc, giocando con il tempo per poter guardare il calendario e poter dire 'tempo scaduto, prescrizione', si ripresenta (toh, che coincidenza) l'opportunità di dimostrare al mondo intero come e quanto sia efficiente l'Italia dello sport. Mentre i nostri atleti di tutte le discipline dimostreranno alle nazioni concorrenti quante medaglie saranno in grado a portare a casa dall'Olimpiade di Londra, contestualmente i dirigenti nazionali sportivi, coaudiuvati dall'onnipresente superprocuratore Palazzi (ma non doveva andarsene?) dimostreranno come si ripulisce il calcio da quattro zingari, cinque ungheresi, due o tre ex campioni e la bassa manovalanza pallonara delle serie minori fino alla serie B. E la serie A? Non vi preoccupate che ci arrivano e ci arrivo.

I canali comunicativi cambiano. Il metodo no. Non c'è bisogno di incrinare più di tanto la credibilità di Mediaset: in fondo il tenente colonnello Auricchio, testimoniando in aula a Napoli che il Milan non ha televisioni, ha già certificato l'assoluta indipendenza delle reti berlusconiane. Beata ingenuità. Non c'è bisogno di leggere con occhi maliziosi i titoli di Tuttosport a difesa di una verità difficile da sostenere quando tutti gli altri, invece, certe notizie non le diffondono. Si sa, Tuttosport è il quotidiano sportivo di Torino, non fa nulla che quanto pubblica sia dimostrabile. E allora per Calciopoli si è dovuti ricorrere al Santo Graal dell'informazione sportiva, al nuovo testamento, al soffio o alla soffiata di Dio: La Gazzetta dello Sport era una garanzia. Era, appunto. Peccato che, dopo sei anni di titoloni orientativi e smentite da ricercare tra i necrologi, la cara vecchia Gazzetta non ci sia quasi più. In RCS si nasce interisti e si muore, professionalmente parlando, a Crescenzago, nella sana periferia, tra una balla di fieno, un bicchiere di vino bianco e un dialetto tra i tanti. Dicevo, cambiano i canali comunicativi, e oggi, a far da gazzettari ci sono i Repubblichini, che tirano la volata alle altre testate giornalistiche e ai media tutti. Fare i nomi sarebbe facile, da Crosetti a Fulvio Bianchi, oggi è La Repubblica a ruggire non più Ruggiero. Non che i soliti noti come Gazzetta, La Stampa (toh, ancora loro) e tutto il resto del cucuzzaro si facciano pregare. Basta dare un'occhiata alle homepage per scoprire che Buffon ha già puntato, e probabilmente perso, qualcosa come 1.600.000 euro tramite un amico di fiducia titolare di una tabaccheria di Parma adibita alle scommesse, anche calcistiche. Una nota privata della Guardia di Finanza, vecchia di 9 mesi ma riesumata proprio il giorno dopo le dichiarazioni del portierone azzurro sì, ma sotto sotto bianconero. Questi sono i colori che prediligono, questi sono i nomi che interessano. Chissà fra sei anni se sposteranno anche la sede di Repubblica e de La Stampa, chissà se il popolo bianconero che non è né di destra, né di sinistra ma solo juventino comprerà ancora quei giornali, chissà se rivedremo e ripubblicheremo, con gioia, gli scarsi risultati in termini di diffusione di copie cartacee della Gazzetta ma questa volta per altri editori?

Nel frattempo è finalmente iniziato il processo sportivo/mediatico a Scommessopoli, e per dimostrare al mondo quanto sono bravi serve un'eco mondiale. Altrimenti chi se la sarebbe filata la conferenza stampa di un certo Di Martino (di cui seguiremo senza dubbio la carriera)? Chi avrebbe scritto all'estero dell'ennesimo scandaluccio del calcio italiano? Tanto lo sanno, siamo fatti così. Non c'è niente di più semplice. Una perquisizione annunciata nel tempio della Nazionale, a Coverciano, e tre o quattro nomi eccellenti: Antonio Conte, Domenico Criscito, Leonardo Bonucci, ci aggiungiamo Buffon... poi, chi c'è di altro che non mi ricordo? Un attacco alla Juventus senza precedenti, nemmeno nel 2006 è stato così devastante. E quando Cannavaro tentò di difendere la posizione di Moggi dal ritiro della Nazionale fu gentilmente invitato a farsi i fatti suoi. Cannavaro ieri, Buffon oggi. I capitani bianconeri dell'Italia del calcio. La contrapposizione tra le velocità di esecuzione della giustizia ordinaria e di quella sportiva sarà nuovamente il fulcro per stabilire chi e quando, la fretta è e sarà nuovamente il consigliere del diavolo, la bufala di dover fornire i nominativi delle squadre che parteciperanno alle competizioni europee all'UEFA sarà di nuovo la spiegazione per accelerare i processi e le sentenze?

Mentre per i pentiti collaborativi e, secondo Palazzi, credibili al di fuori di ogni dubbio sono già state emesse le sentenze che raggiungono un massimo di 20 mesi di sospensione e qualche migliaio di euro di multa (con un paio di scommesse si rientra), toccherà aspettare per vedere se la giustizia ordinaria incolperà Antonio Conte, Leonardo Bonucci, Mimmo Criscito di aver partecipato ad un'associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Al momento ci sono più smentite che conferme di quanto ha dichiarato Carobbio, anzi, conferme nemmeno una; per le smentite di dirigenti del Siena e compagni di squadra di Carobbio, basta scegliere a caso: Vitiello, Terzi, Ficagna, Reginaldo, Mastronunzio, Perinetti, Faggiano, Stellini, Pignotti e Coppola. Toh, un altro Coppola, non è che è proprio il cognome che non interessa? Ma loro non sono credibili. perché non dicono quello che gli inquirenti vorrebbero sentirsi dire. Ecco, questo è il precedente pericoloso che hanno creato e che stanno neppur troppo silenziosamente riproponendo. Stravolgere nuovamente le gerarchie calcistiche che il campo ha determinato in base alle indiscrezioni, tutte smentite, di un giocatore/scommettitore che ha brigato per anni cercando di arrotondare i già tanti soldi che guadagnava coltivando il sogno di giocare in serie A.

Fosse solo questo. Distruggere nuovamente una Juventus tornata a comandare il campionato italiano potrebbe essere la conseguenza di questa nuova ondata di provvedimenti. E poi. Fermare a tempo indeterminato il miglior tecnico italiano che ha dimostrato come si può vincere uno scudetto da imbattuti senza nomi eccellenti, se escludiamo appunto Buffon e Pirlo, con il miglior gioco visto in Italia da molti anni a questa parte. Sputtanare uno dei migliori giovani difensori italiani riproponendone il nome in prima pagina perché nominato da qualche pentito cui è stata promessa una lieve pena in cambio di informazioni. E infine infangare il miglior portiere italiano e per anni il migliore al mondo, senza che sia nemmeno indagato, divulgando accertamenti riservati svolti dalla Guardia di Finanza molti mesi fa.

L'attacco è senza ombra di dubbio anche al nuovo Agnelli. L'attacco è ad Andrea, ai 30 scudetti ostentati, l'attacco è alle tre stelle, l'attacco è alla richiesta di una giustizia sportiva equa, alla richiesta di risarcimento di 444 milioni di euro per avere affossato una società quotata in borsa insieme a tutti i propri azionisti, con sentenze sbrigative e forgiate senza aver approfondito quanto era effettivamente necessario. Sentenze sbugiardate, per quanto riguarda la società Juventus, da quelle del primo grado del processo di Napoli. L'attacco è al pool difensivo della Juventus che, per volontà di Agnelli, si è schierato compatto al fianco di Antonio Conte e Leonardo Bonucci, e forse toccherà farlo anche per Gianluigi Buffon, l'attacco è alle dichiarazioni "faremo male a chi ci ha fatto male" e l'attacco alle parole "sterilizzare" che non è niente altro che il sinonimo di ripulire. Cioè la pretesa di questa Federazione che vorrebbe farlo con il calcio italiano. Sarò strano, sarò di parte, ma la mia impressione è che quanto sta succedendo è tutto tranne che pulizia.

In conclusione, ripensando ancora a Calciopoli può essere solo una. La FIGC ha già dimostrato di essere inadeguata primariamente in termini di controllo perché, se è vero che il Totonero è roba vecchia che risale agli anni ottanta, allora non hanno imparato nulla e non sono riusciti, nella loro indipendenza, ad impostare un metodo efficace che, negli anni, possa almeno dissuadere giocatori, allenatori e dirigenti di ogni categoria a commettere abusi; e oggi siamo punto e a capo. La FIGC ha fallito la sua missione di controllante, ha fallito nel fare rispettare le regole che essa stessa impone e modifica a seconda dell'umidità e della luna calante, ha fallito nell'applicare misure giuste, eque, affibbiando invece pene sproporzionate, ha fallito perché, nonostante la tanto sbandierata velocità nell'intervenire, non è riuscita ad evitare che la prescrizione lasciasse impunite altre società, ha fallito anche e soprattutto nel non punire adeguatamente i propri dirigenti implicati in Calciopoli, se è vero che Carraro non ha nemmeno pagato la multa comminata ed è tutt'oggi presidente della FISI (la FIGC dello sci italiano). La FIGC ha fallito anche nel rinnovare i propri massimi dirigenti, riconfermando Abete (secondo di Carraro all'epoca di Calciopoli) e dando così continuità a metodologie e comportamenti rivelatisi errati. Insomma, che cazzo deve ripulire questa federazione ancora??

Ed invece di trovare giornalisti che trovino almeno strane tutte queste vicende dobbiamo sentire i loro colleghi dal volto televisivo che non credono alla giustizia ad orologeria, che non credono ai botta e risposta tra chi osa parlare e chi invece non vuole sentire o vedere. Ci tocca leggere i soliti prezzolati che giustificano questi comportamenti al limite della decenza perché anch'io, come ha già spiegato Buffon in conferenza stampa, non mi sento di scrivere tutto quello che la mia testa e il mio cuore "pensano", perché non si può.