I tanti perché di una storia tipicamente italiana

conte

Tu puoi fare quello che vuoi; quello che intendo è che, se vuoi, domani possiamo scrivere quello che desideri, che vuoi... adesso. Dopo, se vuoi, posso fare così... Più di questo ti posso assicurare... l’unica cosa che ti posso dire è che non ti voglio prendere in giro. Sono un tuo amico e voglio che tu esca da questa storia pulito. Perché questa non è la tua storia... Questa è la storia di qualcun altro.

Da una telefonata fra un giornalista e lo "zingaro" Ilievsky

Io questa mattina non ho provato nessuna sorpresa nel leggere della nuova ondata di arresti ordinata dalla Procura di Cremona. Come avrei potuto? Nelle 24 ore precedenti ero stato ampiamente avvisato di quello che stava per accadere: prima dal giornalista di Libero Fabrizio Biasin sulla sua pagina Facebook, poi dal Tg5 che aveva addirittura aperto con questa notizia l'edizione delle 20, con servizio del giornalista Andrea Pamparana, e infine da Enrico Mentana che, come per la precedente serie di arresti, aveva preventivamente avvisato gli utenti del suo telegiornale delle novità imminenti. Ricapitoliamo e sottolineiamo: arresti annunciati dai giornalisti, nella peggiore tradizione italiana. Primo elemento che depone in maniera pessima sulla credibilità di questa indagine.

La mattinata è proseguita con l'immagine di Conte spiattellata su tutte le homepage, indagato addirittura per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva e con la propria residenza torinese oggetto di perquisizione. Poi Criscito che viene fatto fuori dalla Nazionale per bocca del vice presidente federale Albertini, condannato prima del tempo perché l'onta di un'indagine non può macchiare il candore illibato dei boy scouts di Coverciano guidati da Padre Cesare. Intanto l'eccitazione tra i cantori delle gesta della magistratura (il quotidiano Repubblica, of course) era tale da partorire scenari da wishful thinking spinto: Fulvio Bianchi arrivava a immaginare una Juve deferita per responsabilità presunta e che rischia l'estromissione dalla Champions League. Poi qualcuno deve avergli fatto notare la castroneria e il livello di rischio cala vertiginosamente a un banale "dover trovare un nuovo allenatore". Da lì a qualche ora arriverà Andrea Agnelli a spegnere anche questa residua fantasia.

A metà pomeriggio la Juve annuncia la conferenza stampa congiunta Agnelli-Conte, ma gli spifferi cremonesi sono inarrestabili e arriva dall'Ansa la notizia del coinvolgimento nel registro degli indagati anche di Leonardo Bonucci. Si dirà: ma cosa c'entra Bonucci con l'indagine di Cremona? Presto detto: nella città del torrone, mentre si annoiavano tra uno zingaro e un ungherese, hanno deciso di iscrivere nel registro degli indagati l'ex difensore del Bari e poi trasferire il fascicolo, per competenza, ai colleghi pugliesi. Sì, ma per cosa? Ovvio: per i fatti dei quali lo accusa Masiello a Bari, fatti per i quali Bonucci è stato già sentito dagli inquirenti pugliesi spiegando la sua estraneità. Non invento nulla eh, tutto made in ansa. Misteri della giustizia italiana. Se non fosse che poi in serata il metro Criscito non viene applicato al difensore campione d'Italia, che non viene escluso dalla Nazionale. Motivo? Padre Cesare è lapidario: "Al momento non ci risulta alcuna comunicazione, e poi lui è sereno perché è stato già sentito dai magistrati". Così va il calcio nell'era dei boy scouts, caro Domenico Criscito, prenditela con Di Martino che non ti ha voluto interrogare per tempo. Fortunatissimo invece il nostro Leo: chi glielo doveva dire, quel giorno, che quell'interrogatorio gli avrebbe salvato l'Europeo?

Arriviamo alla conferenza stampa che cambia il gusto amaro di una giornata che era nata col sapore di 2006: la società si schiera al fianco del Conte indagato, al contrario di quanto fece nei confronti di Moggi e Giraudo; questa volta non si passa, "Antonio è e sarà il nostro allenatore che ci guiderà in Champions League". Ne è passata di acqua sotto i ponti, per fortuna. Però vedere quasi i lucciconi negli occhi rabbiosi del mister non nego che mi abbia fatto male. E' stato tirato in ballo ad arte in questa storiaccia, in maniera scientifica partendo dalla storia del presunto sms fino al Carobbio folgorato improvvisamente sulla via di Damasco quattro giorni dopo il goal di Muntari. Che sia il mezzo per colpire e provare a intimidire la Juventus è, come direbbe lui, fuori dubbio. Chi lo conosce sa di che pasta è fatto e sa quanto possa essere distante da lui l'idea di non giocare per la vittoria, lui che così ci ha chiamato pure la figlia. Lo dice la sua storia personale, lo dice la sua voce incazzata quando chiede al pm Di Martino perché non lo abbia chiamato in Procura prima spiccare un'accusa così pesante e un mandato di perquisizione. Già, perché? Perché in tre mesi mai il tempo di una chiacchierata, magari sottraendo il tempo dedicato a Bonucci che già era sotto indagine altrove? Perché una accusa del genere basandosi, secondo quanto scritto nell'ordinanza, solo su quanto dichiarato da Carobbio nemmeno in Procura ma davanti agli inquirenti sportivi? Perché una accusa del genere se poi nell'ordinanza si scrive che "il coinvolgimento (di Conte n.d.a.) è tutto da verificare, e non in questa sede"? Ma è così che si amministra la Giustizia? E' così che si gioca con la reputazione delle persone? Per poi ricordare ai giornalisti, in una maniera che suona quasi da presa in giro, di trattare nella giusta maniera gli avvisi di garanzia che sono (ovvio) a tutela dell'indagato?

Tanti sono i perché di questa giornata e, lo ammetto, sono perché retorici. Un'idea chiara e netta sulla genesi di questa vicenda ce l'ho, e credo ce l'abbiano molti tifosi juventini che non hanno certo l'anello al naso. E' facile fare collegamenti con altre vicende, riflettere sul ruolo particolare di Filippo Carobbio, solo che purtroppo si rischia di scrivere illazioni al momento non suffragate da alcuna prova. Lascio al lettore, sicuramente smaliziato, l'incombenza. E chiudo con l'ultimo dei perché di questa giornata tipicamente italiana: si legge nell'ordinanza odierna che in una conversazione intercettata risalente al 2011 tra l'ex calciatore Tisci (oggi arrestato) e Bellavista si desume che "l’Inter non era stata in grado di ottenere il risultato perché dall’altra parte, e cioè dalla parte del LECCE, avevano voluto giocare e solo l’ultimo quarto d’ora si erano messi d’accordo". Si parla di Inter-Lecce dello scorso campionato, finita 1-0, partita per la quale Tisci aveva "appreso dai giocatori, ai quali si era unito Bobo Vieri, che la squadra dell’Inter aveva fatto dei danni in quanto tutti avevano scommesso sull’over per la notizia che si era sparsa in giro". Perché le parole di Carobbio sono sufficienti per accusare Conte di associazione per delinquere mentre quello che dice Tisci al telefono ha come unica conseguenza l'iscrizione nel registro degli indagati di Vieri? Perché a Di Martino e a tutti i giornalisti così ansiosi di verità non è mai interessato sapere se ed eventualmente quale fosse stato il ruolo dei giocatori dell'Inter in questa vicenda?