Inter: assoluzione? No, prescrizione

MorattiSi è generata confusione nell’interpretazione del comunicato con il quale il Procuratore Federale Palazzi ha archiviato il fascicolo aperto dall'Ufficio Indagini sui presunti pedinamenti ordinati dall'Inter a carico di De Santis, Vieri ed altri giocatori.
Per esempio sul sito della Gazzetta, il 23 giugno, il titolo è stato "La Figc assolve l'Inter" e l’articolo si limitava a riportare il comunicato aggiungendo solo "La vicenda aveva suscitato clamore nei mesi scorsi, e uno dei giocatori coinvolti, Christian Vieri, dopo aver sostanzialmente ignorato le scuse del presidente dell'Inter Moratti, ha chiesto un risarcimento danni di 21 milioni di euro all'Inter e alla Telecom"

Più attento, invece l’editoriale di Andrea Pavan, su Tuttosport, dal titolo "RETROSCENA INQUIETANTI":

Le liste di prescrizione, nella vecchia Italia, ormai sono lunghe e piene quanto quelle di proscrizione nell’antica Roma. Gli ultimi imbucati - nelle prime e giammai nelle seconde, al di là delle inguaribili sindromi nerazzurre da complotto - sono da ie­ri l’Inter e il suo presidente Moratti. Le cui posizioni, in merito alle denunce di spionaggio ai danni di dipendenti propri e tes­serati federali, sono state archiviate dal procuratore Palazzi «non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedi­bili ovvero non prescritte». Laddove «ovvero», in giuridichese, sta per «oppure». Nella lingua del popolo e non dei legulei, si­gnifica che parte dei pedinamenti - attenzione: non negati, né de­finiti legittimi - non è perseguibile perché sono scaduti i termi­ni, mentre l’altra parte sarebbe riconducibile per responsabilità (o comunque per conoscenza diretta, vedi il contatto con l’arbi­tro dissidente Nucini) a persone che non ci sono più. Una perso­na, diciamolo: il mai abbastanza compianto Giacinto Facchetti. Il dirigente più volte citato negli interrogatori degli uomini Te­lecom (Tavaroli e Cipriani) coinvolti in uno scandalo ben più grande di quello calcistico e comparso nei resoconti delle audi­zioni dello stesso Moratti presso l’Ufficio Indagini della Figc. Una bandiera, Facchetti, che evidentemente sa fare ancora del bene alla sua Inter. Ora, fermi restando il principio del garanti­smo prima delle sentenze e il rispetto a esse dovuto una volta emesse, è chiaro che quando la giustizia non giudica perché non può farlo - e dunque assolve per l’impossibilità di procedere e non perché il fatto non sussista o non costituisca reato - la sod­disfazione può riguardare unicamente chi del provvedimento beneficia e non tutti gli altri

Ancora più completo un articolo dello stesso Andrea Pavan, pubblicato sempre su Tuttosport del 23 giugno, che pubblichiamo integralmente:

Intercettazioni: la FIGC riconosce le accuse anche se la prescrizione salva l’Inter
MORATTI SPIA MA LA FA FRANCA
Il Patron: “Non c’era da preoccuparsi e per le plusvalenze finirà nello stesso modo”
MILANO. «Sono preoccupato, per la storia delle plusvalenze, quanto lo ero per le voci sui pe­dinamenti: e avete visto come una certa insinuata situazione si sia risolta totalmente a favo­re dell’Inter. Allo stesso modo si concluderà la vicenda riguar­dante i bilanci. Dunque sono contento, non preoccupato». Co­sì parlò Massimo Moratti, ver­so sera, aprendo l’assemblea straordinaria dei soci nerazzur­ri. Un incipit volto a rassicura­re la platea («operazioni ammi­nistrative sempre trasparenti e corrette») prima di galvanizzar­la con l’aumento di capitale («uno dei tanti, importanti, pun­tuali ») e con il contro-ribaltone Suazo. Un commento goduto al comunicato emesso poche ore prima dalla Figc. Questo: «Il Procuratore federale, esamina­ta la relazione dell’Ufficio Inda­gini sugli accertamenti richiesti dalla Procura federale in ordi­ne a numerosi articoli di stam­pa riguardanti il comportamen­to di dirigenti della società In­ternazionale F.C. S.p.A. nei con­fronti dell’arbitro Massimo De Santis, dei calciatori Christian Vieri, Adrian Mutu, Luis Ro­naldo Delima Nazario, Vladi­mir Jugovic e del tesserato Mariano Fabiani, ha disposto l’archiviazione del procedimen­to, non essendo emerse fattispe­cie di rilievo disciplinare proce­dibili ovvero non prescritte». In sostanza, spiare e pedinare re­sta in assoluto un’attività illeci­ta, ma se non si può procedere non comporta sanzioni. E qui, secondo il prossimo Superpro­curatore Palazzi, procedere non si può. Perché l’opera di vigilan­za fuori dal campo - emersa nel caso di Vieri da una fattura in­terista intestata alla società Po­lis d’Istinto e per gli altri dagli interrogatori di Tavaroli e Ci­priani, detective della security Telecom allora presieduta da Tronchetti Provera e dal suo vice Buora, entrambi nell’orga­nigramma di Palazzo Durini ­risale a tempi caduti in prescri­zione, che al momento è ancora di 2 anni per i club e di 4 per i lo­ro tesserati. Le presunte inda­gini svolte invece dall’Inter sul conto del fischietto e del diri­gente moggiani (la celeberrima Operazione Ladroni) sarebbero riconducibili, come emerso da dichiarazioni e deposizioni, al­l’iniziativa difensiva del defun­to presidente Facchetti, all’e­poca attivato dall’outing dell’ar­bitro Nucini. La Procura non nega i fatti né li definisce leciti: si limita a constatare la prescri­zione e la non procedibilità. Chi si attendeva condanne, resta co­me sono rimasti gli avversari di Berlusconi alle sentenze di al­tri processi o chi si aspettava di vedere punita per doping la Ju­ventus. Si conclude così il procedimento sportivo riguardante anche i pedinamenti. Ma i legali delle «vittime» continuano la causa civile con la richiesta dei danni. Un’archiviazione pesan­te. Poiché non smonta l’impian­to accusatorio, pur senza dargli corso nell’impossibilità - o quan­tomeno nella scarsa determina­zione a coltivare il teorema del «non poteva non sapere» - di porre a confronto in un dibatti­mento sportivo le contraddizio­ni tra i risvolti di un grande processo penale (quello appunto di Telecom) e la correlata, ri­duttiva versione fornita da Mo­ratti a Borrelli. Il capo degli 007 federali, la cui relazione in merito era stata molto dura, non poteva non configurarsi a ieri nei panni dello sconfitto, o se non altro del deluso: come i suoi vice. Danilo Buongiorno, avvoca­to di Vieri che come risarcimen­to ha chiesto all’Inter 9 milioni e alla Telecom 12, si riserva di «leggere le motivazioni: ritengo che non abbiano esaminato con attenzione l’evidenza, e sarei sorpreso se avessero archiviato senza esaminare gli atti del pro­cesso penale; in tal caso, richie­derò di farlo al procuratore fe­derale. Credo che anche l’Asso­calciatori sia un po’ arrabbiata, stante la raccolta illegale di informazioni su alcuni suoi affi­liati. In ambito civilistico, per noi nulla cambia: l’istanza pro­cede. Ricordiamoci che Telecom, costituendosi in giudizio, ha chiamato due volte in causa l’Inter. Ma ripeto, cercherò di far riaprire il caso anche in sede sportiva». Dall’Aic, come prima reazione, confermano il soste­gno a Vieri violato nella privacy. In quanto a De Santis, al quale Moratti aveva rinfacciato - co­me all’ex designatore Bergamo - certi riferimenti a Facchetti, ha fatto rilevare tramite il lega­le Silvia Morescanti «le con­traddizioni dello stesso Moratti, che si è più volte smentito», per poi aggiungere di suo: «A me in­teressa l’indagine di Milano, nella giustizia sportiva non ho più fiducia. Troppe cose qui ven­gono archiviate, mentre altre vengono portate alla luce anche senza prove o addirittura senza indagini». Insomma, colpi di spugna a seconda di chi deve la­vare le colpe o levarsi le maga­gne. Tempi brevi ma soprattutto esiti meno ponziopilateschi do­vrebbe avere il caso delle psu­svalenze, che non turba solo Moratti. Il quale, a ogni buon conto, ieri ha ampliato il suo concetto così: «La soddisfazione che molte persone hanno prova­to per il nostro ingiusto coinvol­gimento in queste vicende con la magistratura ordinaria e sportiva (palese il riferimento a Capello e Moggi, ndr) sarà di breve durata. Non accadrà nul­la di antipatico per la nostra so­cietà, alla fine avremo ovunque l’assoluzione ». Forse voleva dire l’archiviazione.