Quanto vale Moratti in mutande?

MorattiJuventus, Milan e Roma fanno capo rispettivamente a Ifil, Fininvest e Italpetroli, cioè a delle holding (la prima quotata in borsa) che raggruppano anche partecipazioni in imprese manifatturiere e di servizi. In ogni esercizio il risultato economico di queste società calcistiche si somma a quello delle altre partecipazioni e finisce in quello complessivo della capo-gruppo. In generale sono risultati negativi che, in qualche caso, richiedono alla capogruppo interventi di sostegno. Il caso Inter però è diverso:
sopra l'Inter c'è Moratti ma non le sue aziende, ci sono le sue disponibilità personali ma anche la voglia di spendere soldi veri il meno possibile. Per risanare il bilancio della Roma, Franco Sensi ha dovuto spogliare Italpetroli di alcune partecipazioni immobiliari e alberghiere ed è arrivato, addirittura, a cedere a Capitalia il 49% di Italpetroli con diritto di passare al 51%. Moratti è azionista della Saras tramite la Sapa di famiglia (e lì non può toccare niente se non con l'accordo di tutti) ed ha piccole partecipazioni in Pirelli, Camfim e Telecom, che tiene ben strette. Allora tutti gli anni i suoi strateghi finanziari devono inventarsi qualche plusvalenza: prima i giocatori, poi il marchio nel bilancio 2006, fino alla rivalutazione dell'Inter stessa nel bilancio 2007.
Tutte operazioni che hanno creato risorse solo sulla carta, a fronte di costi di gestione crescenti e, quindi, debiti bancari suoi personali, a livelli sempre più elevati, col contentino, ogni anno, di qualche decina di milioni di capitali veri versati con gli aumenti di capitale e largamente compensati dal probabile recupero fiscale di tasse non pagate, "grazie" alle perdite dell'Inter.
Secondo i calcoli del sole24Ore in dodici anni di gestione Inter, Moratti ha speso di suo 400 milioni; il giornale di Confindustria non dice quanto ha risparmiato di tasse, ma in compenso scrive che i debiti lordi hanno raggiunto i 385 milioni. Costi crescenti, acquisti di terzini sinistri a volontà, plusvalenze finte e debiti veri.
E qui ognuno di noi non può non pensare a Matarrese, quando raccomanda prudenza a Palazzi perchè Moratti ci mette dei gran soldi. Ci immaginiamo un deferimento per illecito da falso in bilancio (art. 7 comma 3 del CGS) e, per dire, una serie B? Chi pagherebbe a quel punto i 385 milioni di debiti che nel consolidato addirittura risultano di 420 milioni netti?
E non andando troppo indietro con i tempi, il giornalista Franco Ordine, si fece carico di una dichiarazione tutt'altro che leggera e indifferente nei confronti dell'allora numero uno della Figc, Franco Carraro, sempre sulla questione dei soldi di Moratti. E' evidente che quei soldi hanno un "valore" particolare.

A partire dalle competizioni della stagione 2008-09, gli organismi di controllo sui bilanci delle società di calcio (Commissione licenza Uefa e Covisoc) faranno le loro verifiche sui dati del bilancio consolidato. Così già dal 2006 le società, che in precedenza non erano obbligate a farlo, hanno dovuto redigere e approvare il bilancio complessivo della società che partecipa al campionato e di quelle che la stessa controlla. Sulla carta l'obiettivo dei controllori è chiaro: evitare i trucchi contabili relativi ad operazioni infragruppo com'è il caso, per fare il più classico degli esempi, della finta vendita del marchio messa in atto nel 2005 da parecchie società.
Quell'operazione era finta perchè a comprare era una società controllata da quella che vendeva. Agli occhi della Covisoc le società di calcio che vendevano il marchio registravano un ricavo e una plusvalenza; gli stessi occhi "non potevano vedere" che i soldi li metteva una banca che faceva il prestito alla società controllata. Tra tutte queste finte compravendite ha colpito in particolare quella dell'Inter perchè è subito risultata la più finta di tutte: Inter Brand srl che comprava è controllata al 100% da Internazionale SpA che vendeva. L'amministratore di Inter Brand era il figlio di Moratti (lo stesso che recentemente il Corsera ha nominato Moratti III, come futuro presidente dell'Inter); la garanzia sul prestito, per farsi prestare i soldi da Interbanca, non la dava il compratore ma il venditore (il papà per conto del figlio).

Nelle attese degli organismi di controllo, quindi, col bilancio consolidato le società dovevano essere "messe a nudo", un po’; dove c'erano delle magagne, tipo debiti troppo alti o patrimoni andati in fumo, queste non dovevano essere più nascoste.
Guardiamo allora cos’è successo col consolidato dell'Inter; ne ha dato notizia Quotidiano.net del 29 gennaio 2007 facendo risaltare questi dati riferiti al 30 giugno 2006: patrimonio netto Internazionale spa +27,4 milioni, patrimonio netto consolidato -122,9 milioni; indebitamento bancario Internazionale spa 89,1 milioni, indebitamento bancario complessivo 209 milioni; debiti complessivi netti nel consolidato 434 milioni.

Se lo scopo degli organismi di controllo era di mettere a nudo pecche e magagne non ci vuole molto a capire che la situazione dell'Inter al 30 giugno 2006 era da libri in tribunale. Se i dati complessivi patrimoniali e finanziari dovevano fotografare lo stato di salute di una società si può, senza ombra di dubbio, affermare che l'istantanea sull'Inter ci mostra letteralmente un "Moratti in mutande". Che poi questa foto non finiva sui quotidiani sportivi e neppure su quelli nazionali e prestigiosi è tutto un'altro discorso, che esula da questo articolo.
Qualcuno probabilmente ricorderà, negli annali l’asterisco lo riporta, di uno scudetto fittizio, di cartone e assegnato a tavolino, insomma, un campionato vinto grazie alla (in)Giustizia, quello della stagione 2005/06. La “manina” volenterosa e creditizia è quella di Guido Rossi (lo ritroveremo spesso), anche se qualcuno sostiene che nulla ha avuto a che fare. Una manina che mise anche a verbale (sempre la stessa notare) l’iscrizione di una società che non avrebbe avuto i requisiti per farlo, e questo a detta della Covisoc e del pm milanese Carlo Nocerino.
La “Via crucis” è datata, i bilanci sono quelli relativi al 30 giugno 2005, comprensivi di relazione semestrale al 31 dicembre e attestazione dei pagamenti verso il Fisco, Enpals e il Fondo di fine carriera al 31 marzo, "dies ad quem" entro il quale ogni debenza con i tesserati dovrà essere saldata. E osserviamo anche che, proprio secondo la Covisoc, i sopraccitati marchi ceduti saranno inesorabilmente bocciati. Insomma tutto da rifare. I piani di coloro che attraverso “scappatoie” alla Tom&Gerry si erano venduti, o meglio comprati, quello che già gli apparteneva, inscatolando all’interno di una scatola vuota un prestito di una banca, con la fiducia di chi vendeva e non di chi comprava, erano finiti dentro al formaggio, con trappola scattata. Tutto questo però non sarebbe accaduto all’Internazionale SpA.
La Coavisoc (notare la vocale in più, è importante). Spieghiamo: la Covisoc è la Commissione di vigilanza che controlla i conti delle società di calcio professionistiche e dal 1999 è stata esautorata di tutti i suoi poteri di controllo, non potendo svolgere esami approfonditi sui bilanci: il suo compito è stato limitato alla verifica dell’equilibrio finanziario per l’iscrizione ai campionati, senza poter entrare nelle valutazioni di merito dei documenti contabili, mentre la Coavisoc è la Commissione d'appello di vigilanza che da i verdetti.
Vogliamo dire chi era il rappresentante “esclusivo” della Coavisoc? Se qualcuno alza una “manina” è già a metà dell’opera. Si esattamente, Guido Rossi.
Il Professore, ex-CDA dell’Inter per quattro anni, non solo iscrisse l'Inter al campionato ma le riservò uno sconto (non vorremmo essere ripetitivi ma la manina è sempre la stessa) sulla ricapitalizzazione: solamente 40 milioni di euro e non 158, per un taglio netto del 75%. In tempi non sospetti, in data 14 luglio 2005 la stessa Coavisoc (sempre quella con la vocale) cita: “non verranno concessi sconti a nessuno”. Secondo gli organi che esaminano la congruità dei bilanci e quindi il rispetto dei parametri per l'iscrizione ai campionati, certi "salvataggi" sarebbero difficili da spiegare a chi ha rispettato le regole. E si, molto difficile spiegarlo. Anche per la Figc dell'allora Commissario Franco Carraro, la linea da perseguire era quella del rigore. Peccato che ad un anno di distanza, per ammazzare il caffè, dopo avere tranquillamente mangiato a sbaffo per un’intera stagione, ecco servito il “passito” di Giustizia: scudetto vinto a tavolino (sempre la manina), perché secondo alcuni, ma non proprio tutti, “era giusto così”. E ci mancherebbe pure: fatto 30 perchè non fare 31.
Ma tutto questo non basta, come sopra già citato: secondo la Commissione per la vigilanza sulle società calcistiche (Covisoc) la società di Massimo Moratti non aveva i requisiti per l'iscrizione al campionato 2005-2006, quello dello scudetto vinto "a tavolino" dopo la retrocessione della Juventus in serie B per "Calciopoli". Un parere, quello dell'organo di vigilanza, trasmesso al pm milanese Carlo Nocerino che ha approntato l'avviso di chiusura indagini (che di norma prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) per Moratti(*), il vice presidente dell'Inter Rinaldo Ghelfi e l'ex manager nerazzurro Mauro Gambaro, accusati di falso in bilancio. Secondo l’organismo di controllo "L'equilibrio finanziario sarebbe saltato se la società avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie". Dunque i nerazzurri "non avrebbero superato i parametri chiesti dalla Covisoc per l'iscrizione al campionato 2005-2006".
E qui si fanno nomi e cognomi, da Simone Brunelli (condito da firme false sul contratto), a Hernan Crespo, Bernardo Corradi, Domenico Morfeo e molti altri.
In altre parole il valore degli atleti sarebbe stato gonfiato ad arte per ottenere delle plusvalenze e 'abbellire' i bilanci. Questo, ad avviso di Nocerino e sulla base delle indagini della Guardia di Finanza di Milano, "con l'intenzione di ingannare i soci e il pubblico e al fine di conseguire l'ingiusto profitto, di evitare di evidenziare perdite che avrebbero comportato l'obbligo di ripianare e/o di ridurre il capitale sociale entro il successivo esercizio, nonché di evitare di rappresentare alla Covisoc l'esatta situazione patrimoniale ai fini delle verifiche propedeutiche all'ammissione dei campionati di calcio 2004-2005 e 2005-2006 e di rientrare finanziariamente dai parametri richiesti dalla Figc per la regolare iscrizione al campionato di calcio 2005-2006". Sempre in base all'avviso di chiusura delle indagini, le presunte alterazioni di bilancio avrebbero "comportato la esposizione di un maggior patrimonio netto pari a 32.459.713,44 euro, che corrisponde a circa il 104% del patrimonio netto risultante dal bilancio (31.201.367,00 euro)".

Torniamo allora al 30 giugno 2006 ed a come avevamo lasciato l'Inter e Moratti, cioè in mutande. Un qualunque altro Moratti, in un paese serio, sarebbe subito corso a comprarsi da vestire per coprire le vergogne che quei dati mostravano. Non così in Italia, che purtroppo paese serio non lo è già da un pezzo, non così con Moratti che, l'abbiamo capito leggendo (non certo sulla Gazzetta dello Sport) le deposizioni di alcuni indagati nell'inchiesta sulla Telecom, si era nel frattempo attrezzato diversamente: invece dei bilanci si era preoccupato di "sistemare" la concorrenza; non aveva messo sotto controllo i talenti del calcio internazionale e i tassi sull'Euroribor ma, molto più all'italiana, si era messo a far spiare arbitri, dirigenti, e probabilmente la Juventus e la stessa Figc (dossier Como).

Cosa escogitano allora i registi finanziari dell'Inter, visto che i conti col consolidato bisogna comunque farli? Mettono in piedi fin da subito, da luglio 2006, quella che il sole24Ore del 24 aprile 2007 ha definito "una complessa manovra di fusioni e scissioni da cui è emerso un avanzo patrimoniale, utile ad assorbire, almeno sulla carta, future perdite". I giornalisti del sole24Ore queste manovre le spiegano ai lettori tutti i giorni ma di quella di Moratti e dell'Inter i dettagli sono rimasti sconosciuti: quasi ci volesse del "coraggio" a pubblicarli (a meno che non sia intervenuto un divieto a farlo). Ci rimane quel “manovra complessa" e quelle risorse create "sulla carta". Sentite anche voi odore di marcio, di plusvalenze di cartone?

Teniamoci per il momento questo dubbio, visto che i dettagli del consolidato, che spiegheranno appieno gli effetti di quella complessa operazione, saranno resi noti tra una ventina di giorni, quando i bilanci delle varie società del “pianeta” Inter, approvati verso fine dicembre, saranno resi disponibili. Per il momento, grazie alla paziente ricerca di qualche benemerito “forumista” di Farsopoli (Jstargio), sappiamo che c'è una società (Inter Capital srl) nata il 4 luglio 2006 (quando erano visibili le vergogne...) e fatta confluire in Internazionale SpA nel gennaio 2007 e sappiamo che tra gennaio e giugno 2007 ci sono state complessivamente, nel mondo (virtuale?) Inter, quattro operazioni di fusione e/o scissione.

Per non lasciare delusi i nostri lettori, con l'immagine di Moratti in mutande e l'odore del marcio delle plusvalenze, proviamo a dire qualcosa in più sulla misteriosa Inter Capital srl, grazie alla paziente ricerca di prima. Inter Capital srl nasce il 4 luglio 2006 con un capitale di 10.000 euro e il 13 luglio delibera un aumento di capitale a 256,15 milioni. Questo aumento è programmato così: per 70 milioni si tratta di versamenti che Moratti si impegna a effettuare in futuro e per 186 milioni grazie al conferimento di azioni. Queste azioni sono formalmente conferite il 4 agosto 2006 e si tratta delle azioni di controllo dell'Internazionale SpA che prima erano da un'altra parte. Con questo numero di azioni Moratti, al 30 giugno 2006, controllava tutto il baraccone Inter con debiti per 434 milioni e patrimonio netto, in negativo, di 122 milioni, cioè, la famosa istantanea di Moratti in mutande.
Si dà il caso che uno del mestiere (la relazione di stima del valore di conferimento di Inter Capital srl è stata redatta dal Prof. Paolo Jovenitti (**) della Bocconi, mentre la Dott.ssa Magagna è l’esperto del Tribunale che si è espressa sulla congruità del rapporto di con cambio) ha periziato il valore di quel baraccone per 207,2 milioni, perciò la quota che Moratti conferisce in Inter Capital srl vale 186,1 milioni che sommati ai 70 milioni di futuri aumenti di capitale fa appunto quel 256 milioni di aumento di capitale deliberato il 13 luglio.

Questa mastodontica operazione, in larga parte di carta e in misura ridotta a futura memoria, è infine perfezionata il 3 novembre 2006, quando Moratti versa 17,5 milioni dei 70 deliberati, mentre la breve storia di Inter Capital finisce il 15 gennaio 2007, quando è fusa in Internazionale SpA che, per effetto della fusione, guadagna quelle famose riserve patrimoniali di carta che, come diceva il sole24Ore, sarebbero servite in seguito per coprire future perdite. In effetti, sul finire dello scorso anno, sul sito dell'Inter è comparso un comunicato per cui il rendiconto al 30 giugno 2007 della società che partecipa al campionato, a dispetto del precedente consolidato, aveva registrato una perdita di 206 milioni, coperta in larga parte con riserve preesistenti.
All'indomani dell'approvazione del bilancio, su Tuttosport, era possibile leggere (proprio vero che al peggio non c'è mai fine) di un dirigente dell'Inter che, al giornalista di turno che esprimeva la volontà di capire qualcosa in più su queste riserve, rispondeva: "Sono i risparmi degli anni precedenti, le riserve per questo si mettono da parte, per utilizzarle quando servono". Qui, invece, cercando di ragionare e con nessun dirigente a dirci come si fa, abbiamo provato a dimostrare che il merito è di quella famosa perizia, per cui il baraccone dell'Inter al 30 giugno 2006, quando Moratti era in mutande, valeva 207 milioni e grazie alla magica fusione di Inter Capital srl nell'Internazionale spa, realizzata nel gennaio 2007 lontano da occhi indiscreti.

Cercando di ragionare, insomma, è venuto fuori che Moratti in mutande dovrebbe valere tra i 150 e i 200 milioni di euro: neanche fosse la Bellucci (nuda).

Furino1945 e Cirdan


Note:
*Attualmente la posizione di Massimo Moratti è stata stralciata dal pm Carlo Nocerino, a differenza degli altri due dirigenti nerazzurri, Mauro Gambaro e Rinaldo Ghelfi.
**Una consulenza dello stesso Professore Paolo Jovenitti, docente della Bocconi di Milano, in data 13 maggio 2002, si riferisce alla ricostruzione dei flussi finanziari della Fininvest escludendo ogni ipotesi di riciclaggio, depositata dalla difesa del sen. Marcello Dell'Utri, imputato a Palermo di concorso esterno in associazione mafiosa. La medesima difesa ha prodotto anche nuovi documenti contabili per provare la legittimità e la regolarità di ogni operazione contabile ed il pm si è riservato di esprimere il proprio parere.

Ringraziamo:
Jstargio, utente della sezione "Farsopoli" del forum di J1897.com, che ci ha fornito dettagli e numeri per la ricostruzione, nello specifico, di Inter Capital srl del sopracitato articolo e il Dr.Zoidberg per gli articoli scritti su questo sito e dai quali abbiamo appreso moltissimi dati: